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Il caso

Colline del Prosecco Unesco, Greenpeace: “Premiato chi fa uso massiccio di pesticidi”

10 Luglio 2019
Federica_Ferrario Federica_Ferrario


(Federica Ferrario)

“La nomina Unesco delle Colline del Prosecco, se da un lato può sembrare una cosa positiva, dall'altro è una mazzata per l'ambiente”.

Così parla Federica Ferrario, Responsabile Campagna Agricoltura e Progetti Speciali di Greenpeace Italia, raggiunta telefonicamente per commentare la nomina a Patrimonio dell'Umanità Unesco delle Colline del Prosecco (leggi qui> e qui>). Per la Ferrario, “si sta celebrando un territorio dove la chimica regna sovrana”. E la Ferrario spiega: “Noi, come Greenpeace, non abbiamo potuto dedicare molto tempo a questa vicenda, ma abbiamo seguito altre associazioni che da anni monitorano il territorio e si battono affinché si possa porre fine allo sfruttamento del territorio e all'uso così massiccio dei pesticidi”. 

Il problema, per Ferrario, è la coltivazione intensiva della monocultivar, in questo caso dell'uva Prosecco (ex Glera): “Ma stiamo parlando in generale, non del caso specifico – dice Federica – Dove ci sono coltivazioni intensive, c'è un uso massiccio dei pesticidi. Perché è normale, la Natura da sola non ce la fa”. Ed ecco che Greenpeace ha raccolto l'appello di tantissime associazioni e comitati spontanei che si sono riuniti insieme per focalizzare l'attenzione su questo territorio: “Stiamo parlando di persone che si sono spostate dalla città alla campagna per far crescere in maniera sana i loro figli e adesso si ritrovano anche nell'impossibilità di aprire le finestre se abitano, per loro sfortuna, a pochi metri da un vigneto”. Ma non finisce qui: “C'è un carico di chimica molto forte in queste aree – dice la Ferrario – e i pesticidi, quando devi pensare a fare grandi quantità di coltivazioni, sono quasi, utilizzo un termine improprio, obbligatori, con il rischio, che è più di un rischio, di contaminare, non solo l'aria con gli spray, ma anche il suolo e le falde acquifere. Ecco premiarlo con il riconoscimento Unesco ci è sembrato esagerato”.

Poi la Ferrario prosegue: “Si tratta di una zona in cui è in atto una feroce campagna di riconversione dei vigneti, con intere colline sbancate per creare nuovi appezzamenti, con il rischio idrogeologico molto importante”. Greenpeace qualche anno fa ha effettuato uno studio europeo sugli impollinatori: “Siamo andati a verificare la presenza chimica sui pollini prelevati dalle api in dieci paesi europei, tra cui l'Italia – dice – I campionamenti nel nostro paese sono stati effettuati principalmente nelle regioni settentrionali. Degli oltre 100 campioni acquisiti, i due che contenevano la maggiore quantità di chimica riguardavano la zona di Asti, in particolare del Gavi Docg e la zona di Montebelluna, in provincia di Treviso, in area Prosecco. Proprio quest'ultimo, conteneva 12 residui chimici diversi”.

Per la Ferrario, però, esiste una soluzione: “Non si può andare avanti a produrre all'infinito, riconvertendo territori, sbancando colline, o spruzzando litri e litri di pesticidi. Unico passo concreto è la riconversione in biologico, limitando a zero l'uso della chimica. Solo così si potrà dare un senso a questa nomina Unesco”. 

G.V.