Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Alessio Planeta: Come superare la crisi? Più export, seguire i francesi e occhio alle tendenze

24 Febbraio 2012
alessio_planeta alessio_planeta

“E sulla Doc Sicilia nutro grandissime aspettative”.

 

Più export, più antenne accese sui mercati. E poi uno scatto d’orgoglio per la Sicilia.

In rapida sintesi il parere di Alessio Planeta (nella foto). Con lui, alla guida assieme ai familiari di una delle aziende italiane più note, continuiamo il giro di interviste sul 2012.
 
Come è cominciato il 2012 per i mercati del vino? Tranquillo o in attesa di nuove tempeste?
“Tranquillo non è un termine che appartiene più al mondo del vino ma direi a nessun settore in generale. L’Epifania ha portato a seguire il blocco dei trasporti prima in Sicilia e poi nel resto del Paese, poi l’Italia è rimasta paralizzata dalla neve. Si sono persi tanti giorni di lavoro. E questo ci costringerà a correre ancora di più. Ma la psicologia della crisi serve a poco: il mercato ha tante opportunità che vanno colte. L’estero in generale ha dato e sta dando segni positivi con dati molto brillanti sull’export e l’Italia – il sistema Paese – direi che ha intrapreso un percorso di speranza. Guardiamo al 2012 con ottimismo, ovviamente più sull’export ma con ottimismo”.

La crisi sta cambiando qualcosa in un’azienda come Planeta?
“Continuare a parlare di crisi mi sembra fuorviante: il mondo del vino ha avuto un periodo di euforia che premiava tutto e tutti, quando un notaio o un radiologo alla prima vendemmia costavano (e vendevano) quanto Antinori. Ricordo a tutti che l’export italiano del vino macina record. La crisi degli anni scorsi ha contribuito ad accelerare certi processi. Mi è sempre utile guardare alla Francia dove certi meccanismi sono successi 20 anni fa. La crisi ha spinto tutti a fare meglio in vigna, in cantina e nella comunicazione”.

Come sta cambiando l’approccio al vino? Sia in Italia che all’estero?
“La grande differenza tra il vino e tutti gli altri prodotti è la curiosità o se preferite l’infedeltà del consumatore. Pensare ai trend che vanno bene a Besozzo come a Singapore è follia. Gran parte delle persone con cui discuto di vino sono portate a pensare che ciò che bevono nell’enoteca sotto casa è la roba più trendy del momento. Non funziona così. Sapete qual è la varietà che ha avuto nel 2011 il maggiore incremento percentuale di consumi in Usa? Il Moscato. Quindi occhi e orecchie aperte sempre, assumere informazioni, non ascoltare gli ultimi pifferi e pifferai e poi progettare. Ricordando anche che le aziende come noi necessitano di 6/8 anni per fare un vino”.

Continua l’attenzione verso i vini di fascia bassa? O la fascia media segna qualche passo di recupero?
“Mi sembra di aver letto che il 2011 ha segnato l’anno record di vendite per le auto Ferrari e per i Bordeaux, che hanno avuto degli aumenti di prezzo folli. Quindi attenzione a semplificare. Il prezzo è una leva, anche importante, ma non la sola condizione che determina il successo. Io rifletto sempre sul fatto che noi siciliani non siamo riusciti a fare quello che hanno fatto i veneti e cioè creare dei prodotti di successo, delle categorie di successo. Pensate andando indietro nel tempo il Bardolino, il Soave, l’Amarone, la Valpolicella e oggi il Prosecco. Storie di successi a tutte le fasce di prezzo. Ispiriamoci a queste storie”.

Registrate una spinta forte verso la regionalizzazione dei consumi? E se è così, come si manifesta?
“Anche questo è un mantra che si ripete. In parte è vero ma non ditemi che non avete notato quanti vini aromatici altoatesini si bevono al momento in Sicilia. Direi una cosa: è migliorata la qualità media delle produzioni per cui praticamente si produce qualità ovunque e poi, e questo è un mio parere, forse la Sicilia è meno trendy di qualche anno fa. Cosa fare? Rilanciare l’immagine della Sicilia e poi cavalcare la tigre stimolando aumenti di consumi nella nostra regione: vogliamo chiedere a tutti di bere meno Gewurztraminer e più Zibibbo? Meno Pinot Nero e più Cerasuolo di Vittoria? Sarà una scelta molto più originale”.
 
Il ruolo della gdo in Italia è destinato a crescere ancora?
“Direi di sì perché e così che va il mondo. Ma io conosco poco l’argomento”.
 
Con la Doc Sicilia, quali aspettative?
“Grandi, anzi grandissime. Più forte sarà il consorzio e maggiori saranno le possibilità di successo. Ho sentito dire molte, troppe cose figlie di una totale disinformazione sul contesto di regole che ha portato a fare la Doc in questo modo, sulle opportunità che una Doc può dare in termine di maggiori controlli, di tutela e di promozione. Poi una riflessione: il 2011 ultimo anno senza Doc ha portato la produzione della nostra terra al livello più basso di sempre. Non vi sembra il momento di una scossa e di una sveglia?”.
 
La carenza di uva ha aiutato alla fine le aziende dai grandi numeri? O no?
“Le aziende come noi del tutto autosufficienti non risentono di questi sbalzi. Semmai il nostro concorrente che acquista può avere dei costi in più. Ma non è questo che personalmente mi preoccupa. Ogni ettaro di vigna in meno in Sicilia è una sconfitta per tutti noi. E quindi è  paesaggi in meno, è lavoro in meno, è la fine della tutela di uno stile di vita e una cultura millenaria. Guardate le campagne dove le vigne vengono abbandonate”.
 
All’estero chi è il grande concorrente della Sicilia?
“Ragionamento complicato. Quando abbiamo iniziato nelle carte dei vini c’era: Toscana, Piemonte e resto d’Italia. Ora direi che la Sicilia ha guadagnato uno spazio e una dignità diverse. Poi la concorrenza è trasversale: magari un Nero d’Avola generico compete con un Primitivo, un Etna con un piemontese e uno Chardonnay siciliano con l’omologo Australiano. O magari in alcune carte si compete tra aziende della stessa regione”.
 
Vinitaly 2012, quali novità dai Planeta?
“Ne presentiamo non una ma dieci. Ma per tenere sulle spine amici e colleghi invito tutti al nostro stand di Verona”.

F.C.