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Scenari

Una partita delicatissima per l’Etna del vino

08 Luglio 2020
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Il vino dell’Etna a un passaggio cruciale. Mancano poche ore a un’assemblea dei soci del consorzio. Chiamata a pronunciarsi su una questione delicata. Decidere lo stop ai nuovi impianti per tre anni. A partire dall’agosto 2021.

Una decisione non facile, storica e cruciale. Soprattutto cruciale perché imporre uno stop alla crescita di un territorio non è mai indolore. È difficile che la mole di interessi che scatena il vino possa mettere d’accordo tutto e tutti. Grandi e piccoli, visionari e realisti, improvvisatori e talentuosi saranno tutti insieme nella riunione di domani 9 luglio. Certo è che la crescita del vigneto (leggi qui l’articolo>) è stata tumultuosa e per certuni disordinata. In sette anni gli ettari rivendicati sono quasi raddoppiati. Per non parlare dei prezzi dei terreni. Svettati alle stelle. Siamo di fronte a una bolla? Il tentativo di introdurre un limite vuole evitare un crollo di tutto. E soprattutto mettere un po’ di ordine tra sciare e terrazze. Per qualcuno è anche tardivo che se ne parli in quest’estate 2020. Ma meglio tardi che mai. Il tema va affrontato.

Il bello è che qualunque decisione verrà presa produrrà uno scossone enorme per tutto l’Etna e non solo. Se passa lo stop farà rumore in tutto il mondo del vino italiano. Quale altro territorio a sud della Toscana ha mai avuto bisogno di introdurre, addirittura, il blocco dei nuovi vigneti? È un fatto storico. Senza precedenti. Già questo da solo fa capire quanta strada ha fatto l’Etna. Quanto è importante. Come pochi terroir in Italia e, forse, in Europa. Se invece lo stop non passa sarà una sconfitta cocente per tutto il Cda del consorzio guidato da Antonio Benanti. E gli strascichi saranno imprevedibili. D’altra parte pronunciarsi su una questione così delicata equivale a quando un governo presenta una legge finanziaria. Se la legge di bilancio non passa sono dolori.

C’è anche una terza via. Che è quella che piacerebbe a noi. Uno stop argomentato. Che non valga per tutti. Che tenga conto dell’ampiezza delle aziende e che ruoti attorno al tema altrettanto delicato dei diritti di reimpianto. Spostarli da una provincia all’altra in una stessa regione è consentito. Ed è giusto che lo sia sempre? È un tema da approfondire. C’è anche il tema dell’identità. L’Etna deve essere soprattutto degli etnei. E probabilmente in questa fase sarebbe utile ribadirlo. E ora la parola all’assemblea. Che in democrazia è sovrana.

F. C.