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Scenari

Riforma Pac. Da Parigi le richieste delle cooperative europee

11 Giugno 2012

A Parigi le organizzazioni cooperative europee chiedono di rafforzare la definizione e i compiti delle organizzazioni dei produttori a condizione che esse vengano costituite su iniziativa dei produttori, abbiano una dimensione minima e che dispongano di sufficienti risorse tecniche ed umane.

L’invito da parte delle Op di Italia Francia e Spagna (Confédération des Coopératives Vinicoles de France, Cooperativas Agroalimentarias Espana e le italiane Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital) arriva dalla capitale francese che in questi giorni occupa vertice sulla cooperazione vinicola tra i tre Paesi.

Sono 1700 le cantine associate e producono il 50% dei vini dell’Unione Europea. Ma la produzione rimane frammentata. “Il problema principale è che nel comparto vinicolo resta l’eccessiva frammentazione della produzione, a fronte di una concentrazione della domanda, soprattutto nella distribuzione”, ha dichiarato Angelo Villafranca, rappresentante delle cooperative spagnole. Uno dei principali problemi cui vorrebbero che la riforma della Pac desse risposte. Si è ribadita anche la necessità che le scelte comunitarie vadano nella direzione di sostenere la creazione e lo sviluppo delle organizzazioni dei produttori di vino, di concentrare l’offerta, aumentando di conseguenza il potere contrattuale dei produttori.  “Le prospettive per lo sviluppo di mercato – ha spiegato il francese Denis Verdier di Confédération des coopératives vinicoles de France – sono oggi principalmente nell’esportazione e ciò richiede strutture aziendali assolutamente più forti ed organizzate”. 

Chiedono  maggiore riconoscimento al compito di commercializzazione i vini degli associati per garantire la concentrazione dell’offerta, e al ruolo che potrebbero svolgere nella gestione della filiera e delle crisi con la costituzione di fondi di mutualizzazione. E infine il reclamo degli incentivi finanziari per il consolidamento dei produttori, giunto con la denuncia che i limiti di aiuti agli investimenti alle imprese PMI ed imprese  intermediarie “non sono coerenti con il contesto attuale, in quanto, come ha ammesso anche la Commissione Europea, non aiutano a superare la debole posizione dei produttori nella catena del valore dell’industria”.

C.d.G.