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Scenari

Slow Sea Land. Presentato il rapporto sulla pesca: in Sicilia situazione drammatica

09 Giugno 2012

Lo stato della pesca in sicilia è allarmante.

Questo il quadro dipinto dal Rapporto 2011 sulla Pesca e sull’Agricoltura in Sicilia presentato in occasione dell’apertura di Slow Sea Land a Mazara del Vallo, la tre giorni dedicata al pescato e alle eccellenze agroalimentari della Sicilia e dei Paesi del Mediterraneo, organizzata dalla Regione Sicilia, da Slow Food Italia, dal Distretto della Pesca-Cosvap, dal Comune di Mazara del Vallo e dall’Ice.

I numeri e i dati che descrivono l’andamento del comparto hanno tinte scure che descrivono le conseguenze dei cambiamento socio politico avvenuto in molti Paesi e della congiuntura economica negativa.

Nei porti siciliani operano 81 battelli in meno rispetto all’anno 2010. In totale 3.035. Si è ridotto il tonnellaggio e il pescato con la perdita di 2.000 posti di lavoro. Sono 8000 i lavoratori rimasti quando invece nel 1997 gli occupati nel settore peschereccio erano 23.109. Uno stato di ridimensionamento drastico per la flotta peschereccia siciliana che rappresenta il 23% circa dei battelli operanti in Italia detenendo un ruolo primario nel campo nazionale.

Stato relativo al 31 dicembre 2011 della flotta peschereccia:

Suddivisione delle licenze di pesca:

A risentire maggiormente di questa evoluzione drammatica, come hanno più volte puntualizzato i relatori alla sessione plenaria Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, è la pesca artigianale che coinvolge, ad oggi, il maggior numero di battelli, continuando a caratterizzate il comparto siciliano. Risorsa economica di grande valore culturale, per le ripercussioni che ha anche sullo sviluppo del settore turistico dell’Isola.

Sarebbero state anche le decisioni prese a Bruxelles le cause del sorgere di questo scenario. L’intervento dell’abbattimento della flotta secondo le direttive europee per il Piano di adeguamento dello sforzo di pesca ha rappresentato una falciatura sulla flotta siciliana che ha messo all’arresto definitivo 451 imbarcazioni, prevalentemente operanti a sistema a strascico e a circuizione. Per comprenderne l’effetto dell’operazione, il primo copre il 43,7% della produzione regionale, e la circuizione è uno dei sistemi che hanno contribuito ad alimentare la capacità produttiva siciliana, assicurando il 25% delle catture regionali, cioè 11.245 tonnellate. E sull’occupazione l’inevitabile contraccolpo. Secondo la stima dell’Osservatorio, supponendo un’ occupazione media di 3 pescatori per imbarcazione, la perdita si attesta a 1400 posti di lavoro.

Sulla flotta poi il peso dell’aumento del costo del carburante, principale fattore, soprattutto per quella a strascico, della crisi del settore. Passato dai 0,24 euro/litro del 2002 a 0,72 euro/litro nel 2011. Il consumo medio, riferito all’intera filiera è stato calcolato, come si evince dal Rapporto, a 3,4, litri di carburante per chilogrammi di pescato, molto di più rispetto alla media europea che invece che si stabilizza a 1,2 litri per chilogrammo. La conseguenza: la riduzione dei profitti calcolati al 30%.

Trend della crescita del costo che sintetizza la crisi del settore:

A questo poi si aggiunge il dato preoccupante del calo della produzione interna a fronte invece della crescita delle importazioni. Trend cui si accompagna il calo dei consumi per effetto della crisi. In termini di volume si è passati da 228 tonnellate del 2010 a 214 nel 2011.

C.d.G.