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Scenari

Soave, Sandro Gini fa il bis: eletto presidente. “Ora pensiamo alle Uga, qualcosa va rivista”

08 Luglio 2021
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Sandro Gini, enologo, classe 1958 e titolare dell’azienda agricola “Gini Sandro e Claudio” è stato riconfermato presidente del Consorzio Tutela Vino Soave per il mandato 2021/2023.

E’ stato infatti eletto all’unanimità dal nuovo consiglio insediato nel mese di giugno composto da Cristian Ridolfi, Claudio Tamellini, Emanuele Vicentini, Fernando Viviani, Giovanni Verzini, Gaetano Tobin, Giovanni Nordera, Laura Rizzotto, Massimino Stizzoli, Massimo Meneghello Canoso, Matteo Inama, Paolo Fiorini, Roberto Soriolo, Wolfgang Raifer. Ad affiancare il Presidente sono stati eletti in qualità di vice Massimino Stizzoli e Matteo Inama mentre il collegio sindacale sarà guidato da Mauro Pernigotto con il supporto di Paolo Domenico Chignola e Alberto Bellieni.

(Il nuovo Cda)

Il lavoro della nuova presidenza si incentrerà su un processo di forte rinnovamento della denominazione a partire dalle Unità Geografiche e dalle vigne. Un’attenzione particolare sarà infatti data alla regolamentazione, sia da un punto di vista normativo che sulla sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di mettere sempre più al centro una viticoltura consapevole. Il numero delle aziende bio nel Soave è infatti in crescita continua (4% nella doc, 10% nel classico) e sono diverse le aziende che hanno iniziato il processo di conversione. Un’ottica green che è stata condivisa da tutto il comprensorio anche grazie all’introduzione del protocollo vitivinicolo approvato nel 2020 che segue le indicazioni sulla lotta integrata della Regione Veneto. Altro punto cardine la preservazione del paesaggio del Soave riconosciuto dalla Fao. Il riconoscimento ha portato una forte spinta alla tutela di quegli elementi caratterizzanti come la pergola veronese o i muretti a secco. Il prossimo mandato vedrà il Consorzio come parte attiva nello stimolare ancora di più gli interventi di manutenzione, sorveglianza delle criticità e comune lavoro con le amministrazioni comunali per intervenire in maniera incisiva sul territorio. La volontà è quella di favorire lo sviluppo dell’enoturismo anche con la valorizzazione dei percorsi idonei tra le vigne. Noi lo abbiamo raggiunto telefonicamente.

I tre anni da presidente, proviamo a tracciare un bilancio della sua governance?
“Sono passati già 3 anni dal giorno in cui ero a Vinitaly e sorseggiando un buon Soave ho pensato a mio padre Olinto, viticoltore storico e fondatore del Consorzio Tutela Vini Soave. E’ stato proprio in quel momento che ho deciso e accettato l’incarico di Presidente. Era necessario iniziare un periodo nuovo, dove dare forma e sostanza a diverse idee e visioni che già da tempo avevo e che mi stavano a cuore. Era necessario un cambiamento importante, un nuovo stile, far virare produttori e vigneti, mentalità e vini verso mete più ambiziose, verso traguardi importanti. Far capire ai viticoltori del Soave che siamo seduti su un tesoro incredibile, una potenzialità stratosferica che prima ha bisogno di essere capita per poi essere valorizzata. Durante il mio scorso mandato abbiamo ottenuto il riconoscimento a Patrimonio di Rilevanza Mondiale per le Colline del Soave con focus sulla pergola veronese e i muretti a secco. Il Giahs/Fao ci ha inserito nel loro prestigioso elenco tra i 54 siti riconosciuti al mondo. Una grande soddisfazione per i nostri viticoltori (3000 famiglie) che da generazioni hanno custodito con passione e sacrificio un meraviglioso paesaggio collinare rimasto inalterato”.

E’ pronto a ripetere l’esperienza da presidente? E con quale spirito?
“Pensavo di dedicarmi solo tre anni alla presidenza, ma la grandissima stima dei viticoltori mi ha stimolato a continuare. Sento che il mio lavoro non è ancora completato, anche a causa del Covid e c’è ancora parecchio da fare, soprattutto guidare il Soave verso un cambiamento importante, necessario per dare una nuova linfa vitale alla denominazione”.

L’introduzione delle Uga ha portato nuove prospettive alla denominazione. Possiamo già individuare alcuni risultati?
“Quello che stiamo percependo è un grande interesse nei confronti delle Unità Geografiche e vigne, in quanto con esse abbiamo messo il focus su quello che è la produzione di qualità. Uno dei risultati è stato un tender in Norvegia dedicato con un prezzo molto importante e questo non può che farci ben sperare per il futuro. Anche se qualcosa va rivista e sarà, a mio parere, una delle prime cose da fare”.

(Massimino Stizzoli e Sandro Gini)

La suddivisione in più tipologie del Soave (Superiore, Superiore Classico, Superiore Riserva…) non rischia di generare confusione nel consumatore straniero?
“Crediamo che le Unità Geografiche e le vigne siano già un superamento importante della vecchia piramide e più comprensibili dal consumatore straniero in quanto più vicine a concetti internazionali come quello del cru (anche se il cru è concettualmente diverso). Stiamo vedendo che con la giusta comunicazione siamo in grado di potere trasferire le eccellenze”.

Il valore dell’uva e del vino sono alcuni aspetti cruciali per la Doc. È cambiata qualcosa in questi anni?
“I prezzi sono rimasti stabili mentre i volumi sono stati condizionati dall’emergenza sanitaria, ma la tenuta del sistema ci ha rassicurato. Ora è arrivato il momento di cambiare marcia e iniziare ad aumentare il valore dell’imbottigliato”.

Ci sono modifiche del disciplinare in vista o richieste in tal senso da portare avanti?
“No, per il momento nessuna modifica”.

Quanto è importante e come comunicate il fatto che il vostro terroir sia di origine vulcanica?
“Il terreno vulcanico è una delle componenti del nostro sistema comunicativo, assieme alla nostra anima calcarea. Siamo uno dei territori italiani dove suoli, altitudini, esposizioni, correnti d’aria hanno una forte incidenza sui profili organolettici dei nostri vini. Questa dicotomia tra vulcano e calcare trova poi una forte corrispondenza nelle Unità Geografiche e nelle vigne, dove la differenza dei terroir caratterizza profondamente i vini. Questo accade anche confrontando vini provenienti da suoli vulcanici diversi, a causa delle differenti composizioni del materiale vulcanico che donano nuances particolari”.

Come procede l’interazione con Lessini Durello e con Arcole?
“La casa del vino funziona in sinergia grazie al grande dialogo tra i presidenti e alcuni progetti in comune che abbiamo (tra questi Heva che inizierà a gennaio 2022)”.

Il consorzio è senza direttore da un po’ di mesi. È in arrivo il sostituto di Aldo Lorenzoni?
“Ancoranessuna novità”.

F.C.