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Il caso

Contea di Sclafani, la proposta: “È ora di cambiare il nome alla Doc”

07 Aprile 2013
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Giuseppe Tasca d'Almerita

È una delle Doc siciliane più giovani che abbraccia tre province quasi al centro dell'Isola fra il monte Cammarata e la valle dell'Imera, alla cui foce si svolse qualche episodio della prima guerra punica.

Territorio di alte colline e alte escursioni termiche, molto vocato per bianchi (soprattutto il Catarratto ma non solo) e per il Nero d'Avola (ma non solo). Poche aziende, si contano sulle dita di una mano. Ora il presidente del consorzio, Giuseppe Tasca d'Almerita che proprio a cavallo tra le province di Palermo e Caltanissetta ospita la notissima tenuta di famiglia, Regaleali, vorrebbe cambiare nome alla Doc. Qualcosa di più evocativo del territorio. Gli spunti  non mancano. E Tasca d'Almerita ne ha già parlato con gli altri soci.

“Credo – dice – che sia giunto il momento di pensare alla Doc con spirito nuovo. In una Sicilia che ormai è un  marchio a denominazione di origine controllata guardare con altri occhi il proprio territorio può offrire spunti di nuova attenzione. Il nome Contea di Sclafani non è male, ha un indubbio richiamo al territorio, ma possiamo fare di meglio. Un nome più autorevole e suggestivo. E quindi sono pronto a discuterne per portare avanti la richiesta di modifica”.

Oggi l'azienda Tasca d'Almerita  è l'unica, di fatto, ad apporre il nome della Doc su alcune delle tante etichette prodotte, diciamo le più rappresentative, come quel Rosso del Conte, bandiera del rinnovamento enologico siciliano. O come un Perricone in purezza in arrivo, vera riscoperta di un vitigno che merita riscatto. Ma il potenziale produttivo c'è e può contare anche su oltre un milione di bottiglie dove Tasca ha di gran lunga la parte più ampia. Senza dimenticare altre cantine come Castellucci Miano a Valledolmo, nota per i Catarratto d'alta collina e i Perricone in purezza e per Feudo Montoni, l'azienda di Fabio Sireci a Cammarata, che produce una delle migliori espressioni del Nero d'Avola. Quindi, a voler essere ottimisti, un milione di bottiglie. Non tantissimo. Ma sufficienti a dare ulteriore visibilità a una zona della Sicilia che non finisce di stupire. Una zona vocata per bianchi fini e longevi e per rossi strutturati e sapidi. La proposta di Tasca sarà discussa in una prossima riunione del consorzio. E chissà che l'idea non si faccia progetto.