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Scenari

Spot del Masaf invita a mangiare frutta secca italiana. Peccato che nei supermercati non se ne trovi…

16 Febbraio 2024
frutta secca frutta secca

Uno spot per promuovere il consumo di frutta a guscio italiana, ricca in sali minerali, vitamine e antiossidanti. A promuoverlo è il Masaf, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste in collaborazione con Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare e la Federazione italiana rugby che lo ha presentato a fine gennaio e che è costato 1,3 milioni di euro. Testimonial d’eccezione di questa campagna, è la Nazionale di rugby che “per segnare la meta decisiva, ha sempre scelto l’energia giusta”, recita lo spot. “Lavoriamo per valorizzare un alimento sano e nutriente”, ha spiegato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida durante la presentazione dello spot. Peccato che di frutta secca italiana nei nostri supermercati, se ne trovi davvero poca. Il claim scelto per la campagna “Dentro c’è l’Italia”, pensato per esaltare il binomio prodotto-territorio di origine, sembra abbastanza inappropriato se si leggono con attenzione le etichette della frutta a guscio presente nei banchi della grande distribuzione.

Abbiamo fatto in giro in alcune tra le più grandi catene di supermercati presenti a Palermo, prestando particolare attenzione alla provenienza dei prodotti promossi dallo spot: noci, mandorle, nocciole, pistacchio, carrube e castagne. E quello che abbiamo trovato, in gran parte, non è made in Italy. Le noci arrivano prevalentemente dalla California e Cile e solo in un caso ne abbiamo trovate di italiane; le mandorle sono californiane e spagnole ma, in questo caso, in alcuni supermercati si trova una piccola percentuale di mandorle italiane e addirittura siciliane (del Val di Noto); i pistacchi arrivano da California e Iran. Per le nocciole la percentuale è all’incirca metà e metà tra quelle turche e quelle italiane; italiane le pochissime castagne in vendita. Un discorso a parte meritano, invece, le carrube delle quali non abbiamo trovato traccia nelle catene visitate, il che è, ovviamente, un paradosso, se si considera che l’80 per cento della produzione di carrube in Italia è coltivata nelle province di Ragusa e Siracusa…

Siamo convinti della bontà della frutta secca di casa nostra, sappiamo che fa bene e ci fa piacere che il Ministero esalti l’eccellenza delle produzioni nazionali con un payoff “buona, sicura e ricca di benessere” che richiama proprio le ottime proprietà organolettiche dei prodotti della filiera, il rigoroso sistema di controlli che l’Italia garantisce e le numerose proprietà che rendono la frutta in guscio un alleato per il nostro benessere. Ma se, sull’onda dell’emotività di questo spot, andiamo a farne incetta al supermercato e ci portiamo a casa noci della California, mandorle spagnole, nocciole turche e pistacchi iraniani, non facciamo bene al made in Italy e non possiamo contare di certo su filiera corta e proprietà organolettiche nazionali. Il messaggio dello spot è senza dubbio positivo, perché mette insieme concetti importanti come la cura della salute attraverso la sana alimentazione, utilizzando lo sport per dare diffusione al messaggio ma avrebbe molto più senso se la frutta secca italiana fosse davvero alla portata di tutti. Ci auguriamo che una parte dei 14 milioni di euro che il ministro Lollobrigida ha dichiarato di avere stanziato per il settore della frutta a guscio, servano per fare arrivare ai cittadini quella prodotta in Italia.