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Scenari

Spirits, fatturato delle aziende giù del 60 %: “Interventi per evitare il collasso del sistema”

29 Aprile 2020
Micaela Pallini Micaela Pallini

In poco più di un mese dall’emergenza sanitaria il fatturato delle imprese di spiriti crolla del 60%, un danno a cui si sommano gli oltre 220 milioni per l’export a rischio.

E’ il quadro di uno tra i settori più competitivi del made in Italy, grazie a specialità come liquori, aperitivi, limoncello, amaretto e sambuca, che è stato tra i primi a scontare gli effetti delle chiusure anticipate per impedire il sovraffollamento nei pubblici esercizi e sarà anche l’ultimo a tornare a regime. Una realtà che conta 320 aziende, di cui il 75% a capitale familiare italiano, già fortemente indebolita dai recenti aumenti nazionali di imposta e dai dazi del 25% Usa da ottobre scorso. E ora con gli effetti del coronavirus rischia di avere pesantissime ripercussioni, considerati i 100 mila dipendenti diretti e quelli dell’indotto 3 volte tanto, per un valore aggiunto complessivo che ogni anno raggiunge 4,5 miliardi di euro. “Il danno immediato del 60% – dichiara il presidente Gruppo Spirits di Federvini, Micaela Pallini – si trasformerà in un calo del 50% da qui a un anno, andando progressivamente a ridursi con la riapertura degli esercizi pubblici per arrivare ad una contrazione strutturale del 20% a due anni dall’inizio della pandemia. La degustazione fuori casa – precisa – è da sempre il nostro punto di forza e se non si agirà questo -20% secco rischia di avere conseguenze sugli investimenti e sulla creazione di ricchezza per il Paese nel medio e lungo periodo”. Da qui le tre azioni richieste dal comparto per arginare la situazione: cancellazione dell’obbligo del contrassegno fiscale, sospensione del versamento dell’accisa almeno fino al termine della fase emergenziale e defiscalizzazione del fatturato conseguito con l’attività di export.

C.d.G.