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Cosa bevo

Il Pinot Nero che parla toscano

07 Maggio 2009
cabreo cabreo

COSA BEVO

Il Pinot Nero
che parla toscano

Se pensate che il Pinot Nero possa parlare solo il francese di Borgogna allora potere evitare di leggere queste poche righe. Per noi che non siamo ortodossi (non lo siamo nella vita, figuriamoci quando scriviamo di vino) il Pinot Nero parla altre lingue e lo fa anche con disinvoltura in varie parti del mondo. È un vitigno capriccioso, seduttivo, intrigante, sfuggente, dal quale si producono vini eleganti, preziosi e mai ruffiani. Accade così anche in Toscana per il Cabreo Black prodotto dalle Tenute di Ambrogio e Giovanni Folonari, storica cantina di Greve in Chianti. Famosi per il Cabreo e tante altre etichette, l’azienda dei Folonari si cimenta così per la prima volta nella produzione di un Pinot Nero. Poche bottiglie, prima annata di produzione il 2006, uva raccolta nelle colline di Panzano, il Black unisce le virtù del Pinot nero con una certa espressione toscana di un territorio che è quello del Chianti e del Sangiovese. Se cede un tantino sul versante dell’eleganza acquista il passo invece su quello della complessità. Mai stancante. Niente barrique – non ce n’è bisogno, obiettivamente – ma solo tonneaux non nuovi. Per un anno. E poi un altro anno di bottiglia. Ma potrebbero essere di più. Spezie e una punta di liquirizia al naso, avvolgente e morbido in bocca con tannini che si distinguono per la classe. Costa sui 25 euro. Per una serata elegante.
 

F.C.