Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 206 del 24/02/2011

ASSAGGI E PERSONAGGI Barolo, le etichette da amare

24 Febbraio 2011
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ASSAGGI E PERSONAGGI

Il re dei rossi piemontesi e le sue caratteristiche. Le bottiglie da bere adesso. E come berle. Rinaldi, Mascarello…

Barolo, le etichette da amare


Da sinistra Giuseppe Rinaldi e Bartolo Mascarello

Con questo articolo Luca Gardini, campione mondiale dei sommelier, comincia la sua collaborazione con Cronache di Gusto. Scriverà raccontando vini, personaggi, territori, tendenze e suggestioni.

di Luca Gardini

Il Barolo, la migliore espressione di vino autoctono in Italia. Le sue caratteristiche di complessità, longevità, espressione, lo rendono unico. Come unico è il territorio dove nasce,

le Langhe, un luogo meraviglioso, di forte suggestione, soprattutto nel periodo della vendemmia, tra fine settembre ed inizio ottobre. Un tripudio di colori che riempiono le colline dove sorgono i vigneti. Tutte emozioni che si possono ritrovare in un bicchiere di Barolo. E’ considerato il re della tradizione vitivinicola italiana, basti pensare che era il vino del conte Camillo Benso di Cavour.
E’ un vino di forte personalità, un grande vino, che alla prima beva si fa fatica a mandar giù. Ma è proprio questa la sua caratteristica principe. Un grande barolo, così come i grandi vini in generale, sono comunque buoni sia giovani che meno. Il Nebbiolo è un vitigno austero, longevo, uno dei rossi principi d’Italia. Il Barolo si contraddistingue così per il suo colore limpido, la sua buona trasparenza, i suoi aromi di frutto sottospirito, di spezie, di eucalipto, quel suo carattere fortemente ferroso, polveroso, tannico. Tutte caratteristiche che si accostano perfettamente ai piatti succulenti e saporiti del Piemonte. Il connubio poi con il tartufo è un idillio. Tra i grandi nella produzione del Barolo sicuramente c’è Giuseppe Rinaldi, detto ‘il citrico’. Un soprannome che nasce per due motivi, il primo perché il suo Barolo ha una forte mineralità e risulta dunque essere un po’ aspro. Ma ‘citrico’ anche per il suo carattere: un po’ acido, stilla il vino con il contagocce. Rinaldi coltiva sette ettari di vigna che furono del padre e del nonno, in prestigiosi cru (un concetto così radicato nella cultura produttiva del Barolo tanto che ogni bottiglia riporta in etichetta la menzione del vigneto e del territorio di origine). I suoi barolo dunque non derivano da vigna singola bensì da diversi appezzamenti. Si aggira sui settanta euro il prezzo di una bottiglia in un rapporto qualità-prezzo eccellente. Lo stesso si può dire per il Barolo di Giacomo Conterno, di Giacomo Borgogno, di Bartolo Mascarello e ancora delle due piccole aziende Canonica e Barale. Un cenno a parte merita poi il Barbaresco, figlio dello stesso vitigno ma di stile totalmente diverso. Se il Barolo può essere definito un vino di classe, il Barbaresco è un vino elegante. Meno di venti chilometri li separano, le due località che danno il nome ai due grandi vini delle Langhe, eppure i due vini sono totalmente diversi. Una diversità data soprattutto dal fatto che i tannini nel Barbaresco sono meno irruenti. Fabrizio Ressia, Bruno Giacosa, Spinetta, Sottimano, Rivella Serafino, sono tra i migliori, tra i quali spicca Ressia per l’eccellente rapporto qualità-prezzo del suo Barbaresco Canova.