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Il caso

Armando Castagno e la gelata in Borgogna: “Un duro colpo per l’export di questi vini”

03 Maggio 2016
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Un disastro. Un dramma per i vigneron francesi. Ed uno sconvolgimento del mercato. Le gelate di questi giorni, anomale ma non rare in questo periodo, in Borgogna lasceranno sicuramente il segno. 

Se è difficile dirlo sulla qualità dei vini, non è così per le quantità delle bottiglie che verranno prodotte e che, sicuramente, saranno pochissime. Armando Castagno è giornalista, scrittore, storico dell’arte, relatore e docente Ais, grande esperto e conoscitore della Borgogna e delle sue dinamiche.
“Non è un fatto anomalo che si verifichi una gelata – spiega Castagno – è successo altre volte in passato. La posizione stessa della Borgogna fa sì che si possano verificare delle gelate tardive in questo periodo che possono investire, come in questo caso, un vigneto già germogliato”. Tra quelle più drammatiche, nel 1991, nel 1994 e andando più indietro nel 1985, o nel 1956 quando una gelata distrusse l’intero raccolto. “La Borgogna è un territorio che ha delle sue caratteristiche e queste enormi escursioni termiche sono anche quelle che poi portano grandi vantaggi agli aromi del vino, che diventano così unici per l’originalità e la bellezza aromatica mozzafiato. Spesso, però, Madre Natura esagera e si hanno situazioni come quella che si sta vivendo in questo periodo”.


(Armando Castagno)

Non tutta la Borgogna è stata investita dalle gelate. Ci sono zone che hanno perso l’intero raccolto, altre meno: “Spero – dice Castagno – che la percentuale media di perdita di raccolto non superi il 60 per cento. I dati sono ancora incerti, ma una cosa è sicura: la produzione di quest’anno sarà molto decurtata”. I vini della Borgogna, in realtà, da un periodo a questa parte, e per non andare molto lontano basti citare il 2011, il 2012 e il 2014, sono prodotti sempre in meno quantità: “Stiamo assistendo – spiega Castagno – a una forte contrazione della produzione, che in certi casi è arrivata anche al 40 per cento in meno.  Ogni singolo vino viene prodotto in poche migliaia di bottiglie e la percentuale di export è molto elevata. Questo fa sì che il mercato diventi un po’ per pochi eletti”. La gelata di quest’anno, insomma, stravolgerà il mercato internazionale della Borgogna, visto che molti produttori dovranno dire “no” alle richieste di alcuni acquirenti proprio perché manca il vino: “Questo farà perdere molti mercati – dice Castagno – e recuperarli l’anno dopo, sperando che ci sia una produzione più elevata, non sarà facile”.

Di una cosa però è certo Castagno: “La qualità dei vini della Borgogna non sarà inferiore rispetto allo scorso anno – dice – La gelata non influenza il gusto del vino. Penso al 1991, quando una gelata devastò gran parte dei vigneti. Ma, da quelli che si salvarono, vennero fuori bottiglie eccezionali, sia nei bianchi che nei rossi”. Insomma il problema resta legato alla quantità. Una gelata ancora più tardiva, con gli acini già sviluppati avrebbe avuto conseguenze più drammatiche e sicuramente avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella qualità del vino. Così come una gelata precoce: “Non succede da un po’ – dice Castagno – ma questo perché i vigneron ormai si sono indirizzati verso colture più precoci, come lo Chardonnay, proprio per non rischiare di avere una gelata con l’uva non ancora vendemmiata”. Il problema per i vigneron più che le gelate rimane quello delle grandinate improvvise e violente: “Succede spesso da queste parti – dice Castagno – ne ricordo una il 29 luglio 2014 e fu un dramma, perché l’uva venne ferita dai chicchi di ghiaccio. Di solito qui si vendemmia nei primi 20 giorni di settembre e il rischio è elevatissimo. L’uva è ormai al completo della sua maturazione”.

Un aspetto temuto, ora, non solo dagli appassionati, ma anche da chi li deve acquistare i vini della Borgogna, sarà l’aumento dei prezzi: “Ci sarà senz’altro – dice Castagno – Di quanto è difficile dirlo. Ma in questi ultimi 7/8 anni stiamo assistendo ad un aumento esponenziale dei prezzi dei vini della Borgogna impressionante. In alcuni casi ci sono state bottiglie che sono aumentate del 100 per cento nel giro di un anno. Questo vuol dire che il mercato europeo per la Borgogna è a forte rischio. Qui, infatti, saranno pochi quelli che si potranno permettere di bere un vino della Borgogna. E i vigneron lo hanno capito, puntando su quei mercati nuovi, in fase di espansione e sviluppo che, però, hanno dei contanti freschi e immediati da spendere. Per carità, è il mercato e forse è anche giusto dal punto di vista morale. Non si può chiedere un abbassamento dei prezzi proprio quest’anno”.
Insomma vedremo sempre meno bottiglie di Borgogna in Italia e quelle che circoleranno, probabilmente, non saranno nemmeno le più preziose. “Ma attenzione – dice Castagno – le vendite di Bordeaux in Italia sono in calo del 20 per cento. Borgogna e Champagne tengono. Ma ancora per quanto? Non si campa senza pane, ma si campa benissimo senza una bottiglia di Romanee”.

G.V.