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Scenari

Vino italiano in Cina, delegati del ministero del Commercio di Pechino danno le linee guida

08 Aprile 2013
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L’import di bottiglie dal nostro Paese fermo al 7% del volume totale


Segretario del dipartimento del Commercio estero Shao Li

“Passione, competizione e speranza”.

Sono queste le chiavi per avere successo in Cina e nei rapporti con la Cina, almeno secondo Wang Xuwei, segretario generale dell’associazione cinese di importatori ed esportatori di vino e alcolici. Oggi al Vinitaly la giornata è dedicata alla potenza asiatica. Tre convegni in programma, il primo dei quali, appena concluso, ha visto la partecipazione della delegazione del Mofcom, il ministero del Commercio di Pechino.

Si sono confrontati, offrendo decine di dati e interessanti analisi, il primo segretario del dipartimento del Commercio estero Shao Li, il già citato Wang Xuwei, il professor Giorgio Prodi dell’Università di Ferrara e due rappresentanti di società riuscite a far bene a Oriente: Pierpaolo Cielo, della cantina capace di far raggiungere al Freschello notorietà e numeri di vendita invidiabili, e Anthony Zhang, manager di Hoonay Wines, compagnia che in un anno ha piazzato migliaia di bottiglie di Sassicaia nel paese.

“La Cina si sta aprendo sempre di più al mondo come promesso”, ha esordito Shao Li. “Il know how straniero è molto richiesto ma servono impegno e serietà da entrambe le parti. Noi, come governo, abbiamo lavorato per abbassare i dazi sull’import, per produrre regolamentazioni aggiornate in base ai cambiamenti del mercato, per controllare gli operatori del settore e garantire la tracciabilità dei prodotti”.

Un mercato che sta crescendo e che nel 2012 ha generato un guadagno pari a 105,5 miliardi di dollari, in crescita del 36,4% rispetto all’anno precedente. Oltre tre milioni le aziende locali impegnate nel settore: 210mila grossisti, un milione e 900mila dettaglianti; 2239 le ditte produttrici di alcolici, tra cui 176 di vino. Importazioni che hanno toccato sempre nel 2012 volumi pari a 580 milioni di litri, in crescita del 16,6% sull’anno precedente, ed esportazioni per 300 milioni di litri, in calo del 3,9%.
Tra i dati più significativi, sempre quelli relativi al confronto con le quote della Francia, paese che raggiunge il 48% del volume totale del vino importato in Cina. L’Italia è negli ultimi anni ferma tra il 5 e il 7% ma secondo tutti i relatori qualcosa sta cambiando ed è ora il momento di investire. “Noi ci siamo riusciti credendo nel progetto e investendo molto, senza badare a spese”, ha detto Anthony Zhang. “Essenziale per avere successo – ha continuato – avere un rapporto di fiducia con i produttori, coinvolgerli e creare una sinergia, intessere una stabile cooperazione tra produttori e distributori. Oltre a promuovere la cultura del vino: essenziale far comprendere per far apprezzare”. 

Bianca Mazzinghi