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Assaggi e Personaggi

Tra i reperti archeologici della città romana di Opitergium: la magia di una cena al Gellius

28 Settembre 2020
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di Fosca Tortorelli

“Oderzo per me era la strada che portava al mare”. Così lo chef Alessandro Breda inizia il suo racconto di come nel 2001 il felice incontro con quello che ad oggi è il Gellius Ristorante & Lounge Bar, lo porta a vivere il suo quotidiano in un luogo unico al mondo.

Prima di Alessandro questo locale, sempre destinato alla ristorazione, aveva avuto diversi cambi gestione, ma dal 2001 è diventato Il Gellius. Stella Michelin dal 2005, questo luogo di ristoro non potrà mai avere competitor per l’unicità che racchiude al suo interno, custode di un percorso evolutivo che ha segnato la storia dell’uomo.  Oderzo, graziosa cittadina veneta è adagiata tra il Piave e la Livenza, lungo il corso del fiume Monticano, ha un’origine di lungo corso e prima ancora di essere inglobata pacificamente nell’impero romano, era conosciuta con il nome Opterg, che in celtico significa “piazza del mercato”. Era un piccolo villaggio paleoveneto che vide senza dubbio la sua crescita con l’arrivo dei romani nel 49 a.C. prendendo il nome di Opitergium. Al suo sviluppo contribuì sicuramente anche la costruzione della via Postumia, la strada che collegava Genova ad Aquileia e che passava poco fuori dall’abitato.

Il Gellius quindi è nato tra i reperti archeologici della città romana di Opitergium, l’attuale Oderzo e il suo nome si rifà a Caius Gellius, che pare fosse un personaggio di spicco ai tempi dell’antica cittadina romana, il cui nome è stato ritrovato inciso su un’urna funeraria durante i lavori di scavo avvenuti nei primi anni duemila. All’interno del ristorante ritroviamo un tratto di mura dove si apriva una delle porte minori della città e il relativo cardines lastricato, tutti realizzati in età augustea tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I secolo d.C.. È inoltre riconoscibile il torrione di età bizantina realizzato con elementi lapidei di recupero provenienti dai reperti romani, poi trasformato sulla base del vecchio perimetro alla fine del ‘700 in torrione carcerario, che oggi ospita la sala centrale del Gellius. Gli scavi archeologici sono oggi Patrimonio dei Beni Culturali e le visite all’area vengono organizzate e gestite dall’Associazione Athena.

La mano rispettosa dell’architetto Alessandro Isola – che ha curato la realizzazione del bistrot Nyù nel 2009 (ubicato al piano inferiore, nello stesso spazio del ristorante) e il rinnovo degli ambienti del ristorante Gellius a fine 2019 – hanno permesso di riscoprire queste preziose pagine di storia. Entrare al Gellius significa letteralmente sfogliare un libro di storia antica e restare affascinati dalle trasformazioni che si sono stratificate per secoli in questo luogo. Un peso importante vissuto da Alessandro con spirito consapevole e leggero, dove il fascino e l’emozione di cenare all’interno di un vero e proprio museo sono impareggiabili, ma non distraggono dal percorso sensoriale ed emozionale che Breda propone ai suoi ospiti. Complice una sala attenta e una padronanza nell’accogliere da parte di Mattia Garon, docente all’Accademia delle Professioni Dieffe, giovane direttore di sala del ristorante dal 2017, l’esperienza gastronomica si rivela emozionante.

Umiltà, professionalità e coscienzioso rispetto dell’ingrediente rendono le proposte rassicuranti; la conoscenza delle tradizioni dei luoghi e la semplicità di esecuzione ne danno una lettura centrata e affabile, come nel brodo di seppia, che nella sua semplice essenza accarezza il palato con decisione, chiamando alla memoria sapori netti e familiari. La qualità e la stagionalità sono gli elementi fondanti di tutte le creazioni di chef Breda, dove le materie prime vengono scelte con coscienza, coniugando le preparazioni terragne con quelle ittiche senza mai creare squilibrio. Una carta vini che fa divertire il commensale, con selezioni per nulla banali legate in primis al territorio limitrofo e regionale, addentrandosi poi in scelte nazionali e oltreconfine, che fanno emergere passione e curiosità nel reperirle e proporle.

Un percorso sensoriale a 360° che si riflette in un gioco di abbinamenti per nulla scontati, oltre che nella capacità di Mattia di proporre un prodotto nuovo o un cocktail. Saper coccolare l’ospite, assecondare le sue esigenze, creando quel filo invisibile di equilibrio e proporzioni, vissuto in modo dinamico e sempre aperto al cambiamento attraverso una crescita consapevole. Umiltà, intelligenza, accoglienza e piacevolezza, sono le parole chiave che contraddistinguono la filosofia di Alessandro Breda e della sua brigata, segnale di una cucina contemporanea, capace di guardare al futuro, ma legata al passato, una sinergia che si lega alla bellezza del luogo in cui si trova, legando il fascino dell’antico alla consapevolezza dell’oggi.