Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vinitaly 2019

I dieci vini imperdibili al Vinitaly 2019 secondo Giancarlo Gariglio (Slow Wine)

02 Aprile 2019
giancarlo_gariglio giancarlo_gariglio


(Giancarlo Gariglio)

di Giancarlo Gariglio*

La selezione che vi propongo, nel marasma che sarà il Vinitaly 2019, è frutto di un ragionamento su quelle che possono essere delle autentiche novità. 

Alcune etichette probabilmente non troppo conosciute o delle denominazioni celebri che sono venute a noia e che invece merita, a nostro modesto parere, riprendere in mano! Insomma, un viaggio in Italia, fatto di assaggi inattesi e spero anche convincenti, che vi possano regalare qualcosa di diverso e anche un ragionamento sul futuro del nostro vino e le principali tendenze che lo attraversano. Non mi resta che augurarvi un buon Vinitaly 2019!

GIANLUCA COLOMBO – SEGNI DI LANGA PAD 10 Stand C2
Langhe Pinot Nero – Ebbene sì, un Pinot Nero in Langa. Fermate il plotone, non sono del tutto impazzito, prima passate ad assaggiarlo e poi ne discutiamo. Un rosso elegantissimo, che sa più di langa certo che di Borgogna, e che dimostra quanto forte sia l’impronta di questo terroir anche su un vitigno così nobile e celebre. Il produttore è giovanissimo, un po’ scapestrato, un po’ chiacchierone, ma anche legato alla terra e questo è solo l’inizio!

BIANCAVIGNA PAD 7 Stand B6
Conegliano Valdobbiadene Brut Rive di Soligo – Come hanno rotto i locali che si definiscono “deprosecchizzati”, allo stesso modo bisogna dire che non sempre la crescita di questo vino ha saputo dare valore al territorio che lo vede nascere. Un peccato originale che difficilmente riuscirà ad essere lavato, noi lo speriamo, perché avere il privilegio di camminare in alcuni vigneti della Docg, tra cui quelli che vedono nascere questa etichetta, è un esperienza per il cuore e per la mente che ha pochi pari. Terreni impervi, vigne vecchie, ceppi ricurvi e tanta voglia di portare avanti un’agricoltura di precisione che ha pochi pari in giro per l’Italia. Questo è poi uno spumante dritto, sapido e gustoso allo stesso tempo, senza tanti compromessi, da provare per ricredersi!

LIS NERIS PAD 6 STAND E7
Friuli Isonzo Pinot Grigio Gris – Alvaro Pecorari ha scritto alcune delle pagine più importanti dell’enologia e della viticoltura friulana, realizzando vini di assoluto valore organolettico che non hanno mai perso uno stretto legame con il territorio. Io vorrei proporvi il suo Pinot Grigio tanto per uscire dai bianchi purtroppo spesso banalotti che guardano al mercato americano e che non esprimo le potenzialità di questa varietà così affascinante che tutto il mondo ci invidia.

NOELIA RICCI PAD 1 Stand C7
Romagna Sangiovese Predappio Il Sangiovese – Conosciuto come la “vespa” per l’insetto che campeggia sull’etichetta e fa bella mostra di sé. Un rosso di grandissima godibilità e piacevolezza, si beve tutto in un sorso, facendo davvero innamorare del sangiovese prodotto con cura in questa zona. Un’azienda di cui sentiremo parlare molto in futuro, per ora giovanissima e intenta al passaggio al bio.

LE CHIUSE PAD 9 Stand B7
Brunello di Montalcino – È una di quelle cantine che Slow Wine ha avuto nel cuore fin dalla sua prima uscita in libreria quasi 10 anni fa. Il motivo è semplice: in un panorama molto competitivo come quello ilcinese questa azienda ha sempre fatto il suo, senza urlare, senza pavoneggiarsi, testa bassa e tanto lavoro, con risultati ineccepibili. Hanno creato dei Brunello molto classici, sottili, lunghi e profondi. Una gioia per la bocca.

CAPARSA PAD 7 Stand B6
Chianti Classico – Dobbiamo ammetterlo nutriamo un particolare affetto per Paolo Cianferoni, l’ultimo dei moicani, uno degli ultimi vigneron veri del Chianti Classico. Difficile scovarlo in giro per l’Italia, probabilmente non sarà neppure al Vinitaly dove magari troverete i suoi giovani figli che lo affiancano da qualche tempo nella gestione aziendale. Il Chianti Classico “base” è un’assoluta novità, perché fino all’annata 2015 non era mai uscito sul mercato, facendo lui solo le Riserve. La scelta di realizzare il 2016 non poteva essere più felice, perché ci consegna un rosso di rara aderenza territoriale e di bontà assoluta, un vero fuoriclasse capace di conquistare anche il più incallito detrattore della denominazione.

ROCCAFIORE PAD 8 Stand H8/H9
Bianco Fiordaliso – Luca Baccarelli è un giovane molto ambizioso, che ha pigiato sull’acceleratore per dare un’identità ben precisa alla sua cantina che punta tutto su modernità tecnica e rispetto dell’ambiente, con la scelta di abbracciare fin dal principio l’agricoltura biologica, facendone una sorta di bandiera. Questo bianco, dal prezzo davvero interessante, è un blend di grechetto e trebbiano spoletino, ha una freschezza trascinante, con note agrumate, molto gustose.

FILODIVINO PAD 3 Stand C8
Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl. Dino – Quattro amici al bar che decidono di mettere su una cantina, così tanto per parafrasare Gino Paoli. Qui sono 4 soci, impegnati nella produzione di filati di alta qualità che hanno fatto questa scelta con coraggio e ambizione. In poco tempo hanno creato una solida realtà dal futuro certamente radioso. Intanto possono contare su vigneti anche con 40 anni di età ed esposti al meglio. Noi di Slow Wine nel frattempo non ci stancheremo mai di tessere le lodi di questo vitigno, unico per potenzialità di invecchiamento e molto flessibile. Bevete più Verdicchio, di certo non ve ne pentirete.

ANTICA MASSERIA JORCHE PAD 6 Stand F2
Primitivo di Manduria Dolce Naturale Lo Apu – Questa è una tipologia ancestrale, che ci riporta alle origini del vino, quando la tecnica non era così raffinata e i rossi spesso e volentieri presentavano un residuo zuccherino generoso. In più questa etichetta è frutto della preziosa vinificazione di uve provenienti da uno spettacolare vigneto di ben 80 anni coltivato ad alberello. Insomma, un condensato di tradizione, cultura, passione (con due donne al comando della cantina) che vi travolgerà.

FUNARO PAD 2 Stand 105F
Nero d’Avola – Ma lo sapete che il Nero d’Avola è una varietà non molto colorata, acida e che non sviluppa un grado alcol stellare? Forse no, probabilmente ne avete bevuti tanti che in realtà erano marmellate, cotti al naso e dolciastri. Gli anni novanta sono stati devastanti per questa varietà, tagliata con uve internazionali e massacrata dalle conciature di barrique se non altre porcherie aromatizzanti. Un disastro. Meno male che ora molti produttori riescono a vendere vini di grande valore organolettico e di preziosa aderenza varietale. E territoriale. Tra questi Funaro, azienda seria, che ci regala rossi dal prezzo abbordabile e dalla beva franca, pulita, gustosa e che finalmente sa di Nero d’Avola!

*Curatore Slow Wine 2019

IN QUESTO LINK I DIECI VINI SEGNALATI DA DANIELE CERNILLI DOCTORWINE>