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Scenari

“Il comparto alimentare guarda oltre la crisi ma ancora troppi freni”: il report di Federalimentare

07 Febbraio 2014
campo campo


Il 2014 segnerà davvero la fine della crisi?

 A porsi questa domanda anche Federalimentare che ha tracciato il bilancio per il 2013 ed evidenziato le prospettive attese per il nuovo anno appena cominciato. Quello che è emerso è che nonostante le difficoltà, l’industria alimentare italiana è riuscita a mantenersi integra. Con i suoi centotrentadue miliardi di fatturato (di cui oltre ventisei miliardi di export e trecentottantacinquemila occupati) il comparto alimentare – dopo il forte rallentamento del 2013 – ha poi iniziato finalmente a registrare consumi di nuovo stazionari, evidenziando una leggera ripresa della produzione (con incrementi inferiori all’1%) ed una forte accelerazione dell’export in grado di sfruttare brillantemente la ripresa dei mercati globali.  

Si guarda, infatti, con grande interesse ai mercati emergenti quali la Russia (che si conferma il mercato più importante) il Brasile, l’India e la Cina e a quelli in via di affermazione (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia) che chiedono prodotti belli e ben fatti. E ancora: la Presidenza UE nel secondo trimestre 2014, l’EXPO 2015 e i benefici strategici dagli accordi WTO lasciano ben sperare in questa direzione.      

 Il comparto alimentare, dunque, sembrerebbe guardare con speranza oltre la crisi. Ad offuscare però la prospettiva futura del settore pesano l’handicap di tasse sempre crescenti (aumento IVA e quelli sulle accise su birra e distillati) e gli ingiustificati attacchi sulle origini delle materie prime che danneggiano l’immagine, la redditività e la competitività di un comparto fondamentale per l’economia nazionale. Attacchi crescenti e ingiustificati che negano la storia stessa del Made in Italy fatta di qualità e sicurezza. Per non parlare della contraffazione, delle barriere non tariffarie e delle cosiddette etichette a “semaforo” promosse da Londra che si confermano nemici del made in Italy.       

 “Sostenere ideologicamente” ha affermato in una nota Filippo Ferrua Magliani, Presidente di Federalimentare “il primato di un Made in Italy più buono e più sano perché a km zero nega due verità inconfutabili: non sempre la materia prima italiana è sufficiente in quantità o è di qualità adeguata. Il sistema dei controlli utilizzato dall’industria alimentare per garantire la sicurezza e la tracciabilità del prodotto è tra i migliori al mondo con un miliardo di analisi di auto controllo e investimenti di due miliardi all’anno. Inoltre continuare a tassare i consumi alimentari oltre a non produrre gettito per le casse dello Stato frana le potenzialità del settore in termini di creazione di valore, occupazione e imprenditorialità”.
Secondo Federalimentare è necessario che l’industria alimentare  presti ancora più attenzione all’ambiente ricercando una forma di sviluppo sostenibile che già oggi ha iniziato a raccoglie i frutti grazie agli investimenti pluriennali pari  circa a  due miliardi di euro l’anno, stanziati a favore della  Ricerca e dello Sviluppo. Ciò ha permesso di migliorare e diversificare l’offerta arrivando anche a  definire alcuni prodotti pensati ad hoc per i single che oggi rappresentano circa il 30% della popolazione adulta.

Ma non è tutto. In tempo di crisi anche i consumi degli italiani si sono ristretti e la borsa della spesa è diventata più leggera e consapevole. Ciò ha portato a degli acquisti sempre più consapevoli e ragionati che hanno come imperativo categorico il non voler sprecare e il non buttare via nulla. Un imperativo che il 24% degli italiani è però disposto a rivedere quando percepiscono la qualità di un prodotto come il nostro fondato sulla qualità e al top in Europa per le DOP riconosciute.
Mentre la crisi di questi ultimi anni ha costretto molti comparti a tagliare capacità produttiva e occupazione (l’industria manifatturiera dal 2007  ha subìto un crollo pari al -24, 3%) il comparto alimentare si è invece dimostrato strategico per aiutare il Paese ad agganciare la ripresa e con tutte le carte in regola per sfruttare a pieno la ripresa dei mercati per un futuro finalmente pieno di luce.            
      
Rosa Russo