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L'azienda

Possente, la bravura di chi sa aspettare: “Sul mercato devono arrivare solo vini pronti”

31 Maggio 2018
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“La qualità alla fine premia sempre”. Parole di Maria Possente, titolare insieme alla famiglia della omonima cantina che si trova ad Alcamo in provincia di Trapani. 

51 ettari (ma non tutti vitati), 80 mila bottiglie, un pensierino all'olio extravergine (5 mila bottiglie prodotte lo scorso anno) e un'attenzione maniacale alla ricerca della qualità. “La nostra azienda è stata tra le prime in Sicilia ad ottenere la certificazione biologica – racconta Maria – ed è venuto naturale continuare sul'onda di questa qualità voluta e ricercata da mio padre. Ci dicevano che eravamo pazzi, si sbagliavano”. Un Vinitaly alle spalle vissuto con la soddisfazione di aver ricevuto tre premi su tre vini presentati (unici siciliani), un nuovo mercato all'orizzonte (Australia) e una scommessa sui vini senza solfiti e macerati. “Bisogna fare chiarezza sui bianchi che rimangono ad aspettare il momento giusto per uscire sul mercato – dice Maria – La nostra azienda non ha ancora rilasciato l'annata 2017, perchè il Grillo, ad esempio, non è ancora pronto. Credo sia fondamentale immettere sul mercato vini che possano sprigonare subito tutte le qualità che hanno. Assurdo sentirsi dire da alcuni ristoratori che alcuni clienti chiedono solo vini bianchi del 2017 e quelli di prima non li vogliono perché sono “vecchi”. Per fortuna non per tutti è così”. Già, perché i macerati sono un settore di nicchia, certo, ma che sta prendendo sempre più campo e che sta ricevendo parecchie attenzioni. “Le nuove generazioni, soprattutto – spiega Maria – sono curiose e cercano sempre più questa tipologia di vini. E devo dire grazie anche ad alcuni ristoratori di un certo livello che hanno inserito nelle loro carte dei vini questi vini. I clienti, così, grazie ad un sommelier che spiega peculiarità e caratteristiche, scoprono un vino che per molto tempo è stato bistrattato. Ma, come detto, è necessario fare informazione”.

La famiglia Possente da sempre ha un legame strettissimo con il territorio. Uno dei vini di punta della cantina, infatti, è Alcamo Doc: “Quando abbiamo immesso sul mercato il Bunifat (Catarratto in purezza) siamo stati sommersi dalle critiche – dice Maria – Ci dicevano che il nome era brutto, che non potevamo portare avanti una Doc sconosciuta. I fatti ci hanno dato ragione”. Oggi Bunifat, che prende il noe dal Monte Bonifato, che sormonta Alcamo, è tra i vini più venduti della cantina trapanese. Export che da quest'anno registra una nuova bandierina sul planisfero dei mercati di riferimento: dopo Giappone, Svizzera, Canada, Olanda, ecco l'Australia: “Abbiamo conosciuto un importatore che cercava vini biologici al Vinitaly – dice – Dopo averli provati ha fatto un ordine ed è in partenza la nostra prima spedizione nella terra dei canguri”. Il biologico sta iniziando a scalare le classifiche dei consensi: “Ci sono ancora oggi consumatori scettici sulla bontà di un prodotto biologico – dice Maria – Il fatto che ci siano pochi numeri, per molti, non è indice di qualità. La gente si fida di più, molte volte, di chi fa grandi numeri. Noi, però, abbiamo voluto mantenere intatta la nostra impronta di azienda piccola e artigianale”. Più bianchi (Catarratto e Grillo) che rossi (Nero d'Avola e Syrah) e il rilascio da qualche giorno del Catarratto 2013: “Un vino unico nel suo genere – dice Maria – ma lottiamo con un mercato che è poco informato. Una tendenza che mi auguro finirà presto”. Una sperimentazione quotidiana proprio sul settore dei “senza solfiti” e dei macerati che continua giorno dopo giorno in cantina. Scrutando il cielo e tenendo sempre d'occhio i vigneti: “Veniamo da un'annata non bella – dice – e la 2018 non si prospetta migliore. Il rischio peronospora è elevatissimo. Non ci dormiamo la notte. Non credo ci sarà un aumento della quantità di produzione. Anzi stimiamo un leggero calo”. Questa zona della Sicilia si sta sempre più distinguendo per la qualità dei vini che produce. E guarda al fenomeno Etna “Si tratta di un fenomeno che non è destinato a finire a breve – dice Maria – e cha ha dato, anzi, risalto a tutta la Sicilia. Perché i vini del Vulcano, di riflesso, hanno sempre trascinato tutte le produzioni dell'Isola. Credo che siamo all'alba, una punta di un iceberg che ancora deve mostrare le proprie potenzialità”.

Piccolo capitolo sull'olio extravergine, la nuova scommessa dell'azienda: “Un altro nostro investimento – dice – Le nostre prime produzioni (5 mila bottiglie) sono andate molto bene. Produciamo due oli di altisima qualità con Cerasuola, Biancolilla e Nocellara. Adesso stiamo investendo sulle nuove tecnologie nel frantoio. Anche qui viene premiato solo un certo tipo di lavoro certosino che punti sulla qualità”.

C.d.G.