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La degustazione

Etna, 10 anni dopo: il “viaggio nel tempo” diverte e non delude – I NOSTRI ASSAGGI

11 Settembre 2016
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di Francesca Landolina

Un viaggio a ritroso nel tempo per comprendere la natura e i vini dell'Etna dopo 10 anni, per scoprirne via via lo stile. 

Tutto questo accade nella terza edizione del tasting “Etna 10 anni dopo”, che ha visto protagonista la vendemmia 2006. In degustazione, alla cieca, due bianchi e otto rossi di diverse cantine, con un vino ”intruso”, coltivato fuori dall’Etna per comprendere differenze e analogie.


(Salvo Foti)

“L'idea di degustare dopo 10 anni è interessante – ha affermato Salvo Foti, enologo e ideatore dell’evento – sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista commerciale. Si dice che il tempo è galantuomo ed è il solo che può fornirci un esame del lavoro svolto. Il tempo non si può comprare né vendere, questa non è una gara, ma un modo per cogliere le potenzialità di questo territorio”.


(Salvo Foti, Fabrizio Carrera, Giampiero Nadali e Federico Latteri)

A condurre la degustazione Federico Latteri di Cronache di Gusto, con la partecipazione del wine blogger Giampiero Nadali, di Salvo Foti e del direttore di Cronache di Gusto, Fabrizio Carrera.

In ordine di degustazione, ecco le note emerse sulla vendemmia 2006 dei vini degustati.

Barone di Villagrande 2006. Giallo dorato carico, luminoso. Al naso intensità e complessità. Erbe mediterranee, anice, crosta di pane e lievi tracce di idrocarburi. Al palato mantiene freschezza e carica aromatica. Nel finale abbastanza lungo. Giudizio positivo.

Carjcanti Gulfi 2006 (il vino “intruso”, nella degustazione alla cieca, un Carricante coltivato a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa). Colore dorato, un po' meno intenso. Al naso delicato, fine ed erbaceo. Al palato, fresco e sottile, con qualcosa in più in termini di lunghezza e incisività. Dieci anni ben portati.

Nicosia Fondo Filara Etna Rosso 2006. Colore granato un po' scarico, tipico dell'Etna rosso. Al naso nitido anche se non intensissimo, con una componente fruttata che lascia spazio alla speziatura in sottofondo. Evidente la nota terrosa. In bocca ancora una buona freschezza, medio corpo e capacità di progredire tra iniziale freschezza e componente tannica, con finale lungo. Tratto sapido che lo rene piacevole. Perfettamente integro.


(I vini degustati)

Passopisciaro 2006. Colore granato ma più scarico che già vira sull'arancio. Naso territoriale, con nota lavica. Diretto il territorio. Non può che essere Etna. Riconoscibilissimo. In bocca grande freschezza, tratto sapido e al contempo una maggiore maturità di frutto. Un vino incisivo.

Cantine Edomè 2006 Aitna Rosso. Colore più scarico. Un po' più evoluto. Naso non intensissimo. Ancora integro nella struttura e buona lunghezza, ma cominciano ad essere più presenti sentori terziari.

Benanti Serra della Contessa Etna Doc Rosso 2006. Colore granato meno evoluto rispetto ai precedenti e più carico. Al naso si percepisce la frutta matura, con nuance speziata. In bocca, perde un po' in freschezza ma ha più struttura e muscoli.

Vasadonna  2006 Tenute Mannino di Plachi. Colore granato scarico, tipico. Un vino che ha un fascino particolare. Naso elegante con note floreali e una leggera nota balsamica. Chiaro scuri che lo lasciano apprezzare dall'inizio alla fine. Conserva freschezza, bocca lineare, agile e tannini presenti e armonici, buonissima lunghezza. Un vino che molti appassionati apprezzeranno. Ancora in commercio.

Cantine Russo Etna Rosso Rampante 2006. Colore un po' più avanti con un'unghia che dà sull'arancio. Cominciano ad avanzare i sentori terziari. Siamo un po' all'apice della sua vita. Anche se evoluto, a dieci anni dalla vendemmia, mantiene una certa freschezza e una scia sapita finale.



(Salvo Foti, Giampiero Nadali e le bottiglie degustate)

Cantine Patria Etna Rosso 2006. Colore rubino, tendente al granato. Carico. Naso che va sui toni di frutta rossa. Freschezza che si mantiene. Corpo più pronunciato.

Gulfi Reseca 2006. Colore granato carico, limpido e nitido, così come al naso. Un vino decisamente territoriale, con note laviche quasi ferrose. In bocca, prevalgono la sua forza e la sua eleganza. Buona acidità. La componente tannica è  incisiva e di ottima fattura. A dieci anni dalla vendemmia ha davanti a sé ancora molta strada.

Al termine della degustazione, il bilancio è positivo. Non ci sono vini stanchi o troppo evoluti. Il viaggio nel tempo diverte e non delude. L'Etna ha davvero grandi potenzialità. Si conclude con alcuni interventi di produttori presenti in sala. Tra questi il Cavalier Giuseppe Benanti, il quale commenta: “L'Etna non rappresenta un terroir ma un insieme di differenti terroir. Quando il professor Nicolosi stilò la Doc Etna non poteva immaginare quanto poi è accaduto. Non ci sono paragoni che si possano fare su questa Doc che merita di essere una Docg. Se saremo in grado di sostenere l'eccellenza del vino saremo vincenti. Vogliamo produrre vini d'eccellenza per amanti del vino. L'Etna ha mantenuto le promesse e bisogna continuare il processo identitario che è in corso”. Non mancano piccole preoccupazioni. I riflettori, del resto, sono molto accesi su questa terra così unica. Per esempio, si parla di falsi. Potrebbe esserci il rischio che nel mondo circolino falsi Etna. A tal proposito il Presidente del Consorzio Etna Doc Giuseppe Mannino commenta: “Abbiamo la certezza che ci sia il rischio di falsi Etna nel mondo, le attenzioni sono tante. I controlli però solo la nostra tutela. Questi fenomeni vanno perseguiti sul nascere”.