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Il caso

Eric Asimov: occhio alla sboccatura

11 Luglio 2012
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Occhio alla data di sboccatura. Fa la differenza.

Lo scrive Eric Asimov in un articolo pubblicato in questi giorni sul New York Times. Un’informazione quasi mai veicolata nelle etichette degli Champagne e di cui pochi parlano, produttori compresi. Ma è il dato che può spiegare la differenza tra due Chamapgne con caratteristiche simili, per tipologia di blend, per annate e terroir. La firma del vino, tra le più autorevoli d’oltre oceano, informa i lettori su un particolare che potrebbe aiutarli meglio a orientarsi nell’acquisto, a capire il motivo di performance diverse nel calice e a non lasciarsi influenzare dalla politica del prezzo secondo cui “più costoso è più buono”.

L’”illuminazione” sul degorgement il giornalista la raggiunge una sera, come racconta, quando decide di degustare una coppia di Cuvée Ste.-Anne, di Chatogne- Taillet. In quel momento la sorpresa. I due vini erano diversi.  “L’aria di famiglia c’era ma era chiaro che non si trattava di gemelli – così scrive Asimov -. Se non avessi visto le bottiglie potevo benissimo dire che stavo degustando due diversi Champagne”. Un vino carente in complessità e struttura, ossidato e l’altro setoso con note aromatiche più intense.

Ed ecco che l’occhio del giornalista decide di passare in esame l’etichetta. “A prima vista ho notato che entrambi i vini erano composti per il 60% da Chardonnay e per il 40% da Pinot Noir e che ciascuno di loro era un blend di diverse annate. Il 2007 quella predominante”, racconta. Poi capita sulla data del degorgement. Il primo risaliva a novembre del 2011 l’altro a dicembre 2010.

Così alla luce della scoperta, si chiede Asimov quanto possa contare questa informazione. Taciuta dai grandi brand e invece dichiarata dalle piccole maison. Per lui un valore aggiunto, e dato imprescindibile per giudicare uno Champagne alla stessa stregua del tempo di raccolta, dei lieviti e dei processi di fermentazione resi noti per gli altri vini. Nota fondamentale anche per Antonio Galloni, così come riferisce Asimov nell’articolo, il quale ha dichiarato che non avrebbe più recensito Champagne che non riportassero questa informazione.

Per leggere l’articolo in lingua originale cliccare qui

C.d.G.