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Vini e territori

Pierpaolo Messina (Marabino): “I vitigni sono ovunque, i terroir non sono replicabili”

26 Maggio 2021
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di Alessia Zuppelli

“Il vino è una cartolina liquida che racconta i territori”.

È una battuta incisiva quella di Pierpaolo Messina, patron di Marabino, cantina in contrada Buonivini a Noto, in provincia di Siracusa, in quel territorio dipinto di bianco quasi al confine fra due mari, nell’estremo sud della Sicilia. Una terra dove si incrociano venti e tradizioni contadine, calore e genuinità, a pochi chilometri dallo Stretto di Sicilia fra le colline poste a una latitudine più a sud dell’africana Tunisi. Se l’attenzione della più ampia platea di degustatori è focalizzata sui metodi di vinificazione, nota il produttore, il territorio resta al centro di ogni interpretazione del Nero d’Avola, e non solo: “I vitigni ci sono ovunque, i territori no”. Il territorio si riflette nel pieno recepimento dei dettami dell’agricoltura biodinamica, dove quel “dinamismo” rende “l’uva più viva. Nel vino cerco pulizia, precisione, devi sentire la terra”, continua Pierpaolo Messina. Sfaccettata da diverse cromie, la terra da “sentire” è quella arida e calcarea delle diverse parcelle delle vigne di questa contrada, dove i contadini hanno “ingannato la vite” con l’alberello impupato tipico di Pachino attraverso la tecnica della mazzonatura. Si tratta, in sintesi, nel piegare i germogli legandoli a un tutore, inibendone lo sviluppo in altezza, così che tutte le energie si concentrino sul grappolo a pochi centimetri da terra.

(I vigneti)

Dalle viti, alcune delle quali guardano a Nord, si coltiva quell’uva alla ricerca di frutto maturo, non surmaturo, in equilibrio fra la maturazione tecnologica e quella fenolica: “Se non c’è armonia nell’uva quando la raccogli non ci sarà neanche nel vino”. Armonia nel rispetto dei suoli e di tutte le vigne attraverso l’utilizzo di zolfo di miniera, del preparato 500 meglio noto come “Cornoletame”, composto che una volta fermentato sottoterra, si trasforma in humus per poi essere miscelato con acqua allo scopo di incrementare la resa produttiva del terreno. Di fondamentale importanza per mantenere l’identità del vigneto e tutelarne la biodiversità è la selezione massale, volta alla salvaguardia della variabilità genetica delle piante. Attraverso questa tecnica le piante vengono riprodotte non attraverso cloni ma partendo dai tralci di vite scelti dai vigneti più vecchi, le marze appunto, così da ottenere un prodotto il più aderente possibile a quella cartolina che racconta il territorio. Biodiversità vuol dire anche avere rispetto e cura di tutto ciò che abita, vive, e serve alla vigna. Dall’acqua ad altri elementi. Creando un laghetto adiacente, ad esempio, è stata ridotta del 70% la beccata degli uccelli che cercavano fonti di abbeveramento negli acini d’uva.

(Le botti)

A eccezione del Moscato Fondo Alla Palma e del Nero d’Avola Archimede che maturano, rispettivamente in botti di gelso e ciliegio, per tutti gli altri vini si impiega, oggi, esclusivamente l’acciaio: “In cantina cercavo una matrice unica, più salmastra. Lo stile che cercavo non era quello di note scure, date dalle botti grandi in rovere, era come come se mettessi miele su un’acciuga. In acciaio ho trovato più stile soprattutto per fare capire le varie parcelle in maniera più nitida e netta”, spiega il patron di Marabino. Ma quelle vecchie grandi botti di rovere restano per un nuovo progetto prosegue Pierpaolo: “Stiamo lavorando a un vino del sole prodotto non con Metodo Soleras come si fa il Marsala ma con damigiane poste al sole. Un vino secco aromatico con sfumature ossidative. Sfruttiamo quello che abbiamo, sole e territorio per fare vini diversi”.

(I vini degustati)

Gli assaggi di seguito svelano analogie in termini di finezza e aspetti più sottili fra l’annata 2016 e 2019.

Eureka 2019
L Chardonnay dai riflessi dorati che conduce lontano, ai territori gessosi dello Chablis, vinificato sulle bucce – periodo variabile – in base all’annata. Un vino solare da leggere note fossili che con il tempo può rilasciare nuance più profonde. Sorso ricco di territorio, mineralità, e sfumature iodate per una interpretazione di Chardonnay siciliano fuori dai canoni convenzionali. Da conservare sicuramente in cantina seppur di grande emozione anche adesso.

Rosanera 2019
E’ il rosato “pista e mutta”, ovvero pressatura diretta delle uve di Nero d’Avola. Rosato fresco e asciutto prodotto da uve di Nero d’Avola provenienti da 4 parcelle da vigne diverse, sia vecchie che giovani. Immediato nel frutto al naso e di scorrevole beva.

Muscatedda 2020
Riflette la spiccata aromaticità mediterranea e salmastra del territorio di provenienza. Un moscato secco da abbinare a cibi dove sono presenti note vegetali come carciofi o asparagi, o altrettanta aromaticità come nel caso della cucina asiatica o fusion.

Sfumature di Nero d’Avola

Archimede 2016
E’ il genio dalla grande personalità fatto liquido. Un’etichetta che riscatta il Nero d’Avola, da anni di bistrattamento grazie a un naso che racconta di territorio caldo ma ventilato, arido ma generoso. Profumi intensi e suadenti che spaziano dalla frutta rossa matura, leggere note di arancia sanguinella, sbuffi iodati, cenni di terziarietà dati dall’invecchiamento in botti di ciliegio. Ampio nei profumi quanto lungo, pieno, e avvolgente al sorso. La spalla acida sorregge un tannino che altro non può essere definito se non nobile. Da ricordare.

Don Pasquale 2019
E’ prodotto con uve provenienti da appena mezzo ettaro di vigna. L’esposizione a nord si riflette in un note più fresche e iodate, profumi di frutta più fresca protese verso il futuro. Fine e sottile nella sua perfetta corrispondenza gusto olfattiva conferma la 2019 come ottima annata anche nella zona di Noto.

Don Paolo 2019
Prodotto da mezzo ettaro di vigneto esposto a nord, in virtù di un suolo esclusivamente composto da creta, apre al naso con grande verticalità. Cenni di incenso, nuance mediterranee – dalle erbe aromatiche al rosmarino – si riflettono in un sorso di intrigante eleganza. Vino ideale da meditazione.

Conca 2019
E’ l’etichetta che più esprime quel concetto di frutta matura, dall’uva proveniente dalla vigna più vecchia, coniuga sapidità e dolcezza del frutto. Un vino di ampio respiro, più gastronomico, e dal sorso pieno.

Lenza 2019
Identifica una lingua di terra, la forma del vigneto stretto e lungo. E’ l’espressione di Nero d’Avola più balsamica e dalla trama tannica più fitta. Sorso agile giocato in equilibrio fra parti dure e morbide.

Parrino 2019
Nasce dalla selezione massale di vecchie viti della zona di Pachino. Congiuntamente alla varietà dei suoli e all’esposizione della vigna a Nord è l’interpretazione più variegata e in asse con la filosofia del produttore.

Coniglio 2019
Esprime la verve più versatile e dinamica del Nero d’Avola. Da suoli di tipo alluvionale che conferiscono una trama tannica sottile è il frutto dell’incontro fra profumi autoctoni, dal gelso a note floreali. Un sorso di più facile approccio.

Rosso di contrada 2017
E’ la sintesi immediata delle quattro parcelle che compongono questo blend di Nero d’Avola, Conca, Lenza Lunga, Conigli, e Parrino, ciascuna vinificata e maturata separatamente. Il vino della collina che racconta dei vini di Pachino, calorosi e di fresca genuinità. Biglietto da visita del produttore. Identitario e versatile.