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Scenari

Vino, aumenti fatali per alcune denominazioni: “Il rischio? Più conveniente vendere lo sfuso”

08 Febbraio 2022

di Emanuele Scarci

Non si tratta solo di adeguare i prezzi al dettaglio dopo il boom dei costi di produzione per energia, trasporti, vetro e imballaggi, ma i ritocchi dei listini rischiano di mettere fuori gioco alcune denominazioni sotto i 10 euro e rendere più conveniente vendere lo sfuso.

Il paradosso è emerso nel corso della presentazione dell’Osservatorio promosso da Wine Net, una rete di 7 cooperative che riunisce le cantine Valpolicella Negrar (Veneto), Pertinace (Piemonte), Frentana (Abruzzo), Vignaioli Scansano (Toscana), Cva Canicattì (Sicilia), La Guardiense (Campania) e Colli del Soligo (Veneto).
Secondo quanto emerso dall’indagine di Wine Net, dalla prossima primavera i prezzi dei vini in Gdo e Horeca sono destinati ad aumentare tra l’8% e il 12% per gli aumenti eccezionali dei costi di materie prime e servizi. Come reagirà il consumatore? Lo scenario è diversificato. Nel canale Horeca gli operatori avrebbero accettato gli adeguamenti dei prezzi, mentre la Gdo farebbe resistenza, anche se non mancano insegne che hanno rinnovato i contratti.

Fuori gioco
Ipotizzando un rincaro medio del 10% dei listini, nel caso in cui la Gdo voglia mantenere inalterati i margini, per Wine Net si tradurrebbe in un aumento del prezzo finale per il pubblico che varierebbe dal 10 al 30%. La situazione aprirebbe una nuova problematica: il posizionamento di alcune denominazioni nella distribuzione moderna rischia di non essere più appetibile per il consumatore. Nel caso, ad esempio del Valpolicella base o del Montepulciano d’Abruzzo, posizionate dai 3 ai 7 euro, il rischio è perdere mercato perché il consumatore non sarebbe disposto ad un aumento di 1 euro. Se ciò accadesse, ci sarebbe il rischio che alcune tipologie di vino divengano più convenienti da vendere come “sfuso” anziché imbottigliato. Un danno questo, per le cooperative di The Wine Net, che viene giudicato enorme, visti gli sforzi di questi anni per promuovere la vendita di imbottigliato con la propria etichetta.

Valpolicella e Prosecco
“La Valpolicella – ha commentato Daniele Accordini, dg Cantina Valpolicella Negrar – per restare sul mercato, rischia di uscire dalla sua naturale fascia di prezzo allo scaffale, con un impatto strategico grave. Chiediamo che il Governo ci aiuti a ridurre i costi energetici e che il Consorzio Valpolicella riporti le rese ad ettaro a 120 quintali”. Accordini ha sottolineato che Negrar “sta chiudendo i contratti con aumenti di listino dell’8-9% che diventano del 20% per il consumatore”.
Diverso il discorso del Prosecco, reduce da un decennio di boom. L’anno scorso le vendite del Prosecco Doc hanno raggiunto 625 milioni di bottiglie (+25%), quelle del Conegliano Valdobbiadene 100 milioni (+14%) e dell’Asolo 20 milioni (+20%). In tutto circa 750 milioni di bottiglie. Per Andrea Curtolo, direttore della Cantina Colli del Soligo “l’aumento più importante è arrivato dal vino sfuso: +40%. Diverse cantine imbottigliatrici, per non rimanere senza, hanno pagato più delle quotazioni correnti. I listini di dicembre sono stati accettati dall’Horeca, ma la Gdo ha fatto controproposte al ribasso che non abbiamo accettato. Stiamo rinunciando alla Gdo per dedicarci all’Horeca”. E cosa si prevede sui mercati esteri? Per Wine Net la situazione si prospetta meno critica: gran parte delle cantine hanno accettato di ripartire in modo equo un rincaro previsto del 15/18%, con un 8% a carico della cantina, un 5% di aumento dei listini e un 5% di assorbimento da parte dell’importatore.