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Il dibattito

Gdo: 2013 anno dei vini a marca commerciale. All’estero nel canale manca il coordinamento tra produttori

08 Aprile 2013
Bottiglie_Scaffale Bottiglie_Scaffale

Intorno al prossimo futuro del vino nel canale della grande distribuzione ne hanno parlato produttori, rappresentanti di categoria e i manager della Gdo.

Il dibattito segue l'uscita dei dati dell'ultima ricerca compiuta da SymphonyIRI sulle vendite di vino nella Gdo e trend di consumo (per leggere l'articolo cliccare qui), si parla di crescita dei prodotti a marca commerciale e di strategie di promozione con il giusto mix di prezzo e piani di comunicazione volti alla diffuzione di una nuova cultura del bere. E si parla di sfride.

Lo scenario vede un calo delle promozioni e il calo del consumo di vino. “E’ evidente il tentativo da parte dei produttori e della distribuzione di ricercare un nuovo equilibrio tra vendite e redditività: questo processo deve essere sviluppato nel 2013 con una collaborazione più forte tra le due parti in causa, che sia espressione dei bisogni dell’industria da un lato e, dall’altro, della conoscenza dei clienti patrimonio della distribuzione”, ha detto alberto Coldani il rappresentante di Federdistribuzione. Cambia anche il modo di consumare.  “La sfida per il 2013 – interviene Lamberto Gancia, Presidente Federvin –  sarà continuare a valorizzare la qualità dei prodotti italiani, partendo dall’educazione al bere responsabile attraverso la scoperta e la conoscenza delle tipicità, una divulgazione focalizzata sulla qualità dei prodotti, lo sviluppo dei consumi in Italia abbinati allo stile mediterraneo”.

Prezzi, promozione e comunicazione è la triade classica di riferimento in questo tipo di canale, ma in questo periodo di crisi, di mutamento della geografia degli scaffali per fasce di prezzo, di evoluzione del consumatore, diventa cruciale La collaborazione tra cantine e Gdo sarà comunque cruciale, come ha sottolineato Domenico Zonin, Presidente di Unione Italiana Vini: “Il momento di crisi rappresenta un’opportunità straordinaria per rafforzare il dialogo tra la filiera vino e la distribuzione. La Gdo è un partner e un interlocutore privilegiato per le cantine, non solo perché oggi veicola il 70% del vino che viene consumato a casa, ma perché è il soggetto che può supportare i produttori nell’azione di formazione e corretta informazione sulle valenze non solo emozionali del vino, ma anche sugli sforzi che la maggioranza delle imprese continuano a sostenere per certificare i processi produttivi in ottica qualitativa e di sostenibilità”. Come ha puntualizzato Roberto Fiammenghi, Consigliere Delegato Food di Coop: “Oltre a dover contrastare una crisi generalizzata dei consumi, non va trascurata la necessità di continuare a contrastare la crisi economica: pertanto andrà trovato un giusto mix tra un’offerta economica, che in Coop è quella che sta sostenendo le vendite complessive, e l’offerta di alta qualità con la giusta proposta promozionale per questa fascia di prezzo”.

Un 2013 che sarà comunque l’anno dei vini a marca commerciale. Giuseppe Zuliani, Direttore Marketing e Marca Commerciale di Conad ha dichiarato: “Il 2012 è stato l’anno di consolidamento della nostra Marca Commerciale vino, con il lancio di 57 nuove etichette a marchio proprio affidate a circa 30 cantine di produzione. Importante il dato di quota dei Marchi Commerciali di Conad che rappresentano ormai circa il 20% nel segmento dei Vini di Qualità (Doc, Docg, Igt e Igp), più del 15% negli Spumanti e di oltre il 43% nel vino comune”.

Per motlissime cantine italiane che trovano ossigeno più fuori, oltreconfine, che in casa, si prospetta un futuro da consolidare nella gdo all'estero.
Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWhatch.it, ha riferito della presenza del vino italiani nei supermercati italiani: “Il problema dei vini all'estero si chiama coordinamento. Ogni produttore cerca di referenziare il suo prodotto in modo individuale e con retailer che spesso non segmentano l'offerta per Paese, il prodotto italiano non è riconoscibile. Non basta aspettare la promozione del made in Italy, il problema è l'attività di comunicazione e promozionale tutto l'anno. Forse sarebbe il caso di fare un coordinamento generale degli istituti preposti alla promozione che forniscano indicazioni chiare anche su come evidenziare Italia sull'etichetta”. Sull’esigenza di coordinamento nell’export ha insistito anche Lamberto Gancia: “I nostri prodotti infatti poco presenti nella grande distribuzione, ma gli spazi di miglioramento sono sicuramente ampi. La parola chiave è ancora una volta coordinamento, per rafforzare l’efficacia delle numerose attività di promozione, alimentate anche dai fondi OCM”.

L’assenza di punti vendita di catene italiane all’estero è sicuramente penalizzante, ma molto può essere fatto in questo campo, come ha ricordato Domenico Zonin: “Alcuni grandi gruppi hanno stretto partnership con le istituzioni italiane per una diffusione dei prodotti tradizionali, altri si stanno impegnando per un allargamento del portafoglio italiano, sulla scorta del fatto che anche i consumatori esteri stanno richiedendo sempre più varietà sugli scaffali”. Uno di questi gruppi è senza dubbio Auchan che da anni esporta vino italiano: “Esportiamo in 11 Paesi – ha dichiarato nel suo intervento Andrea Montanari, responsabile Import & Export di Auchan – Francia, Spagna, Portogallo e Lussemburgo, Polonia, Ungheria, Russia, Romania, Ucraina, Cina e Taiwan. Per quanto riguarda il prodotto vino, ha raccolto un grande successo il Primitivo di Manduria, oltre a vini classici come il Chianti e il Lambrusco”.