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L'azienda

Di Meo racconta l’Irpinia: “Mi chiamavano folle perché facevo affinare i vini, oggi però…”

13 Luglio 2022
Il casino di caccia di Di Meo Il casino di caccia di Di Meo

di Titti Casiello

Salza Irpina è un posto fuori dai sentieri battuti, a una mezz’oretta dal centro di Avellino.

Si svolta verso Sorbo Serpico e da lì a poco, ad accogliere la vista, è un vecchio casino di caccia, un tempo di proprietà dei principi Caracciolo e che oggi, in un’opera di recupero andata ben oltre la normale immaginazione – tra arredi settecenteschi, pavimenti in mosaico, quadri e busti d’altri tempi – è diventata l’accogliente dimora dell’azienda di Meo. E’ uno spazio dedicato al vino e all’arte, in un luogo che pare attraversare la storia, perché da sempre i due fratelli Roberto e Generoso di Meo hanno allargato i loro orizzonti: “La natura ci insegna che esiste già un’estetica e l’arte in quanto tale si collega a questa bellezza. I due progetti del vino e della fotografia nascono da una stessa costola per noi”. E così, se nel mentre la creatività in natura – attraverso le produzioni vinicole – è curata principalmente da Roberto, quella in arte, è affidata, invece, all’estro di Generoso con l’ambizioso progetto che culmina ogni anno nell’atteso calendario “Di Meo” in opere d’arte fotografiche realizzate nei più bei palazzi d’Europa.

(I vini degustati)

Eppure il fascino del luogo non si ferma solo al casino di caccia, ma anzi, raggiunge picchi di grazia con le vigne che tutto intorno circondano l’intero edificio dove le cromie di verde, di quei filari di Fiano di Avellino e poi di Greco di tufo, si intervallano in una sorta di oasi naturalistica tra piante officinali e arboree, così a suggellare un’idea di biodiversità che tutta quanta corre lungo il diametro di questa azienda di circa 25 ettari. E’ Il tempo, questo l’elemento della terra che pare essere il constante leit motiv dell’azienda Di Meo e del territorio irpino: “Non tutti i vitigni resistono alla sfida del tempo, ma varietà come il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino sì. La qualità e le caratteristiche di queste uve mi hanno sempre fatto pensare che il concetto tempo fosse sottovalutato per loro. Sanno esprimersi sin da subito, ma cambiano completamente umore e atteggiamento se accompagnati in un lento e lungo percorso”. E lui, Roberto, ha sempre anteposto i fatti alle chiacchiere. Lungimirante ed eclettico questi potrebbero essere i suoi aggettivi: “Mi chiamavano folle quando raccontavo che in cantina i miei vini stavano affinando già da qualche anno, ma non erano ancora pronti”. Per anni quindi, da quel lontano ‘86 che corrisponde all’anno di fondazione, Roberto ha fatto un vino che non esisteva, non essendo fruibile al mondo. Era lì dormiente nelle sue cantine, in una cantina che oggi, tra l’altro ospita – tra botti, tonneaux e barrique di rovere francese di Allier – una bellissima galleria fotografica, “così offro il tempo, a chi lo desidera, di visitare la barricaia, a contatto con l’arte”. Eppure oggi quella follia si è mostrata vincente: l’azienda è, infatti, diventata un vero e proprio caposaldo del territorio irpino, con la produzione di 15 diverse referenze tra bianchi, rossi, un brandy e due liquori, per un totale di 300 mila bottiglie all’anno. Colpisce tra i vini, la differenziazione di due diverse linee, quella della tradizione con espressioni immediate dell’annata e del terroir e quella del tempo che viaggia su una perenne sfida verso la più lunga maturazione dei vini in cantina. E così in una raffinata sala di degustazione, immersi nella bellezza di un’Irpinia senza tempo, un lungo viaggio nel passato, tra “Alessandra” e “Vittorio” i nomi dei suoi figli prestati alle referenze della linea tempo del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo Docg. Ecco i nostri assaggi:

Fiano di Avellino Docg Riserva Alessandra 2013

Dal 2019 ha visto finalmente la luce la menzione Riserva per i vini Fiano di Avellino Docg con un affinamento non inferiore a 12 mesi e Alessandra, che esce oggi sul mercato dopo ben 9 anni, si lascia scorgere principalmente in retronasale, rivelandosi tra odori di pesca, albicocca e zenzero candito, in uno spazio che si concede verso un sorso morbido giocato su picchi di sapidità.

Fiano di Avellino Docg Alessandra 2012

La descrizione olfattiva potrebbe risultare la ricetta di una vecchia farmacia officinale per quanto complesso si mostri il suo naso tra sbuffi balsamici, sentori di tabacco, note di carrube e poi di salvia e rosmarino, a dispetto di un sorso, che, invece, senza eccessi, regala immediatamente un incantevole equilibrio gustativo lungamente persistente.

Greco di Tufo Docg Riserva Vittorio 2008

E anche Vittorio 2008, appena immesso in commercio, quest’anno può fregiarsi della menzione Riserva con l’avvento del nuovo disciplinare di produzione, e profuma di grafite e pietra focaia in un palato che pulsa di vitalità dallo slancio fresco e ben definito.

Greco di tufo Docg Vittorio 2007

Già ad occhi chiusi è un Greco di Tufo, riconoscendo in lui quell’ inconfondibile forza olfattiva che si dipana immediatamente tra note di frutta candita, poi di girasole arso al sole e pesca sciroppata che accompagnano una finezza gustativa giocata tra uno spessore quasi materico del sorso (frutto anche della leggera macerazione) e un vortice di tensione agrumata che regala un finale di gran classe.

Fiano di Avellino Doc Erminia 2000

Nel 2000 non esisteva ancora la Docg per il Fiano di Avellino (arrivata solo nel 2003), ed Erminia, che è un omaggio alla compianta sorella scomparsa prematuramente, è “la mia forma di esasperazione al tempo più elevata” con una lunghissima maturazione sulle fecce fini, protrattasi sino alla data del suo imbottigliamento, nel maggio 2014, per essere poi immessa in commercio nel 2015. Ebbene dopo 22 anni Erminia è un valzer leggendario dove l’intramontabile fascino dell’eleganza si esprime tra balsamicità olfattive e un avvincente nota di melissa e tiglio che all’unisono accompagnano un sorso di gran bella fattura, e che pare ancora giovanissimo, quasi infante, da ricordarci che il tempo è effettivamente solo una convenzione sociale.