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Tanta uva ma poco vino: il paradosso del Soave
Una stagione troppo produttiva ha portato pochi vigneti a raggiungere i livelli qualitativi attesi per il Soave. Ci si attende carenza di prodotto, mentre i mercati guardano con interesse alla denominazione
(Sandro Gini)
Una stagione dai risvolti molto particolari è quella che si è chiusa da poco nel Soave. Le temperature superiori alla media hanno accelerato le fasi fenologiche della vite e un andamento climatico con piogge di tipo tropicale alternate a giornate calde e soleggiate hanno messo alla prova i viticoltori impegnati con la lotta fitosanitaria.
E’ stato l’impegno delle “sentinelle del Soave”, il gruppo di tecnici che operano nell’ambito del “Modello di Gestione Avanzata del vigneto Soave”, che ha fatto la differenza con un monitoraggio continuo e costante che ha prevenuto situazioni critiche sul fronte degli attacchi patogeni. La produzione delle uve, portate quindi a un perfetto stato di maturazione, è però risultata abbondante, reazione delle piante all’annata scarsa dello scorso anno. Dove questa abbondanza non è stata gestita, si è quindi operato il declassamento ad altre denominazioni in quanto i vigneti non avevano raggiunto gli standard qualitativi richiesti dal rigoroso disciplinare. “La vendemmia 2018 ci ha dato poco Soave; una penuria di prodotto che, assieme alle giacenze ai minimi storici, ci fa presagire una carenza di Soave per soddisfare il mercato - spiega Sandro Gini, presidente del Consorzio - questo si è già riflesso sui prezzi dell’uva e del vino in controtendenza rispetto ad altri territori, che non solo sono rimasti stabili ma sono addirittura cresciuti rispetto allo scorso anno. La vendemmia 2018 premia quindi chi ha saputo aspettare. Chi ha lavorato bene in vigna e ha selezionato i grappoli, avrà qualità importante e una corretta remunerazione del proprio lavoro”
E mentre il vino sta fermentando nelle cantine, arrivano segnali incoraggianti dai mercati, con la tenuta dei mercati storici come Inghilterra e Germania, e le conferme dal Nord Europa e dal Giappone dove si stanno raccogliendo gli ultimi dati di una campagna By The Glass sempre molto partecipata e attiva. Le tendenze di consumo su base annua confermano il Soave Doc stabile a 40 milioni di bottiglie e il Soave Classico a 12 milioni. Segnali di recupero vengono dal Soave Superiore, con un +40% sul 2017 e lo spumante a +30% e del Recioto di Soave, sebbene rimangano numeri sull’ordine del milione di bottiglie.
C.d.G.
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