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Lo studio

Vendemmia 2010, segno meno in Sicilia

02 Giugno 2011
vendemmia vendemmia

Dai dati elaborati dall’Assoenologi emerge un’Italia vinicola eterogenea. Aumenti per Campania e Puglia, il Veneto è il più produttivo, mentre nell’Isola un calo del 30 %. Qualità buona ma nessuna eccellenza

Diminuisce la quantità di vino prodotto in Sicilia, mentre la qualità rimane a un buon livello.

Nel 2010, infatti, l’Isola si è confermata produttrice di buon vino, con diverse punte di “ottimo”, ma ha registrato un calo del 30 per cento in quantità, rispetto alla vendemmia del 2009.
È il risultato che emerge dai dati vendemmiali 2010 elaborati dall’Assoenologi, l’organizzazione nazionale di categoria dei tecnici del settore vitivinicolo. I dati, che sostituiscono quelli divulgati il 29 agosto 2010, sono il frutto di uno studio effettuato su migliaia di rilievi e basato su diverse fonti. “La base è data dalle valutazioni condotte a livello locale dalle 17 sedi periferiche che l’Assoenologi ha a copertura dell’intero territorio nazionale – spiega il direttore generale, Giuseppe Martelli -. Questi dati vengono poi confrontati con quelli acquisiti autonomamente dalla sua sede centrale”.
Si tratta di dati formulati in modo obiettivo, tanto che le previsioni di Assoenologi sono state confermate anche dall’Istat, con piccoli margini di differenza. “Basti ricordare – aggiunge Martelli – che lo scarto tra i dati Assoenologi e Istat è solo del 3 per cento, nella media pluriennale”.
Per la Sicilia si tratta di un calo non solo fisiologico, ma causato anche da diversi fattori. Tra questi, la “vendemmia verde”, che ha interessato circa 9.100 ettari di vigneto, le estirpazioni volontarie e l’abbandono di oltre duemila ettari di superficie vitata, causato da una preoccupante situazione di mercato. Tuttavia, il buon andamento climatico e le abbondanti pioggie non hanno pregiudicato la qualità e la sanità delle uve siciliane. Inoltre, la Sicilia, insieme a Lombardia e Puglia, è stata tra le prime tre regioni a tagliare i grappoli tra il 16 e il 18 agosto.
A livello nazionale, la produzione 2010 si presenta molto eterogenea. I livelli quantitativi sono in linea con quelli del 2009, con 45.5 milioni di ettolitri di vino e mosti. Il Veneto si conferma, per il quarto anno consecutivo, la regione italiana più produttiva e – insieme a Emilia Romagna, Puglia e Sicilia – copre per circa il 60 per cento l’intera produzione di vino italiano: oltre 26 milioni di ettolitri. Il sud Italia si caratterizza per un calo di produzione, ad eccezione di Puglia e Campania che hanno registrato rispettivamente un incremento del 20 e del 5 per cento. E mentre fino ad agosto, al nord si registravano incrementi omogenei, in soli due mesi la situazione è cambiata: il Trentino ha registrato un calo del 10 per cento e il Friuli del 5 per cento, causati soprattutto da abbondanti pioggie, brutto tempo e improvvisi abbassamenti di temperatura.
Anche a livello qualitativo, si riscontra “un’Italia a macchia di leopardo, dove in una stessa regione il buono si scontra con l’eccellente e l’ottimo con il mediocre. – afferma Martelli – L’andamento climatico ha influito non portando a quei miglioramenti tanto auspicati. Complessivamente la qualità della produzione 2010 è buona con diverse punte di ottimo, ma con l’assenza di eccellenze”.
Quanto ai consumi, secondo Assoenologi, gli italiani tagliano sul vino. Si è passati, infatti, dai 45 litri del 2007 ai 43 del 2009. E per il 2015, l’associazione stima che il consumo interno scenderà sotto i 40 litri, con un calo di circa il 70 per cento rispetto agli anni Settanta. Tornano a salire, invece, le esportazioni. Il 2009 si è chiuso con un aumento delle vendite all’estero del 6,1 per cento, ma con un calo del 6,5 per cento negli introiti.

Federica Cortegiani