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Scenari

Olio fuorilegge in 3 ristoranti su 4: in Italia quadruplicate le frodi

29 Settembre 2016
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Al ristorante sono fuorilegge 3 contenitori di olio su 4 (76%) che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore quasi 2 anni fa con la legge europea 2013 bis.

E’ quanto ha denunciato la Coldiretti alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Mandela Forum di Firenze in Toscana con diecimila agricoltori con i trattori che hanno lasciato le campagne in una storica mobilitazione per difendere il prodotto piu’ rappresentativo della dieta mediterranea dalla concorrenza sleale, speculazioni, mancanza di trasparenza in etichetta, truffe ed inganni con l’hashtag #salviamogliulivi.
 
Secondo l’indagine on line condotta dal sito www.coldiretti.it nel 33% dei casi sulla tavola al ristorante c’è un'oliera senza alcuna indicazione sul contenuto, nel 43% delle volte una bottiglia di olio con etichetta, ma con tappo che permette il rabbocco e solo nel 24% dei casi viene servita una bottiglia di olio con etichetta e tappo antirabbocco a norma di legge. Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati – sottolinea la Coldiretti – in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l'esaurimento del contenuto originale indicato nell'etichetta. La legge – riferisce la Coldiretti – prevede anche sanzioni per chi non usa oliere con tappo antirabbocco che vanno da 1 a 8mila euro e la confisca del prodotto. Si tratta – sostiene la Coldiretti – di una tutela per produttori, consumatori ed anche per i ristoratori rispetto dalla concorrenza sleale di chi spaccia come extravergine italiano un prodotto importato di bassa qualità. Una misura che tutela gli operatori che dal campo alla tavola puntano sul Made in Italy e sulla qualità dell’offerta alla propria clientela ma che – continua la Coldiretti – aiuta anche l’economia nazionale in un difficile momento di crisi.

 

Un pericolo reale in un Paese in cui sono quadruplicate le frodi nel settore degli oli e dei grassi con un incremento record del 278 per cento del valore dei sequestri di questi prodotti perché adulterati, contraffatti o falsificati nel 2015, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas. Nel 2015 – sottolinea la Coldiretti – sono stati effettuati dai Nas sequestri nel settore degli oli e grassi per 29,5 milioni di euro con 58 persone segnalate all’autorità giudiziaria e ben 345 segnalate all’autorità amministrativa, a fronte di 2691 controlli che hanno consentito di individuare ben 401 irregolarità. In altre parole il 15% dei casi. Tra le frodi piu’ comuni – precisa la Coldiretti – ci sono la vendita di olio straniero come Made in Italy, ma diffuso è anche il confezionamento di olio di semi che viene adulterato e spacciato come extravergine, ma non mancano neppure gli inganni in etichetta con indicazioni false o ingannevoli che riguardano anche la ristorazione.
 
“Un’attività importante che va sostenuta con l’attuazione della rigorosa cornice normativa definita con la legge “salva olio” la n. 9 del 2013 che abbiamo fortemente sollecitato perchè ha introdotto importanti misure per la trasparenza nel settore”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel chiedere l’immediato superamento del segreto sulle aziende di destinazione degli oli di oliva importati dall’estero, ma anche una intensificazione dell’attività di controllo con l’ausilio delle valutazioni organolettiche per smascherare meglio le frodi”.
 
Bisogna cioè applicare – precisa la Coldiretti – le norme previste, a partire dal controllo dei regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata per cui, ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva, ma anche togliere il segreto sui flussi commerciali, rendendo pubbliche tutte le informazioni sulle importazioni. Inoltre – continua la Coldiretti – servono i controlli per la valutazione organolettica del prodotto che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d’oliva individuandone le caratteristiche. Gli stessi controlli vanno eseguiti nei ristoranti per verificare il rispetto dell’uso obbligatorio dei tappi antirabbocco. Infine, l’Antitrust deve vigilare rispetto al rischio di speculazioni sui prezzi e creazione di “cartelli” per monopolizzare i mercati. 

C.d.G.