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Scenari

Quattro vini bianchi (del Sud Italia) da provare assolutamente secondo il The Guardian

09 Giugno 2021

Gli inglesi, si sa, sono amanti dei vini italiani. Rossi soprattutto.

Ma questo, dice David Williams sul Guardian, perché i sudditi della Regina Elisabetta, non conoscono bene i vini bianchi. “E del Sud Italia”, aggiunge Williams. Perché è pur vero che per gli inglesi “vini bianchi italiani” significa spesso “vini bianchi del Nord”. Hanno poca dimestichezza con uve come Fiano, Greco, Falanghina e Grillo. Ecco perché, secondo il Guardian, la produzione di vini bianchi del Sud Italia merita di essere conosciuta e approfondita. E l’autore seleziona 4 etichette per iniziare questo “rapporto d’amore” con i vini bianchi meridionali. Si tratta di due vini della Campania, uno della Puglia e uno della Sicilia. Si comincia con il Fiano Pietracupa, “probabilmente la varietà più conosciuta delle bianche meridionali nel Regno Unito, con versioni pulite e rispettabili”, dice Williams. Il Fiano piace per il basso grado di alcolicità, la sua freschezza e la sapidità. Il vino scelto è prodotto da una piccola cantina di Montefredane, nell’avellinese. L’azienda ha nove ettari di vigna e una produzione che lotta con gelate e caldo per garantire 40 mila bottiglie l’anno di Fiano, Greco, Falanghina, Aglianico e Taurasi. Il 45% delle casse va all’estero.

Seconda etichetta. Tocca a una Falanghina dei Campi Flegrei: si tratta di Cruna del Lago, de La Sibilla, che ha impressa nella bottiglia l’impronta del territorio vulcanico da cui nasce. Siamo a Nord di Napoli. Una Falanghina molto rispettosa della materia prima cui si abbina e che ben si adegua all’esigenze dei mercati esteri, vista la sua longevità. Tocca di nuovo al Fiano. Ci spostiamo in Puglia. E viene selezionata l’etichetta della cantina Carlomagno. Un vino assolutamente da non perdere per la testata britannica, concepito dall’enologo Stefano Chioccioli per la compagnia vinicola The Wine People. Si presenta come un prodotto pensato per il mercato estero.

Trasferiamoci in Sicilia, dove a sorpresa troviamo un’etichetta non convenzionale. Stiamo parlando del Grillo biologico 204N, annata 2019, della cantina diretta da Salvatore Tamburello. La linea si chiama N che sta per vino per non filtrato, non chiarificato e non stabilizzato. Il numero 204 corrisponde invece alla particella catastale su cui insiste il vigneto. Tamburello possiede 12 ettari di vigneto nella Valle del Belìce, vinificati solo al 15% con Nero d’Avola, Grillo e Catarratto e una produzione limitata di 15mila bottiglie l’anno.

C.d.G.