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Il caso

La qualità del cibo finisce dove inizia l’happy hour

17 Febbraio 2024
Tanto cibo in un buffet per l’aperitivo Tanto cibo in un buffet per l’aperitivo

Lo strano fenomeno del rito dell’aperitivo dove ogni esigenza salutistica e calorica viene ignorata. Ed è il trionfo dell’incoerenza e dei taglieri scadenti

Da un lato la tendenza salutista, esigente e capricciosa; dall’altra il suo lato oscuro intorno alle 19.
Da un lato la maniacale lettura delle informazioni nutrizionali sulle etichette di tutto, i cuori sotto i reel dei veg influncer e le loro ricette con le lenticchie bio, il dry January, i drink analcolici, il pollo ruspante, lo yogurt proteico, le cose senza lattosio, senza glutine, senza grassi, senza solfiti, senza zuccheri, senza nitriti e nitrati, senza nichel; dall’altro l’aperitivo, senza limiti, all you can eat. Due parti della vita delle persone che non si parlano, che sembrano appartenere a soggetti diversi, che pure abitano, sembra lo stesso corpo.

Uno dei motivi che ha allontanato giovani e meno giovani dal servizio di sala, oltre ai contratti finto part time, le ore infinite di servizio e la mancanza di una vita è che adesso, ad ogni ordinazione si è costretti a calcolare un infinito elenco di variazioni ai piatti, dall’antipasto al contorno, per chi è intollerante a qualche nutriente, segue diete paleo o cripto qualcosa, perché i clienti vogliono sapere il numero esatto di calorie, il tipo di farina del pane, la provenienza dei polli, il loro grado di felicità. Ma tutto questo, misteriosamente, all’aperitivo non si applica.

Se da un lato, ogni prodotto che entra nel carrello della spesa viene esaminato a lungo, soppesato e interrogato, a quello che viene deposto sui taglieri in finta pietra, o in finto legno, (l’aperitivo essendo un finto pasto, è il regno della finzione, già dalla base), si applicano altre leggi.
Li vedi, soggetti umani salutisti, dall’aria sportiva, abiurare ad ogni fede nutrizionale e fotografare, (d’obbligo prima di mangiare), taglieri su cui gli affettati sono color rosso radioattivo, i formaggi giallo gatorade, e pasta di grano ogm, patatine in cui potremmo giurare di trovare qualche grasso saturo, aromatizzate a chissà cosa, il tutto coperto da granella, creme, emulsioni, salse, pesti tutti rigorosamente al “pistacchio” verde cripotnite.
Le stesse persone che al ristorante si lamentano se il pane non è di grani antichi o di farina integrale, sono ben liete di ingozzarsi di carboidrati UPF, fritture oleose, di certo non fritte in olio IGP, pasta non di Gragnano, carboidrati e “carne” di maiale senza provenienza, storia e indicazione sono le regine indiscusse, del triste rito pre serale, in tutte le nostre città.

In un’epoca, la nostra, della misura e della proteine, l’aperitivo è il regno della dismisura e del carboidrato “ignorante”, perché? L’aperitivo ogni sera ci ricorda la scissione di cui è vittima il nostro io, la incoerenza di un’epoca in cui, come sempre le pulsioni sotto la patina di razionalismo estremo, e di controllo maniacale, vincano sempre.
Per molto tempo ho pensato che l’apericena fosse solo (?) l’ennesimo segno dell’impoverimento della classe media, come il proliferare del vino sfuso, e i voli low cost all’alba (che senso ha alzarsi all’alba il primo giorno di vacanza per prendere un aereo?), ma l’aperitivo è molto di più perché non conosce confini di classe, di ceto e di reddito.
L’aperitivo rinforzato all you can eat, a volte, ancora a buffet, (conoscete contesti in cui il buffet riesca ad esistere con dignità?), è semplicemente un modo, per dire che forse tutte questa febbre salutista, il conteggio ossessivo delle calorie per giorno, la bulimia per valori nutrizionali sulle retroetichette, non ci appartiene, è un bisogno indotto, e che forse non ci appartiene del tutto, perché una parte di noi, vorrebbe vivere di patatine e salsicce, fratture oleose, e che forse sì, l’aperitivo è la rivincita del nostro es, contro l’ortoressia diffusa dell’io, e contro l’illusione che forse, mangiare più sano, o quello che pensiamo sia più sano, non ci salverà dalla morte.