Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Tendenze

Irlanda, la ricerca: aumenta il consumo di olio di oliva, buone prospettive per quello italiano

30 Gennaio 2013
Oil-in-the-supermarket-001 Oil-in-the-supermarket-001

Sulle tavole irlandesi l’olio d’oliva sta conquistando posizione.

Rispetto al burro, che sta alla base della tradizione alimentare dell’Irlanda, si difende bene. Soprattutto  l’olio italiano sembra avere buone prospettive, perché sono sempre di più i consumatori che scelgono come condimento l’oro verde del Bel Paese. Certo si tratta di un mercato ancora piccolino ma che può crescere. Nel mondo l’esportazione di olio di oliva vergine italiano in termini di volume è pari a  277 mila tonnellate, in valore parliamo di 939 milioni di euro, secondo i dati relativi al 2011 dell’Ice, e in Irlanda vengono importate circa 850 tonnellate (sempre in riferimento al 2011).

Il trend di crescita nel consumo del prodotto rivela uno sbocco interessante per le aziende italiane, spiegato anche dalle azioni di promozione del Governo che spinge i cittadini ad uno stile di alimentazione più sano. Secondo la ricerca condotta dalla Federation of Italian Business in Ireland ,  l’associazione senza scopo di lucro che riunisce imprese, liberi professionisti, istituzioni, nata per supportare i progetti di business nel mercato irlandese, gli ultimi  5 anni sarebbero stati positivi per le vendite di olio di oliva, sono aumentate di 5 milioni di euro mentre quelle di burro sono diminuite di 9 milioni di euro, per quanto riguarda invece la vendita delle altre tipologie di olio l’aumento è stato di 2 milioni.

Non è però l’Italia a detenere il primato dell’export in Irlanda ma la Spagna, e a seguire i più commercializzati nei canali della grande distribuzione sono gli olii provenienti da Gran Bretagna e Belgio rivenduti con propri marchi da gruppi britannici e belgi. Dietro a questo incremento c’è sì un cambiamento in atto delle abitudini alimentari, perché per ragioni salutistiche si sta prediligendo la Dieta Mediterranea, ma c’è anche l’influenza esercitata dai viaggi turistici effettuati nei Paesi ad alta vocazione olivicola. Segno di come l’appeal del territorio influenzi poi a distanza di tempo la scelta di consumo. Dalla ricerca si deduce anche quanto i consumatori siano legati al brand e che il prodotto italiano è favorito per la buona immagine e la positiva percezione che ha il consumatore irlandese.

Se l’olio di oliva erode piccole quote al mercato del burro, si ritrova però a fronteggiare una dura lotta con gli altri olii. In Irlanda, infatti, il più acquistato è l’olio di girasole, poi quello di mais e di altri semi diversi. Il consumo pro capite di olio di oliva perciò si attesta ancora su livelli bassi, 0,70 litri. La causa sarebbe il prezzo allo scaffale, che rimane il più caro, e poi si sconterebbe anche il fattore stagionalità.

Un altro elemento che condiziona l’acquisto di olio di oliva, come confermato dalla ricerca, è  il packaging. Infatti, le preferenze sul prodotto starebbero aumentando perché l’Irlandese preferisce adesso il vetro rispetto al Pet utilizzato per gli altri olii vegetali. Il formato di bottiglia più venduto è il 750 cl. Per quanto riguarda la marca, nei supermercati  ad essere forti sono le private lable.

C.d.G.