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Cosa leggo

Il moderno complesso bovino di Rifkin

24 Dicembre 2009
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COSA LEGGO

Il moderno complesso
bovino di Rifkin

Questo libro non è una novità. È stato scritto nel 2001, all’indomani dello scandalo “mucca pazza”. Oggi quell’allarme che teneva lontano i consumatori dalle macellerie bovine sembra passato, almeno mediaticamente. In realtà, c’è la concreta possibilità che se ne parli di nuovo, perché la Bse, l’encefalopatia spongiforme bovina, nella sua variante umana ha decenni di incubazione… Ma non è questa la ragione per cui questo libro è estremamente attuale, ed è stato ristampato in versione economica. È un libro da leggere oggi, per chi non lo avesse fatto a suo tempo, perché racconta, come recita il sottotitolo, «ascesa e caduta della cultura della carne».
Jeremy Rifkin è un economista e saggista statunitense. Il suo coinvolgimento come attivista del movimento pacifista e ambientalista lo ha visto impegnato negli Stati Uniti, anche politicamente, a sostegno di politiche governative “responsabili” per l’ambiente, la scienza e la tecnologia. È un vegetariano. Non per una distorta visione idilliaca del rapporto uomo-animale, ma perché il continuo incremento della popolazione bovina, e non solo, sta distruggendo l’intero ecosistema terrestre, in una dimensione globale mai vista prima. E a distanza di otto anni dalla prima pubblicazione di questo libro, si moltiplicano le denunce in questo senso da parte della comunità scientifica: alla vigilia del vertice di Copenhagen, in molti hanno dichiarato che gli allevamenti concentrati di animali da carne inquinano l’ambiente e provocano emissioni di gas serra più delle stesse attività industriali in senso stretto. Come è possibile? Quello che Rifkin chiama il “moderno complesso bovino” sfrutta intensivamente la terra, pervade i sistemi economici globali, causa squilibri e ingiustizie sociali. Dai tempi dell’antico Egitto e delle civiltà antiche in cui i bovini avevano un posto privilegiato nelle cosmogonie, e il consumo di carne era legato a solenni sacrifici rituali, oggi essa è percepita come un oggetto separato dall’ambiente naturale e dall’organismo vivente di cui è parte. I processi con cui gli animali sono allevati e macellati per soddisfare le nostre tavole quotidiane sono tenuti nascosti e lontani dalla consapevolezza di chi se ne nutre. I loro cicli vitali naturali sono stati stravolti e resi funzionali ai ritmi da catena di montaggio necessari per soddisfare un consumo che cresce in modo esponenziale. Animali ruminanti, che dovrebbero nutrirsi con erba e foraggi, sono ormai alimentati in gran parte a mais e cereali (quando va bene, dato che la sindrome di mucca pazza nasce dal fatto che nei mangimi venivano mischiate carcasse e materia cerebrale di altri animali). Un sistema di allevamento integralmente a foraggio libererebbe cereali per il consumo umano in quantità sufficienti ad alimentare più di un miliardo di persone. Esattamente quanti, secondo la Fao, soffrono attualmente di fame e denutrizione.
L’espansione dell’allevamento bovino intensivo è stata alla base, secondo l’autore, della spinta verso la Nuova Frontiera nell’epopea del West, e della conseguente distruzione delle popolazioni native che vivevano in simbiosi ecologica con le enormi mandrie di bisonti delle praterie. Il libro racconta come, nel corso degli anni, il complesso bovino abbia invaso l’Africa e l’America Latina, e sia una delle spinte più forti alla deforestazione e alla coltivazione estensiva di soia, anche questa in gran parte destinata a diventare mangime. Il pedaggio pagato dall’umanità per sostenere questo sistema globale con la sua artificiosa scala delle proteine è la distruzione di interi ecosistemi, in una folle corsa a incrementare l’offerta di carne. «Nel nome dell’efficienza, il moderno complesso bovino ha trasformato animali, lavoratori degli impianti di macellazione e consumatori in dati di produzione e consumo, utensili e target, privi di qualsiasi valore intrinseco e spirituale, involucri vuoti mossi in sincronia per tenere il ritmo degli allevamenti tecnologici, delle linee di lavorazione, delle casse dei fast food».
Rifletterci sopra, se non farà diventare tutti vegetariani, almeno ci renderà più attenti e moderati nell’atto di scegliere il nostro cibo.

Paola Nano

Ecocidio
di Jeremy Rifkin
Oscar Mondatori
pagg. 373
9,50 euro