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L'intervista

Umberto Trani: “Vulcano, il Therasia e i miei chef stellati”

24 Aprile 2023
Giuseppe Biuso, Umberto Trani e Davide Guidara Giuseppe Biuso, Umberto Trani e Davide Guidara

Carico. Anzi “carichissimo” usando un termine non proprio corretto. Ma che rende l’idea. Raggiungiamo telefonicamente Umberto Trani, direttore del Therasia Resort di Vulcano, una delle “perle” delle Eolie, di proprietà del gruppo Imperatore Travel World. La nuova stagione è ai nastri di partenza e il gruppo guidato da Trani non vede l’ora di ricominciare.

Direttore, come si sente?
“Carico. E tanto. Sono davvero felice e non vedo l’ora di ricominciare. Ma è un sentimento comune a tutti i lavoratori del gruppo”.

Come mai tutto questo entusiasmo?
“Veniamo da periodi difficili e viviamo e lavoriamo per il contatto con le persone. Credo che questa sarà la vera stagione della ripresa e non possiamo farci trovare impreparati”.

Lo scorso anno com’è andata?
“Meglio rispetto al 2021, certamente. Ma non i numeri che ci aspettavamo. Abbiamo realizzato un + 18 del nostro fatturato. Ma l’emergenza Vulcano ci ha un po’ rallentati”.

A cosa si riferisce?
“Le emissioni gassose dal vulcano hanno fatto scattare l’emergenza e il governo regionale ha chiuso diciamo tutta l’isola. Non è stato un momento facile. Perché abbiamo ricevuto tantissime disdette per le notizie che circolavano. Comunque abbiamo recuperato nei mesi successivi”.

E adesso com’è la situazione?
“Tutto regolare. Sono riprese le escursioni ai crateri sommitali, visto che non c’è più pericolo. E hanno riaperto anche parzialmente un’area dove si possono fare i fanghi termali. Credo che entreremo nel vivo a breve”.

Che Therasia sarà?
“Un Therasia rinnovato. Abbiamo ristrutturato completamente dieci suite. E poi stiamo sempre di più percorrendo la strada della sostenibilità. Obiettivo è il consolidamento del brand. Nel nostro albergo non abbiamo più plastica e ci stiamo sempre di più impegnando sul lato del risparmio energetico. Come la questione dei prodotti: produciamo tutto da noi, la carne viene comprata da produttori della provincia e il pesce è rigorosamente eoliano”.

Voi detenete il record di due ristoranti stellati a pochi metri uno dall’altro. Un caso più unico che raro. Il Cappero e Tenerumi si stanno preparando a questa nuova stagione?
“Altrochè”.

Da dove iniziamo? Dal veterano Giuseppe Biuso e quindi Il Cappero?
“Abbiamo rinnovato il ristorante. Chi è già stato da noi, non lo riconoscerà più. Poi Giuseppe ha studiato un nuovo menu. Grazie a dei viaggi e delle nuove esperienze ha inserito dei piatti molto molto interessanti: la sua caratteristica è questa acidità persistente e questo umami che nel nuovo menu saranno ancora di più in primo piano”.

Mentre Davide Guidara, che sorprese ci sta preparando?
“La stella lo ha galvanizzato tantissimo. Davide è uno che studia e prova sempre. Ha migliorato dei piatti che per me erano già strepitosi. Ma credo che il ristorante Tenerumi sia unico al mondo. Abbiamo preparato il tavolo conviviale che può ospitare 12 persone che avranno la possibilità, durante la cena, proprio di interagire con lo chef. Sarà una vera e propria esperienza da non perdere”.

Ma c’è anche un lato dolce dei ristoranti…
“Già. Si chiama Gianluca Colucci ed è il pastry-chef di tutti e due i ristoranti. Non è facile per lui confrontarci con i “desideri” di due chef così diversi. Ma Gianluca è bravo e ha pensato un menu interessante”.

Non ci anticipa nulla?
“Al Cappero c’è una novità: sarà il cliente a scegliere quale ingrediente principale usare nel dolce e Gianluca lo preparerà in diretta. Mentre per i Tenerumi ci sarà un dolce ispirato alla Campania. Non posso dire altro”.

E poi i vini…
“La nostra carta dei vini ha circa mille etichette. Ma io dico sempre che non è il numero che conta, ma quello che ci metti dentro. Il nostro gruppo di sommelier è in Francia per una vacanza-studio in Champagne. Torneranno con una selezione di bottiglie molto ricercate. La nostra tendenza è ormai questa: vini di nicchia, ma di bravissimi produttori”.

E sui vini naturali?
“In carta ne abbiamo circa 90. Il problema è che per il momento non c’è ancora tantissima scelta. Molti vini si somigliano e provengono quasi tutti dalle stesse zone. Non c’è una vera e propria diversificazione ancora in atto. Sui vini naturali ci punteremo. Ma la distanza con la Francia resta. Lì c’è molta cultura degli champagne naturali per esempio. E infatti in carta ne abbiamo 140”.

E l’inverno appena trascorso com’è stato?
“Molto impegnativo. I riconoscimenti ci hanno portato una ridondanza mediatica molto ampia. La nostra clientela viene principalmente da America ed Europa. Ma abbiamo avuto tanti appuntamenti, eventi e cene private che ci hanno permesso anche di confrontarci con nuovi paesi”.