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Scenari

Aeroporti in tilt e incendi, il turismo in Sicilia è a rischio: “Ma alla fine ce la faremo”

27 Luglio 2023
Uno scorcio di Cefalù - ph Nicola Giordano, Pixabay Uno scorcio di Cefalù - ph Nicola Giordano, Pixabay

Doveva essere la stagione felice, quella dell’effetto White Lotus che avrebbe dovuto portare in Sicilia migliaia di turisti ammaliati dagli splendidi scorci visti nella fortunata serie tv. Invece, strada facendo, la bella stagione in Sicilia si è trasformata in un disaster movie con un finale ancora tutto da scrivere. La chiusura a causa di un incendio dell’aeroporto di Catania, le temperature asfissianti di giorni e giorni e la mancanza di luce e acqua in molti quartieri della città etnea, stanno dando un duro colpo alle strutture ricettive e alle attività di ristorazione che fanno fatica ad andare avanti. Al disastro Catania, si è aggiunto anche quello di Palermo, con la città messa a ferro e fuoco da incendi devastanti che l’hanno circondata e isolata per molte ore, con la chiusura temporanea dell’aeroporto di Punta Raisi e l’impossibilità di raggiungere la città sia da est che da ovest per il dilagare delle fiamme.

Oggi la situazione all’aeroporto Falcone e Borsellino è tornata faticosamente alla normalità, ma si tratta comunque di una normalità per così dire eccezionale, che deve far fronte all’enorme flusso di passeggeri che arrivano anche da Catania. “Luglio per noi sarà un record – dicono dall’ufficio stampa dell’aeroporto di Punta Raisi – perché raggiungeremo 900 mila passeggeri in un mese, al netto di quelli di Catania che, da quando l’aeroporto è stato chiuso, il 17 luglio, sono stati circa 50 mila. Mediamente atterrano a Palermo circa 7 mila persone in più in seguito a questa chiusura”. Turisti, viaggiatori, siciliani che poi intraprendono un viaggio della speranza lungo le strade dell’Isola per raggiungere le destinazioni finali. Ma qualcuno si scoraggia e rinuncia.

“La chiusura dell’aeroporto di Catania per noi ha significato un calo di fatturato di circa il 40 per cento del nostro locale in centro città – dice Marco Timpanaro di Scirocco Fish lab – La stagione estiva sarà molto ridimensionata ma, paradossalmente, adesso non possiamo nemmeno preoccuparci di questo perché dobbiamo fare i conti col quotidiano in cui mancano luce e acqua. Anche riuscire ad aprire giornalmente è una scommessa. Bisogna stare attenti agli ordini che facciamo per non dovere buttare tutto e senza acqua e luce è impossibile lavorare. Nessuno ci dà informazioni e navighiamo a vista. Tutto questo, come città e come regione, ci sta arrecando un enorme danno di immagine”.

“Molto locali chiudono perché non sono nelle condizioni di poter lavorare – aggiunge Andrea Graziano di Fud – Noi a Catania siamo rimasti aperti solo perché abbiamo il contatore della luce su una strada che non è stata interessata dal black out. Ma intorno a noi era un deserto. Il calo di fatturato, rispetto a luglio dello scorso anno, è in media del 15-20 per cento. Anche a Palermo abbiamo dovuto chiudere ieri perché la città era isolata e alcuni nostri dipendenti avevano le case aggredite dagli incendi. So di tante strutture ricettive che hanno avuto disdette e la cosa grave è che nessuno ci dà notizie certe”.

Va un po’ meglio nel ragusano, che non deve fare i conti con la mancanza di luce e acqua e per gli arrivi di una parte di turisti può contare sul vicino aeroporto di Comiso. “La stagione è un po’ strana – afferma Gabriele Meli, direttore di Locanda Don Serafino a Ragusa – Abbiamo avuto un maggio stupendo e questo luglio, invece, sembra novembre. Per fortuna la nostra struttura non ha subito grossi danni dal punto di vista delle cancellazioni di soggiorni ma viviamo comunque il disagio per le solite difficoltà infrastrutturali della nostra Sicilia. Certo, poi succede anche che clienti che hanno prenotato tre notti ne perdano una perché il loro volo è dirottato su Trapani e devono attraversare tutta la regione per arrivare qui”.

“Chi fa il nostro lavoro è abituato a gestire le emergenze ma oggi il problema enorme è la mancanza di informazioni e di un coordinamento regionale – spiega Dario Ferrante, Managing Director e Ceo di Tour Plus Sicilia e Absolute Sicilia Experience Luxury Travel – Al momento noi non abbiamo registrato grandi disdette ma abbiamo enormi problemi con i clienti in loco: mancanza di energia elettrica, spostamenti, mancanza di informazioni sui voli. E comunque, se cancellazioni ci sono, sono legate più alla mancanza o riduzione di voli ed al caos aeroportuale (vedi Catania) che alla emergenza legata ai roghi. Altra cosa è il danno di immagine nella stagione turistica per eccellenza. Le conseguenze saranno serie perché bastano emergenze come quelle che stiamo vivendo per danneggiare seriamente una destinazione”.

“Abbiamo avuto intrecci di prenotazioni tra arrivi e partenze e ci siamo dati da fare per riorganizzare il tutto – dice Piero Benigni, direttore del Grand Hotel San Pietro di Taormina – Ciò che ha creato più disagi, soprattutto economici per i nostri ospiti, è stato riorganizzare i trasferimenti fino agli aeroporti della Sicilia Occidentale. Mi auguro soltanto che la situazione possa tornare alla normalità anche perché stiamo vivendo un momento di grande importanza per l’economia turistica siciliana e soprattutto per Taormina, non vorrei si scoraggiassero coloro i quali intendono scegliere la Sicilia come meta per le loro vacanze”.

“Non abbiamo avuto grossi disagi, qualche ospite in uscita si è fermato un po’ di più e altri hanno cercato soluzioni alternative per mancanza di disponibilità di camere – dice Mauro Gambella, direttore del Picciolo Golf Resort a Castiglione di Sicilia – Tuttavia, in particolare turisti esteri, sentendo degli incendi hanno cancellato nonostante abbiamo chiarito che dalle nostre parti è tutto ok. Spiace questo un eccesso di prudenza a causa della suggestione probabilmente creata dalle immagini trasmesse dai media, perché qui da noi è tutto sotto controllo”.

C’è chi ha dichiarato di non aver registrato grossi disagi come il resort Monaci delle Terre Nere e come l’azienda Tornatore che ha parlato di qualche ritardo nell’arrivo degli ospiti o nella gestione amministrativa a causa dei black-out temporanei. E c’è invece chi, come Marco Nicolosi Asmundo dell’azienda Barone di Villagrande a Milo, alle pendici dell’Etna, dice: “Abbiamo dovuto domare le fiamme in prima persona per salvare i vigneti e la cantina, perché nonostante avessimo allertato i vigili del fuoco le squadre erano impegnate a spegnere altri incendi e sono arrivare dopo ore che avevamo lanciato l’allarme. Non è assolutamente una lamentela è capiamo la situazione di emergenza, ma davvero abbiamo rischiato di perdere tutto. Intervenendo noi in questo modo abbiamo scongiurato il peggio. Ci siamo attrezzati con pale, pompe di erogazione del vigneto che sono diventate manichette antincendio. Abbiamo lavorato ininterrottamente fino alle due di notte e siamo riusciti a evitare danni significativi. Stamattina dalle cinque invece siamo intervenuti a Nicolosi. Ci siamo occupati noi dello spegnimento degli incendi. Poi è arrivata la forestale. Anche in questo caso non abbiamo avuto danni. Per quanto riguarda la struttura ricettiva non abbiamo rilevato grandi disagi. Solamente i clienti arrivano in ritardo e arrivano stanchi. Non comprendo perché ci siano tempi così lunghi per un ripristino regolare dell’aeroporto e quindi la magistratura è giusto che faccia le proprie indagini, ma non può tenere bloccato un aeroporto è una questione di priorità”.

Parla anche di disagi legati alla questione dell’aeroporto Fontanarossa, Carla Maugeri, di Zash, la struttura che si trova a Riposto, in provincia di Catania: “Abbiamo avuto delle disdette proprio per la chiusura dell’aeroporto – dice la Maugeri – perché molti viaggiatori non sono nemmeno riusciti ad arrivare in Sicilia. Ora, devo dire, tutto sommato ci stiamo riprendendo e chiuderemo un luglio da quasi sold-out, dopo un mese di giugno altrettanto pieno. Agosto va a rilento, al momento. Ma credo che alla fine i numeri poi si metteranno in linea. Il problema? L’estate da noi è cominciata molto tardi. A giugno da queste parti faceva ancora molto freddo. Poi il disagio dell’aeroporto. Ho dovuto prevedere un’accoglienza notturna in struttura perché molti clienti arrivano a notte inoltrata. I numeri leggermente in calo? Beh, gli stranieri scelgono un po’ meno la Sicilia e i siciliani stessi, dopo la vicenda Covid e quindi le vacanze nella loro terra si sono un po’ stufati e vogliono vedere altre cose. Alla fine sono ottimista e anche quest’anno andrà bene”.

Meno disagi, invece da Vulcano, nelle Isole Eolie. Ci spiega il perché Umberto Trani, il direttore del Therasia: “Si è creato una sorta di volano di panico che ha riempito i nostri centralini – dice il direttore – Noi però abbiamo spiegato bene come stanno le cose. La vera emergenza è stata la chiusura dell’aeroporto. Molti nostri clienti si sono preoccupati di non poter fare rientro alle loro città. Ma non abbiamo avuto le grandi disdette di massa che hanno registrato molti miei colleghi. In percentuale direi l’1 per cento. I clienti hanno sempre voluto notizie aggiornate. Noi abbiamo contattato i vari aeroporti e poi le compagnie aeree. Qui si sono lamentati della disorganizzazione dello scalo di Comiso e del sovraccarico di Palermo. Oltre che della viabilità. Uscire dal capoluogo siciliano per molti è stata una vera impresa. Ma posso aggiungere che la questione rimane le mancate prenotazioni. Perché chi pianifica un viaggio verso la Sicilia in questo momento, si sta facendo mille domande. Quindi, secondo la mia opinione, il vero danno non riguarda le cancellazioni, ma le mancate prenotazioni. Detto questo, i nostri numeri sono più o meno in linea con quelli dello scorso anno. Non stiamo avendo i riflessi di Taormina. C’è stato cattivo tempo da aprile e fino a metà giugno e poi il grande caldo non ci ha aiutato. Confidiamo nei mesi di agosto e settembre”.

Le interviste sono di Clara Minissale, Giada Giaquinta e Giorgio Vaiana