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Il caso

Arancia Rossa Igp, verso lo stato di calamità naturale: “I produttori sono ridotti sul lastrico”

20 Giugno 2016
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Ogni anno oltre cento ettari in meno di agrumeto. Quest'anno raccolta da dimenticare. Ora la speranza è il nuovo Psr per riconvertire le coltivazioni

Oltre cento ettari all’anno di agrumeto in meno, produttori ridotti sul lastrico, il dramma del virus tristeza che ha devastato un intero raccolto.

 Insomma per il settore dell’arancia Rossa Igp è stato un anno da dimenticare. E Luca Ferlito, presidente del consorzio è molto arrabbiato. E non lo nasconde. “Siamo stati abbandonati – dice – non solo dallo Stato, ma anche e soprattutto dal Governo regionale. Che vadano a casa, tutti. Non mi riferisco alla parte politica, ma a quella tecnica e amministrativa che ha addirittura negato l’esistenza del virus che ci ha rovinati”.
Un’annata, quella del 2015/2016, che si è protratta più a lungo, ma che ha lasciato sull’albero tanti frutti: “Chi aveva prodotto di qualità eccellente lo ha venduto, gli altri non sono riusciti a piazzarlo e tante arance sono rimasti a marcire sugli alberi”.
Una problema, però, specifica Ferlito, “che riguarda l’intero comparto agricolo siciliano. Stessi problemi per le albicocche, il grano che viene venduto a 20 centesimi. Ci sono tutti gli indicatori negativi per dimostrare che il comparto sta attraversando una crisi senza eguali”.
Nel futuro prossimo e immediato c’è il nuovo Psr però: “Stiamo lavorando bene per presentare progetti, soprattutto che riguardino la riconversione degli agrumeti con cultivar più pregiate e resistenti. Dobbiamo risollevarci”, dice Ferlito.

Intanto continuano gli incontri del Conorzio non solo con i produttori, ma anche con gli addetti ai lavori.
“L’obiettivo del Consorzio – dice Ferlito  -deve essere quello di concretizzare per il produttore un valore maggiore della propria produzione certificata Igp, anche attraverso accordi da chiudere con le aziende di trasformazione, in modo da determinare il prezzo minimo garantito per i produttori”.
A partecipare all’incontro i componenti del Cda del Consorzio Vito Amantia e Mario Mangano, Giuseppe Di Silvestro, Domenico Pappalardo e Giovanni Selvaggi, rispettivamente presidenti CIA, Coldiretti e Confagricoltura sedi di Catania.

“Dobbiamo lavorare tutti fianco a fianco, anche per potere assumere un potere contrattuale ancora più forte nei confronti della Regione Siciliana e della politica in generale, che sinora poco hanno fatto per sostenere lo sviluppo dell’agrumicoltura siciliana – ha dichiarato Ferlito – il lavoro svolto dal Consorzio di Tutela negli ultimi due anni ha non solo richiamato l’attenzione da parte degli operatori della filiera agrumicola, ma aumentato l’interesse da parte dell’aziende di trasformazione e di elaborazione del prodotto e soprattutto della Gdo verso il prodotto di qualità, certificato a marchio Igp. Il nostro obiettivo è quello di creare un Consorzio forte, che sia patrimonio e strumento dei produttori per fare emergere il settore dalla grave crisi che ha attraversato e ancora attraversa, ed in questo l’incontro con le Organizzazioni dei Produttori assume un importante significato”.

“L’aumento degli abbandoni degli agrumeti a seguito del fenomeno della Tristeza – ha espresso Amantia – necessita di un accordo tra le strutture pubbliche e i vivaisti che operano nel settore, anche attraverso una convenzione per la realizzazione di piante sane e indenni da ogni potenziale malanno, al fine che anche il nuovo porta innesti usato attualmente non infesti le piante messe a dimora”.
Proprio a causa della difficile stagione appena conclusa, il consigliere Mangano ha accennato alla possibilità di fare dichiarare un eventuale stato di calamità e tutti i presenti hanno concordato come fatto intollerabile che a questa data ancora non sia iniziata la distribuzione dell’acqua da parte dei Consorzi di Bonifica e considerato assolutamente insopportabili per i produttori i costi richiesti per ettaro, che praticamente si sono triplicati rispetto alla precedente annata.

Di Silvestro, ha sottolineato come la Cia “ha sempre sostenuto la Igp e la necessità per i produttori di aderire al Consorzio di Tutela. Ma dobbiamo prendere atto che c’è un tentativo di abbattere le nostre eccellenze da parte delle multinazionali. Noi dobbiamo dimostrare che l’Igp rappresenta la produzione di eccellenza più significativa. Sebbene la campagna sia stata per molti aspetti disastrosa, siamo convinti che l’adesione al Consorzio di Tutela rappresenti uno strumento importantissimo per la salvaguardia dell’agrumicoltura. Ed è importante l’unità dei soggetti che operano a tutela dei produttori per presentarsi uniti nei confronti di chi ancora si mostra sordo alle esigenze dello sviluppo del territorio”.

C.d.G.