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Scenari

Tutti vogliono il limone di Siracusa Igp: si punta al Giappone, Canada e Benelux

08 Ottobre 2019
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di Silvana Polizzi Sabino

E’ tempo di limoni. Ai nastri di partenza la campagna agrumicola 2019-2020. Mentre dalla Coldiretti arriva l’allarme per i dazi americani che potrebbero colpire anche gli agrumi siciliani, la produzione del limone nell’Isola va avanti ed è fiore all’occhiello nel mercato italiano, esprimendone oltre il 90 per cento. 

Protagonista, tra gli Igp, è il “Femminello” di Siracusa. Tanti i risultati raggiunti negli ultimi anni e nuovi obiettivi di commercializzazione internazionale per il futuro, verso il Giappone, Canada e Benelux. Anno dopo anno il prodotto ha conquistato grandi marchi come Ferrero, Polenghi, Grom, Tomarchio, Polara, ed altri che lo utilizzano come materia prima per svariati prodotti con indicazione geografica: oli essenziali, succhi, snack, caramelle, gelati, cola, liquori. Ultimo rinomato utilizzatore in ordine di tempo è Stock con il limoncello “Syramusa”, realizzato al 100 per cento con il femminello Igp siracusano, con una base di 900 grammi di scorza per ogni litro. Adesso il Consorzio punta al mercato internazionale. Già dallo scorso maggio sono state avviate le trattative con il Giappone con un duplice obiettivo: primo, il riconoscimento del limone Igp di Siracusa in seno al trattato di libero scambio fra Unione europea e Giappone “Economic Partnership Agreement”; secondo, il superamento delle barriere fitosanitarie per l’esportazione del limone fresco italiano, non solo siciliano. In itinere anche le trattative con il Canada, per il riconoscimento di questa varietà Igp attraverso l’accordo Ceta “Comprehensive Economic and Trade Agreement”, e con il Benelux per ottenere anche là l’apertura di una porta commerciale.

“Sono fiero degli apprezzamenti che il nostro Igp sta ottenendo – dice Michele Salvatore Lonzi, presidente del Consorzio di tutela – venti anni fa eravamo partiti, proprio con uno studio messo a punto da alcuni tecnici della Regione siciliana, per rilanciare questo prodotto all’epoca colpito da una grave crisi economica, concentrandoci sul mercato del fresco, nel quale vantiamo una tradizione secolare, ma oggi è straordinaria la fioritura di produzioni artigianali e industriali che pretendono il limone di Siracusa Igp. Attualmente esprimiamo oltre il 30 per cento dell’offerta nazionale, la base associativa e le superfici coltivate sono in crescita e molti giardini un tempo abbandonati vengono recuperati. Auspico ora degli investimenti nel campo della ricerca, principalmente per arginare lo sviluppo di fitopatie del limone, dannose e di cui purtroppo si parla poco, malsecco in testa, alzando sempre di più l’asticella della qualità, che garantiamo già costantemente attraverso i controlli lungo tutto l’arco della filiera”. 

Il successo del limone Igp di Siracusa e della strada fin qui percorsa per raggiungere questi risultati è comprovato anche da richieste giunte da Paesi in via di sviluppo, per emularne e adattarne i metodi ai propri territori. Ma cosa accade esattamente? “Succede – dice Gianluca  Agati, direttore del Consorzio – che già dopo essere stati selezionati con 60 imprenditori di tutta Europa, per le trattative con il Giappone, al seguito del commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan, da quel momento abbiamo ricevuto richieste da Turchia, Egitto e Indonesia, per essere ascoltati, istruiti per percorrere il nostro esempio”. L’intero sistema dunque sembrerebbe non avere ostacoli, ma non è proprio così. “E’ paradossale – aggiunge Agati – che i problemi ultimamente siano proprio interni al Consiglio di amministrazione del Consorzio. Disaccordi di prospettiva, per i quali abbiamo perso da poco tre opportunità di finanziamento provenienti dal Programma di sviluppo regionale, che tradotto in euro vuol dire oltre un milione a fondo perduto”.