Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'iniziativa

Valentina Di Camillo a Wine Moment: “Suono, scappo e consegno il vino ai miei clienti”

22 Aprile 2020
per_art_di_camillo per_art_di_camillo

Per il nostro terzo appuntamento con Wine Moment ci siamo spostati in Abruzzo, in provincia di Chieti per la precisione, tra i vigneti della Tenuta I Fauri per conoscere Valentina Di Camillo.

Una donna intraprendente che, dopo aver dedicato gran parte della sua vita agli studi biomedici, ha deciso di concentrarsi sulla tenuta della sua famiglia e sul mondo vinicolo. Oggi lo fa con una marcia in più, dandogli un tocco di brio in uno dei momenti più bui che il mondo abbia mai conosciuto. “Abbiamo reinventato il delivery pensando a ciò che si faceva da ragazzini – spiega la Di Camillo – c’era questa esigenza di garantire certezza a chi da anni ci sceglie. Così abbiamo ideato “suona e scappa” sottolineando l’ulteriore distanza che mettiamo tra chi riceve la consegna e il corriere di turno che suona, lascia il pacco e se ne va”.

Una grafica divertentissima che trasmette leggerezza e ci riporta, infatti, all’essere bambini. L’iniziativa lanciata dalla Tenuta I Fuari è così diventata un’occasione per coinvolgere alcuni produttori abruzzesi a continuare con il loro lavoro e non far mancare il vino preferito sulle tavole dei loro clienti. Ma, essendo in Abruzzo, territorio assolutamente incredibile dal punto di vista enologico, la Di Camillo ha confidato anche uno dei suoi punti deboli: il vino del cuore. “Racconto il Cerasuolo come se fosse il figlio che non ho – ha affermato – lo metto ovunque. Ne ho sempre qualche bottiglia in macchina, lo porto sempre con me” ha detto, per poi proiettarsi su quelle che sono le novità alla Tenuta. “Sicuramente Pecorino e Passerina ci hanno dato negli ultimi anni l’opportunità di giocare un campionato diverso di rossi – ha spiegato – Stiamo lavorando anno dopo anno sul Pecorino e in azienda non ne avevamo esperienza, quindi ha dato uno stimolo in più per lavorare sui bianchi. E non è stato facile per noi abituati ai grandi rossi che macchiano la tovaglia”.

Giorgia Tabbita