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La storia di 201 anni del ristorante Cacciatori: qui si cucina con una stufa del 1952

03 Luglio 2019
Massimo_e_Federica_Milano Massimo_e_Federica_Milano


(Massimo e Federica Milano)

di Fabiola Pulieri, Cartosio (Al)

L'aria che si respira è familiare, l'accoglienza è quella riservata agli amici più cari e il cibo ha il sapore sincero delle pietanze preparate e pensate con amore per rendere felici i commensali. 

Tutto questo è ciò che si trova al ristorante Cacciatori, dove Massimo e Federica accolgono i loro ospiti come si fa con parenti e amici che arrivano per passare le vacanze insieme. La sala è semplice e rispecchia fedelmente la genuinità e la longevità del luogo, che solo da pochissimo tempo, è stato “rimodernato” per non tradire la veneranda età che nasconde: ben 201 anni. Il ristorante Cacciatori, della famiglia Milano, infatti è sulla strada che dalla Lombardia scende giù verso il mare della Liguria, una strada vissuta e percorsa da viandanti, commercianti, uomini d'affari e famiglie numerose che, dal 1818 ad oggi, hanno trovato ristoro tra le mura di una trattoria autentica.


(Pollo alla cacciatora)

La famiglia Milano, dalla Valdossola, i primi anni del 1600 si è stabilita nel piccolo paesino di Cartosio, nel Monferrato, al confine con le Langhe e il Roero, una zona circondata di viti tra le colline, non lontano dal mare e dalle spiagge della Liguria. Una zona di passaggio in cui la prima che si incontrava all'ingresso del paese era la casa-trattoria Cacciatori, della famiglia Milano, che dava ristoro e contemporaneamente era negozio di generi alimentari, panetteria, macelleria e tabacchi. L'attività così organizzata è durata fino alla prima guerra mondiale. Dalla seconda guerra mondiale in poi la struttura ha subìto una importante modifica che ha dato vita all'attuale attività, compreso l'albergo, intesa come ristorazione vera e propria, accresciutasi con la fiorente e fervida laboriosità delle Terme di Acqui. La clientela dell'epoca era ricercata e numerosa, si facevano 25 – 30 coperti a pranzo e altrettanti a cena, come racconta Massimo, il titolare, e su diversi documenti è riportata la presenza nella locanda di ospiti illustri e imprenditori famosi che si fermavano a gustare essenzialmente quattro o cinque piatti tipici: verdure ripiene, frittata, ravioli, pollo e creme caramel.


(Capretto di Roccaverano cotto in forno a legna)

Le cose sono cambiate quando è stata costruita l'autostrada A26 e il traffico interno è stato deviato a favore dello scorrimento più veloce. Negli anni '50 – '60 i genitori di Massimo Milano compravano quadri di arte contemporanea, che oggi si possono ammirare alle pareti della sala, e stappavano centinaia di bottiglie di vino, subito dopo negli anni '70, dovettero ridimensionare la portata del locale con una conseguente diminuzione del personale e un momento di attenzione particolare ai costi, per arrivare così fino ai giorni nostri. Lo scorso anno, il ristorante Cacciatori ha festeggiato i 200 anni di attività e ha mostrato di essere sempre al passo con i tempi e anzi all'avanguardia, perché in cucina, dove tutti gli chef del momento si stanno scervellando per inventare e trovare una nuova chiave di lettura del cibo, appellandosi alla tradizione mista all'estro e alle cotture lente, il ristorante Cacciatori la tradizione non solo non l'ha mai abbandonata, ma l'ha da sempre valorizzata e ne ha fatto il suo vanto e la sua forza. Federica, moglie di Massimo Milano, cuoca del ristorante, cucina infatti con una vecchia signora che di storia e di cibo ne sa davvero tanto: una stufa a legna del 1952.


(Federica Milano e la stufa del 1952)

Nonostante l'età, o forse proprio per la storia che porta con sé, la signora stufa ha ancora oggi il posto d'onore al centro della stanza dove si preparano le pietanze di una volta ma cucinate con l'impronta attuale. Federica cuoce tutto sulla piastra della stufa e il suo approccio con la vecchia signora, che oggi è naturalissimo e non risente più di alcuna differenza con una cucina moderna, è stato in passato inizialmente burrascoso, come racconta lei stessa: “Ho imparato a cucinare qui, con la stufa con cui mia suocera aveva per anni portando avanti il ristorante. All'inizio è stata un'impresa entrare in sintonia con questa vecchia signora, che ha i suoi tempi, i suoi rumori, le sue caratteristiche strane da rispettare e da conoscere. La cosa più importante è avere un rapporto diretto con lei, percepire il suo calore, conoscerla e darsi del “tu”. Con lei tutto parte dalla materia prima. La faraona, la carne rossa, le verdure hanno consistenze diverse e richiedono tempi di cottura e calore diversi e bisogna abituarsi a capire quanto tempo serve a ciascuno per cuocere contemporaneamente più cose. Si impara a gestire il calore e ad aggiungere legna solo quando è necessario”.


(Tagliolini di borragine con ragù)

La cucina del ristorante Cacciatori non ha mai previsto “quote azzurre”, è da sempre affidata alle donne della famiglia che di generazione in generazione si sono tramandate l'arte culinaria e la capacità di accogliere gli ospiti nel locale come fosse casa. E così ha proseguito Federica che in passato faceva un altro lavoro e solo in un momento di difficoltà di salute della suocera ha preso il suo posto, accogliendo a braccia aperte il testimone per portare avanti la tradizione. La cucina familiare fino ad oggi ha pagato e il sapore dei piatti cucinati da Federica è quello del pranzo della domenica in famiglia fatto di profumi, di gusto intenso e di ingredienti genuini, come genuini sono coloro che questo luogo lo proteggono dall'incessante incalzare della innovazione a scapito della tradizione perché, come recita il motto di Federica, “all'interno di una cornice che è la tradizione è importante ritagliarsi dei momenti che sono le novità”.

Ristorante Cacciatori
Via Moreno, 30 – Cartosio (Al)
T. 0144 40123
www.cacciatoricartosio.com
Chiuso: mercoledì e giovedì
Ferie: variabili, ma in inverno
Carte di creidto:tutte
Parcheggio: sì