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Cosa bevo

Nero d’Avola da “corazzata”

29 Gennaio 2009
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COSA BEVO

Nero d’Avola da “corazzata”

Se dovessimo paragonare le aziende vinicole alle navi, le Cantine Settesoli di Menfi, in provincia di Agrigento sarebbero senz’altro una corazzata con il timone saldamente in mano al suo presidente-comandante Diego Planeta, “uomo di vigna”, come ama definirsi, a cui va buona parte del merito della costante crescita in qualità e quantità della produzione. E nel grande mare del Nero d’Avola, dove troppo spesso si perdono senza sapersi distinguere tanti vini siciliani che – diciamocelo con onestà – vengono immessi sul mercato sull’onda del successo del vitigno, si erge il Cartagho, ultimo nato della linea MandraRossa, Nero d’Avola in purezza appunto, affinato per 12 mesi in barriques.
Sin dall’esame visivo mostra i muscoli, presentandosi con una veste rosso porpora densa e cupa con riflessi violacei brillanti; molto pulito al naso, dove si riconoscono sentori di prugna, ciliegia, mora, violetta, pepe e vaniglia accompagnati da note balsamiche di legno e liquirizia, è in bocca che sorprende, con il suo perfetto equilibrio tra i tannini di estrema finezza, la discreta sapidità e il giusto tenore alcolico, che lo rendono morbido e fresco senza imbrigliarne la potenza, con un lungo finale che richiama i frutti di bosco e la prugna.
Spaghetti con cavolfiore e salsiccia, capretto “aggrassatu” e stinco di maiale al vino rosso o alla birra sono suoi degni compagni, ma in genere vi si abbinano tutti i piatti a base di carne della cucina siciliana. Che ci crediate o no, costa circa 9 euro.

Gaspare Mazzara