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Dove mangio

Se una cena in un ristorante può ancora emozionare: la nostra visita a El Molin

15 Settembre 2019
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In questo articolo mi ero ripromesso di raccontare l'esperienza vissuta a El Molin a Cavalese in provincia di Trento con lo chef Alessandro Gilmozzi, ma poi mi sono detto “no, devo cercare di parlare di un concetto, penso sia più di impatto fare una riflessione”. E cercherò di parlare di “Esperienza”. 

La premessa è che mangiare in un ristorante stellato ha un costo proibitivo per molte persone e i conti che ci presentano sono spesso molto alti. Sono ristoranti che diventano quasi un’abitudine per noi addetti al settore, che diventano un’incredibile eccezione per gli appassionati e magari un’esperienza “una tantum” per tutte le altre persone. In Francia, anche le famiglie con un reddito più basso, mettono da parte qualche soldo ancora oggi per regalarsi una serata diversa, all’insegna del buon cibo. In Italia l’interesse cresce sempre di più, ma ancora tantissime persone non hanno mai provato l’ormai celebre stella michelin. Per esempio, mi ricordo molto bene le prime due o tre volte in cui mi regalai “un’esperienza” di questo genere, ogni piatto era stupore e assaporavo ogni portata con famelico interesse per tutto quello che quel piatto nascondeva. Adesso, invece, nella maggior parte dei ristoranti il piatto coincide con un’analisi tecnica, quasi scontata, di quello che ho davanti. Dove è finito quindi l’entusiasmo di un tempo?

Questa probabilmente, è una domanda che andrebbe fatta a molti chef proprietari dei ristoranti, che a mio parere vendono pura tecnica. Difficile fare altro quando si è proprietari di sette ristoranti diversi dislocati in diverse zone d’Europa. Sapete però qual è l’immediato risultato di tutto questo? Che non ci si emoziona più. Sono pochi i ristoranti che riescono a regalarmi un gemito di piacere, che riescono a farmi godere con un piatto o che riescono a farmi viaggiare con il cibo. Questa è una riflessione che ho elaborato dentro di me dopo l’esperienza fatta al Molin, dove la cena è stata un susseguirsi di sapori del territorio, estremizzati e lavorati per raccontare una storia, che si conclude con l’ultimo piatto assaggiato: un “misero” cucchiaino con l’ultima delle cinque lavorazioni dello chef sulla pigna. E’ proprio per questo che non scriverò della location del Molin di Cavalese, che non racconterò tra quanti menu potrete scegliere o quanto prima dovete prenotare. In questo articolo vi invito solamente a riflettere. In quanti grandi ristoranti vi emozionate?


(Risotto con cenere di pigna)

Personalmente mi sono emozionato con il “Risotto alla cenere fermentata di pigna”, che ci rievoca il profumo della brace delle grigliate.


(Border line)

Mi sono emozionato con “Border-line”, un piatto della memoria legato ai ricordi dello chef, un piatto tra il dolce e il salato con sorbetto di larice, gel di topinambur, miele di melo, polvere di mais, licheni seccati e resina.


(Icy corteccia)

Mi sono emozionato con “Icy corteccia”, un gelato al polline che ti fa sentire all’interno di un bosco; insomma, questi sono i gusti che volevo quando cercavo un ristorante a Cavalese, in Trentino Alto Adige. Quello che emerge dal lavoro dello chef, è l’amore per il territorio, quello che forse manca nelle grandi città, quello che per me vuol dire anche amore per la cucina, per il gusto. Questo, per me, è quello che vale il costo del biglietto in un ristorante stellato. Quindi complimenti ad Alessandro Gilmozzi e complimenti a tutti quegli chef che ancora oggi, valorizzano il territorio e i suoi prodotti. Questo secondo me, è il futuro della cucina.

Gianluca Rossetti

El Molin
piazza Cesare Battiti, 11 – Cavalese (Tn)
T. 0462 340074
www.alessandrogilmozzi.com
Chiuso: martedì
Ferie: variabili, ma in inverno
Carte di credito: tutte
Parcheggio: no