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La degustazione

Usiglian del Vescovo tra mito, storia e futuro: e ora si punta sui lunghi invecchiamenti

16 Febbraio 2021
Vigneti_Usigliano Vigneti_Usigliano

di Michele Pizzillo

Definire azienda storica Usiglian del Vescovo è il minimo che si possa dire di una vigna che nei suoi annali può dimostrare di avere conosciuto la prima vendemmia nel 1083, cinque anni dopo la donazione di Usiglian di Palaia al Vescovo di Lucca da parte di Matilde di Canossa.

I primi vini prodotti erano destinati ai sacerdoti per officiare la messa. Poi ci fu la contesa tra la Repubblica Pisana e quella di Firenze che a partire dal 1509 però, assicurò a Usigliano tre secoli di pace e all’azienda, la necessaria stabilità economica perché quello che ancora oggi è un bel borgo rurale, divenisse centro d’arte e di buon vivere in contemplazione della natura. Attenzione assicurata anche dai nuovi proprietari di Usiglian del Vescovo, una finanziaria che fa capo ad un ramo della famiglia Angelini, tant’è che il direttore dell’azienda, Francesco Lomi, può dire che “cerchiamo di essere (quando, invece, lo sono davvero, ndr) i custodi di questo territorio molto bello. Quello delle dolci colline della Valdera, nel comune di Palaia, in provincia di Pisa, poco distante dal mare, a 250 metri di altitudine, con 160 ettari che appartengono all’azienda Usuglian, di cui 15 dedicati a oliveti e 25 a vigneto che si estendono per 6 chilometri lungo il costone di una collina”. Si tratta di piccole vigne di Sangiovese, Merlot, Cabernet sauvignon, Syrah, Petit verdt, Chardonnay e Viognier, con differenti esposizioni, vinificati separatamente, proprio per esaltare le peculiarità di ognuno. Peculiarità che abbiamo potuto apprezzare proprio in occasione della presentazione – purtroppo digitale – dell’ultima annata di due bianchi e un rosso di respiro internazionale e comunque molto innovativi visto che l’impegno di Lomi e dell’enologo Federico Ricci, è stato quello di pensare a vini prodotti, diciamo per il futuro, anche dei bianchi oltre ai rossi che potrebbe essere normale, ma visto la capacità di invecchiare, non è proprio così.

La proprietà subentrata nel 2001 a chi aveva assicurato stabilità economica ad Usuglian, ha portato una brezza di rinnovamento tra progetti innovativi e nuovi impulsi, dice Lomi che insieme a Riccardo Gabriele di PR Comunicare il Vino ha organizzato e condotto la degustazione digitale. Ha evidenziato Lomi: “Il connubio tra natura incontaminata, memoria storica e moderne tecniche fornite dalla ricerca scientifica in campo agronomico, hanno consentito di orientarsi verso un’agricoltura di tipo sostenibile che tuteli il territorio e sia in grado di puntare ad un prodotto di alta qualità, che abbia impresso tutto il carattere e l’energia del luogo in cui nasce”. Alta qualità che caratterizza tutta la produzione che va dal Chianti Superiore Docg agli Igt Toscana (dai rossi Il Milleeottantatré, Il Grullaio e Mora del Roveto al rosato Il Sangiosé e al bianco Il Ginestraio), dal Doc Terre di Pisa Il Barbiglione al bianco Il MilleEsettantotto Costa Toscana Igt, dallo Spumante Metodo Classico Brut Rosé Il Bruvé al Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice.

Nella degustazione digitale sono state proposte le nuove annate di tre vini, che non si può dire che sono i più significativi perché tutta la produzione di Usuglian del Vescovo è di ottima qualità: sono freschi di produzione. Nei due bianchi proposti in degustazione c’è la caratteristica della prospettiva futura, nel senso che Lomi e Ricci hanno lavorato per produrre vini da lungo invecchiamento e, addirittura, con un grande interrogativo sulla durata della fase ascendente, specialmente per il MilleEsessantotto che è la prima vendemmia di Chardonnay e Viognier – fanno parte della stessa vigna, con lo stesso numero di piante – destati alla produzione delle circa 2.000 bottiglie di un vino volute per ricordare la donazione di Matilde di Canossa al Vescovo di Lucca del borgo di Usignan di Palaia. Con risultati davvero eccellenti e ancora in evoluzione, tanto che Lomi ha detto che sarebbe il caso di darci appuntamento almeno fra tre anni per esprimere il giudizio definitivo. Questi i vini degustati.

MilleEsettantotto Igt Costa Toscana 2017

Diciamo subito che tra etichetta e retroetichetta c’è tutta la descrizione di questo eccellente bianco ottenuto da un uvaggio di Chardonnay e Viognier provenienti dalla stessa vigna e dove sono presenti con il medesimo numero di piante, ma con produzioni differenti e, quindi, si può ipotizzare un 60 e 40%. Andiamo oltre alla fase della vinificazione, per segnalare che il vino viene affinato in botti di rovere e una parte in anfore di coccio pesto per avere un prodotto equilibrato in tutti i suoi componenti. Nel calice presenta un colore paglierino vivo con riflesso verdi. Il bouquet è complesso, con prevalenza degli aromi tipici dello Chardonnay ma altri dovrebbero emerge almeno fra un paio di anni. Al palato, comunque, l’armonia c’è tutta, insieme ad un rincorrersi di sensazioni fresche e dolci, unite ad un corpo di tutto rispetto. La produzione è limitata e le bottiglie sono numerato. Infine, i sugheri sono certificati e libera da difetti degustativi. La bottiglia è venduta con una propria cassettina di legno.

Il Ginestraio Igt Toscana bianco 2019

Anche per questo vino l’uvaggio è di Chardonnay e Viognier presenti nella stessa vigna piantata su terreno sabbioso di colore molto chiaro e profondo. Affinato 4 mesi in botti di rovere da 5 hl e altri 4 in bottiglia. E’ un vino molto elegante, di colore giallo carico con riflessi dorati e profumi molto fruttati e con bellissime note floreali. Al palato ha un ingresso morbido, con buona struttura e un ritorno di tutti i sentori del bouquet con in più note del legno utilizzato per l’affinamento. Molto interessante è il finale, pulito, fresco e con una lunga persistenza gustativa. E’ un vino particolarmente apprezzato all’estero, in particolare Nord Europa e Stati Uniti oltre che Toscana e grandi città come Roma e Milano.

Il Barbiglione Igt Toscana rosso 2015

Syrah con piccole aggiunte di Cabernet sauvignon e Merlot per questo vino che è fra le produzioni più importanti di Usiglian del Vescovo, tant’è vero che in etichette sono riprodotti gli stemmi dei Vescovi che ne sono stati proprietari. La vigna è allevata su terreno prevalentemente sabbioso che permette di fare esprimere al meglio gli aromi del Syrah che, in questo caso, ha pure un rapporto molto equilibrato con il legno. Dopo le operazioni di vinificazione, macerazione e fermentazione, il vino, infatti, viene lasciato affinare in barriques e tonneaux di primo passaggio per 15 mesi. Segue un ulteriore affinamento di oltre un anno in bottiglia. E, così, nel calice arriva un vino di colore rosso intenso con sfumature violacee. Intensi anche i profumi, con note di piccoli frutti rossi e di fiori di campo. Al palato ha un ingresso avvolgente che anticipa un’espansione tannica veramente avvolgente che con la dolcezza di sentori fruttati, assicura una bella persistenza con una freschezza davvero sorprendente. E’ vino da carni rosse e selvaggina ma il suo bouquet intenso, floreale e fruttato, abbinato alla sua freschezza, lo rendono ottimo compagno di piatti speziati, come quelli della cucina orientale.

Usiglian del Vescovo
Via Usigliano, 26 – Palaia (Pisa)
T. 0587 622138
info@usigliandelvescovo.it