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La degustazione

Abrigo, la storia continua: “Noi, il nonno, le nocciole e le Langhe”

14 Febbraio 2021
Dolcetto Dolcetto

di Michele Pizzillo

Mi sono sembrati così giovani che ho avuto la sensazione di aver degustato vini appena “spillati” dalla botte.

La considerazione potrebbe non fare una grinza, perché la degustazione dei vini dell’azienda agricola Abrigo Giovanni di Diano d’Alba è stata organizzata per presentare le ultime annate di tre rossi che rappresentano il fiore all’occhiello di una famiglia che dal 1968 produce vini e nocciole delle Langhe: Dolcetto di Diano d’Alba superiore Garabei Docg 2019, Barbera d’Alba superiore Doc Rocche dei Frisu 2018 e Barolo Docg Ravera 2017. Pressoché un’anteprima dei vini che sono stati messi in vendita proprio da qualche giorno e, quindi, quasi dei “neonati” ma con una personalità straordinaria che esploderà fra qualche anno. Tutti e tre sono vini che hanno dimostrato di avere indubbie capacità di invecchiamento e che dalle potenzialità che ho avvertito – e mi sembra che dello stesso parere sono stati anche gli altri compagni della degustazione -, cominceranno ad esprimersi ancora meglio fra 3-4 anni per raggiungere la perfezione alla soglia del decennio di permanenza in bottiglia, ecco perché conviene acquistare oggi.

Tant’è che Riccardo Gabriele di PR Comunicare il Vino, che ha curato l’organizzazione e ha condotto la degustazione, ti può rispondere: “E’ vero, ti ho coinvolto in una degustazione di vini giovani che, però, sono nati veramente bene”. Ed è così. Perché sono vini che rappresentano il meglio delle uve da cui sono fatti e, cioè, il Nebbiolo della vigna Ravera del Comune di Novello, il Dolcetto del Sorì dei Crava del Comune di Diano d’Alba e Barbera dei vigneti di Diano d’Alba e del Comune di Grinzane Cavour. Praticamente le migliori aree per coltivare questi vitigni e presenti in vigneti che superano addirittura il mezzo secolo. Cioè, vigne che già c’erano quando nonno Giovanni, nel 1968, acquistò questi terreni – dice Sergio Abrigo che con il fratello Giulio rappresenta la terza generazione e, in questa occasione, è stato incaricato a presentare il vino ai giornalisti di settore, sotto l’occhio vigile della mamma Paola.

Sergio ha raccontato la famiglia che continua a fornire la propria interpretazione di un angolo di Langhe molto suggestivo e giustamente riconosciuto patrimonio dell’Umanità protetto dall’Unesco, producendo vini che sanno comunicare il territorio. E il giovane Abrigo è davvero un comunicatore completo, gran conoscitore del territorio, vignaiuolo competente, al punto che non ci sono stati molti spazi per fare domande. Sergio ha praticamente detto tutto. Aggiungendo che quando lui e il fratello sono entrati in azienda si sono preoccupati solo di continuare il lavoro avviato dal nonno e poi dai genitori, Giorgio e Paola, perché stavano facendo un ottimo lavoro. Che, adesso, con la loro guida, continuiamo noi ma, come si suol dire, tenendo le antenne sempre pronte a captare idee innovative sia per migliorare la vigna, sia per produrre vini sempre di qualità. Tant’è vero che Sergio e Giulio si sono dedicati in modo particolare nella realizzazione della nuova cantina che, dicono “sarà incastonata nel paesaggio, in un abbraccio ideale, con la natura, i suoi colori e i suoi profumi e sentirà il passare delle stagioni con le variazioni di umidità. La cantina attuale è composta da due corpi seminterrati, che saranno collegati da una galleria interrata adiacente ad un nuovo locale per l’imbottigliamento. La scelta di interrare la cantina all’interno di una lieve collina è perfettamente funzionale alla conservazione del vino, oltre che ridurre notevolmente l’impatto visivo”. Un scelta importante per proseguire nell’interpretazione territoriale di ogni vigneto perché, sottolinea Sergio, “parcellizzazione, vinificazione e affinamenti separati di tutti i lotti ci consentono di capirne i potenziali ed esaltarne la tipicità, visto che coltiviamo le varietà autoctone tipiche piemontesi a bacca nera e bianca, come Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Favorita e Arneis. E, poi, sono vigneti così belli che, unitamente alle panoramiche del territorio, ci tengono a farli esplorare a clienti e appassionati di vino”. Tant’è vero che visitare l’azienda di Abrigo è possibile in qualsiasi periodo dell’anno. Tutto, poi, si conclude nella sala degustazione per familiarizzare con i loro vini, che sono 9 – noi ne abbiamo degustato tre -: Barolo Ravera docg, Nebbiolo d’Alba doc, Dolcetto di Diano d’Alba superiore Garabei docg, Dolcetto di Diano d’Alba Sorì dei Crava docg, Dolcetto di Diano d’Alba docg, Barbera d’Alba Marmimela doc, Langhe Arneis Sa Mai doc, Langhe Favorita doc, Piemonte bianco passito Inverno doc. Noi abbiamo degustato gli ultimi tre appena immessi sul mercato.

Dolcetto di Diano d’Alba superiore Garabei Docg 2019

Per la sua complessità ed eleganza, è la massima espressione del Dolcetto coltivato dalla famiglia Abrigo. Che, per questo vino, arriva dalla vigna più vecchia dell’azienda, situato all’interno della menzione geografica aggiuntiva (MGA) Sorì dei Crava. Gli Abrigo ci tengono a sottolineare che Garabei è il loro vigneto più prezioso. Si trova su una collina molto ripida, il terreno è povero ed asciutto, poco profondo, calcareo, caratterizzato da strati di sabbia più o meno compatta alternati ad arenarie grigie (sabbie compattate e cementate da carbonati delle acque marine) dette Arenarie di Diano. Fermentazione malo lattica spontanea in vasca di cemento e stabilizzazione in vasca di acciaio inox, seguita dalla sosta in vasche di cemento fino all’estate seguente la vendemmia subendo alcuni travasi per la naturale decantazione e stabilizzazione. Affinato in bottiglia per 6 mesi. Di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, esprime profumi di ciliegie, amarena selvatica e piccoli frutti rossi fusi a note di tè, fieno e mandorle. Potente e allo stesso tempo elegante il Garabei ha tannini molto fitti ed avvolgenti. La buona acidità, poi, preserva il gusto e sostiene un finale morbido e persistente. Evolve perfettamente nei 5 anni successivi la vendemmia, nelle annate migliori si presenta in forma smagliante anche dopo 10 anni di affinamento.

Barbera d’Alba Marmimela Doc 2018

Per gli Abrigo è il vino rappresenta l’interpretazione classica di barbera coltivata e vinificata prestando attenzione a preservare tutti i caratteri distintivi di questo importante varietale piemontese. Loro ci riescono molto bene, avendo cura di assemblare uve di due vigneti di paesi diversi, Grinzane Cavour e Diano d’Alba, con terreno molto differente, tanto da aver scelto di lavorare separatamente le uve nel processo di vinificazione. I due vini vengono mescolati prima dell’affinamento, che avviene in vasca di cemento per un periodo di 9 mesi circa, a cui segue la sosta in bottiglie coricate per 4 mesi prima. Dopo questi passaggi, nel calice arriva un vino di colore rosso rubino con riflessi violacei allo stadio giovanile, che con il passare degli anni diventano rosso granato. Elegante profumo di petali che si fonde con i sentori di ciliegie selvatiche ed erbe fresche di campo. Al sorso è molto fruttato, una bella acidità e corpo medio nei primi anni, per diventare poi più robusto con il passare degli anni. Si abbina alla perfezione con salumi, secondi a base di carne di maiale e formaggi freschi o stagionati.

Barolo Ravera Docg 2017

Vino di grande longevità, freschezza e struttura, assicurate dalle caratteristiche del microclima e del terreno presenti nella menzione geografica aggiuntiva (MGA) Ravera, nel comune di Novello dove si trovano i vigneti, di età da 20 a 35 anni. Anche in questo caso si preferisce la lavorazione separata delle uve in base alle diverse parti del vigneto. Affinamento dure 38 mesi, di cui 20 in botticelle di rovere da 10 hl e tonneaux in piccola percentuale. Successivo periodo di assemblaggio in vasca di acciaio inox e imbottigliamento nel mese di agosto e affinamento in bottiglia per 6 mesi prima della commercializzazione. Di colore rosso granato intenso, con eleganti sentori di frutti di bosco al primo impatto a cui segue una nota mentolata che dona freschezza. In bocca è denso e corposo, il tannino è maturo, ampio. Il finale riprende il tono balsamico che dona slancio e armonia. Già in questa degustazione questo Barolo ha offerto grandi emozioni, tanto da immaginare cosa riserverà fra un decennio a chi avrà la costanza di conservare qualche bottiglia acquistata adesso. In quella occasione sarà interessante vedere i risultati di un abbinamento con il cioccolato fondente che già adesso è stato molto soddisfacente. Oltre agli abbinamenti tradizionali con brasati, arrosti, selvaggina e a formaggi stagionati.

Azienda agricola Abrigo Giovanni
Via Santa Croce, 9 – Diano d’Alba (Cuneo)
T. 0173 69345
www.abrigo.it
info@abrigo.it