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Il caso

Enoteca Marcucci sfrattata

19 Maggio 2011
marcucci marcucci

Scatta un count down pesante su una delle enoteche più prestigiose d’Italia, un colpo di mannaia inferto a 100.000 bottiglie tra cui spiccano etichette ed annate introvabili, un danno incalcolabile per la cultura del vino.

Sull’Enoteca Marcucci sembra essersi scagliata una volontà, che fa presagire uno scenario apocalittico per gli amanti del calice, e che di divino ha ben poco anche se ad incarnarla è proprio l’Arcidiocesi di Pisa. È previsto per il 30 di giugno il termine ultimo per rendere esecutiva l’ordinanza di sfratto firmata dal giudice. L’enoteca verrà letteralmente spaccata in due, poiché ambiti dalla curia sono gli ambienti dove risiede l’anima del locale: la cantina e la cucina. Al telefono, a poco meno di un mese dalla chiusura del sipario, il proprietario Michele Marcucci è di poche parole e quelle che riesce a proferire sono di stupore e rammarico. “Non capisco davvero più niente. E’ inspiegabile. Non ci sono state date spiegazioni su questa ordinanza. Basta, me ne vado a Milano. Non si rendono conto del danno che stanno causando a Pietrasanta. Con gli avvocati abbiamo fatto di tutto per salvare l’enoteca”, così non si capacita Marcucci a seguito poi delle proposte di rinnovo del contratto con lauto aumento del canone d’affitto o d’acquisto del locale. L’Arcidiocesi, che ha vinto la causa, sembra essere irremovibile sulle intenzioni probabilmente a fronte di un possibile investimento immobiliare.
In questa battaglia il proprietario non è stato lasciato da solo, subito dopo il lancio della notizia sullo sfratto il mondo dello spettacolo e personaggi del jet set internazionale si sono mobilitati sollecitando anche l’intervento del Comune. In attesa che i riflettori accesi su questo caso possano aprire qualche spiraglio di speranza la chiusura in via Garibaldi cade alle porte dell’estate, nel periodo di maggiore affluenza. Intanto a Marcucci non rimane che trovare alternative e questo boccone troppo amaro lo indirizza verso un allontanamento dalla cittadina dove ha costruito in più di trent’anni, supportato da clienti appassionati provenienti da tutto il mondo, un pezzo di storia dell’enogastronomia italiana. Una fuga coatta che in questo caso non vale affatto il detto lontano dagli occhi lontano dal cuore.

Manuela Laiacona