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Cibi e vini sotto l'ombrellone

Davide Paolini:”Le mie scelte nel bicchiere, dal Rossese al Pinot Nero”

17 Agosto 2012
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Davide Paolini (nella foto) non ama essere identificato come un giornalista eno-gastronomico. Lui è il gastronauta.

Un ricercatore ed esploratore della gastronomia nazionale. Ma è un grande intenditore di vini. Tanto che nei suoi continui spostamenti da una punta all'altra dello Stivale siede ai tavoli dei ristoranti alla ricerca del calice ideale. Magari quello meno conosciuto. Anche d'estate Davide ama concedersi un bicchiere di vino rosso.

“Amo quelli leggeri, che si possono bere anche freschi – dice -. Tra i miei preferiti c'è il Pinot Nero ed il Rossese di Dolceacqua, che sono vini poco tannici e che si possono bere anche freschi”. Non disdegna i bianchi, certo. Ma ama concedersi anche nel periodo estivo qualche calice di vino “importante”. Tra quelli che adora il Frappato di Occhipinti, un vino siciliano molto conosciuto su tutto il territorio nazionale. Per Davide il ciclo dei rosato è quasi al termine, “ma sono sicuro che ritornerà con qualche novità”. Impossibile non parlare della crisi che sta investendo l'intero settore enogastronomico. “Mi hanno fatto impressione i dati comunicati da Confcommercio della chiusura lo scorso anno di novemila ristoranti in tutta Italia – dice Davide -. Penso che adesso sarà il turno delle cantine”.

La crisi per Paolini in Italia è drammatica. Ma la gente ne ha fatto una psicosi. “Hanno paura di questa crisi di cui tutti parlano e non spendono niente al ristorante. Ogni volta che osservo i tavoli guardo pochi piatti e solo bottiglie di acqua minerale”

Ma i ristoranti stanno cambiando. Basta fronzoli, basta con i menu degustazione, no alla creatività esasperata. “Ora tutto è basato sulla sostanza”, continua Paolini. Che poi prevede l'accentuarsi della crisi per le cantine che si stanno affacciando da poco sul mercato nazionale ed estero. “È necessario rivolgersi ai nuovi mercati, come il Brasile, la Corea, l'India ed Honk Kong – dice Paolini – Scarterei la Russia, perchésono poco educati a bere bene”.

Anche per la Sicilia la crisi avanza. “Negli ultimi due anni c'èstato un rallentamento del bere siciliano – dice Davide -. Vedo molto male tutti i marchi che sono entrati nel mercato da poco, mentre si confermeranno quelle 15/20 etichette ormai conosciute in tutto il mondo”. I nuovi vini, secondo Davide, sono molto barricati, molto rotondi, quasi perfetti, “mentre chi ha continuato a seguire il proprio stile non ha sbagliato”. Una bella scoperta per Davide sono stati i vini naturali. “Credo che la direzione intrapresa sia quella giusta – dice – Adoro quelli di Occhipinti e Guccione”. Tra i suoi vini siciliani preferiti c'è il Nerello Mascalese e quelli dell'Etna.

Giorgio Vaiana