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Il caso

Arriva la sentenza: no all’estensione territoriale della Docg Moscato d’Asti

14 Aprile 2016
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La conferma di quanto detto dal Tar e dal Consiglio di Stato: Asti non farà parte della zona in cui è possibile produrre Asti Docg

 

No all’estensione territoriale della Docg Moscato d’Asti in alcune aree del comune di Asti. 

La sentenza della Corte di Cassazione ha confermato il pronunciamento di Tar e Consiglio di Stato, dichiarando illegittimo il decreto ministeriale del maggio 2012 relativo all’ampliamento. Lo rende noto il presidente dell’associazione Produttori Moscato d’Asti, Giovanni Satragno. “La sentenza della Suprema Corte – dice Satragno – chiude definitivamente la ‘guerra dell’Asti’, un contenzioso durato quattro anni, e dà ragione alla nostra associazione, alla Coldiretti, alle associazioni dei Comuni del Moscato e a Moscatellum. L’intera vicenda giudiziaria ha confermato – aggiunge Satragno – che l’estensione di una docg deve avvenire nel rispetto della normativa vigente, che garantisce la qualità del prodotto e che va rispettata nell’interesse dei consumatori e degli stessi produttori, di oggi e delle future generazioni”.

Parola fine, dunque, su una querelle che ha contrapposto per anni due parti: chi sosteneva la necessità di inserire Asti città nella zona di produzione dei grappoli di moscato atti a fare Asti Docg oggi limitata a 52 Comuni tra Astigiano, Alessandrino e Cuneese, paventando problemi relativi la legislazione europea; e chi, invece, difendeva la chiusura della zona in nome dell’origine, della tutela e dell’immagine del prodotto.
Dunque il caso sembra chiuso, almeno per quanto riguarda la giustizia italiana. Già, perché più di una volta, Gianni Zonin, imprenditore vinicolo veneto che in quel di Portacomaro, frazione alle porte di Asti, ha una ventina di ettari di moscato ed è da sempre interessato all’ingresso della città di Alfieri nella zona di produzione dell’uva moscato Docg, ha tuonato più volte contro la decisione presa oggi dalla Cassazione, dichiarandosi pronto a ricorrere alla Corte europea.
Solo una minaccia o reale intenzione? Si vedrà. Certo è che oggi Zonin è al centro di una bufera giudiziaria che lo ha coinvolto in quanto presidente della Banca Popolare di Vicenza. 

Dunque, fatta salva la sentenza della Corte di Cassazione che per alcuni è pietra tombale sulla vicenda cominciata anni fa quando l’allora ministro Paolo De Castro attuale europarlamentare diede il via libera all’allargamento della zona decisione poi impugnata e oggetto di un contenzioso legale cominciata nel 2012, ci potrebbero essere ancora incognite da risolvere. È quindi lecito chiedersi se davvero sia finita la “guerra del moscato”.
Di sicuro c’è il fatto che, come in tutti i conflitti, ci sono stati “danni collaterali”. L’Asti Docg sta vivendo una crisi feroce con la produzione che sembra andare sotto i 60 milioni di bottiglie, mentre il Moscato d’Asti Docg veleggia attorno ai 30 milioni. Dal Consorzio dicono che lo stallo dell’Asti è colpa della crisi economica e delle guerre. La Regione Piemonte, attraverso l’assessore Giorgio Ferrero, ha interrogato direttamente le grandi industrie chiedendo cosa intendano fare dell’Asti docg. Le liti di questi anni non hanno fatto bene all’immagine dell’Asti spumante. 

C.d.G.