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Scenari

Viticoltura sostenibile, cosa fare in Sicilia per crescere

21 Gennaio 2014
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La sostenibilità della viticoltura si realizza dalla collaborazione fra produttori, tecnici e ricercatori. E la Sicilia da questo punto di vista è un po’ indietro.

E’ quanto è emerso nei giorni scorsi a Trapani nel corso dell’incontro “Gestione sostenibile della filiera vitivinicola” organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Trapani.
 
Al momento dei saluti Giuseppe Pellegrino, Presidente dell’Ordine, e Giuseppe Pace, Presidente della CCIAA di Trapani che ha ospitato il convegno, si sono trovati d’accordo nel “fare sistema” per far crescere il territorio.


     Felice Capraro, Tanino Santangelo, Giuseppe Pace, Giuseppe Pellegrino,
Vittorio Rossi, Giacomo Vigo 

La maturata consapevolezza che un buon vino si fa prima in vigna e poi in cantina, ha orientato la ricerca scientifica verso la messa a punto di tecnologie che possano supportare il viticoltore nelle scelte agronomiche più idonee e più efficaci in un paradigma di gestione sostenibile del vigneto. Quando si parla di viticoltura sostenibile, si fa riferimento alla cosiddetta viticoltura di precisione che può essere definita come un insieme di tecnologie e conoscenze che consentono il monitoraggio della variabilità vegeto-produttiva delle piantee la definizione di strategie d’intervento mirate.
“Le tecnologie utilizzate dalla viticoltura di precisione riguardano i sistemi di monitoraggio ‘remote e proximal sensing’, ossia strumenti capaci di acquisire dati da satellite (remote sensing) o da vigneto (proximal sensing), restituendo informazioni utili per la gestione delle attività del ciclo produttivo” ha spiegatoTanino Santangelo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo. “In conclusione – ha aggiunto il ricercatore – si tratta di strumenti innovativi per l’efficienza aziendale e la sostenibilità della viticoltura, integrabili con tutti i sistemi avanzati, come reti WSN, modelli previsionali, reti neurali, ecc., che tuttavia non esimono da controlli in campo e dall’esperienza del tecnico aziendale e sono più facilmente applicabili da strutture cooperative, consorzi ed enti pubblici”.
 
Perché un'agricoltura possa essere definita sostenibile, secondo l'Ocse, occorrono tre requisiti: la produzione di un reddito equo per l'agricoltore; la tutela della salute degli operatori agricoli e dei consumatori; la conservazione nel tempo delle risorse ambientali e della fertilità del suolo. “Dunque – ha affermato Felice Capraro,dirigente dell’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio di Sicilia – si tratta di una sostenibilità che deve essere, al contempo, economica, sociale e ambientale”.

Proseguendo nella sua relazione, il dirigente dell’Irvos si è soffermato sulla viticoltura sostenibile, dicendo che nel vigneto bisogna fare solo quel che serve nel rispetto della pianta, del suolo, dell’acqua, del paesaggio, ma anche dei lavoratori e dei consumatori. ”Una vigna sostenibile – ha spiegato Capraro – si identifica principalmente nella viticoltura di precisione, nelle energie rinnovabili, nel risparmio dell’acqua, nella riduzione delle lavorazioni, delle concimazioni e dell’utilizzo di agrofarmaci, nel controllo dell’erosione, nel rispetto della topografia dei suoli, nell’inerbimento degli spazi interfilari e nella realizzazione di fasce verdi per la conservazione della biodiversità”. Alla luce di quanto detto, le nuove tendenze della viticoltura – ha aggiunto il dirigente – riguardano pertanto la sostenibilità economica, ambientale e sociale, la multifunzionalità del paesaggio viticolo, la viticoltura di precisione, i marchi di eco-compatibilità e le alleanze tra produttori e consumatori. Mentre i bisogni della filiera sono l’innovazione, la formazione, la comunicazione ed il fare sistema.
 
A chiusura dei lavori, Vittorio Rossi, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha illustrato le potenzialità di Vite.net®: un servizio diweb assistanceper la sostenibilità in vigneto.
 
“La viticoltura di precisione è una tecnologia già matura in altri paesi e regioni italiane, mentre è ancora poco presente in Sicilia, dove le barriere alla sua diffusione sono sostanzialmente di carattere sociale e culturale; spetta dunque al tecnico agronomo il compito di trasferire nella vigna siciliana questa innovazione” ne è convinto Pietro Catania, docente presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo che con il suo intervento ha animato il dibattito conclusivo.
 
Lorella Di Giovanni