Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il caso

Etna, avanti tutta ma in ordine sparso

16 Febbraio 2012
Etna-C_da-Difesa_jpeg-e1266966085685 Etna-C_da-Difesa_jpeg-e1266966085685

L’Etna va avanti ma in ordine sparso. Molto sparso.

Un paio di riflessioni a distanza di qualche giorno da una degustazione orizzontale con una ventina di etichette e dall’evento Sorsi dell’Etna che si è svolto al circolo Telimar a Palermo. Per l’orizzontale abbiamo chiesto una bottiglia del millesimo 2009, annata non troppo lontana nè troppo recente, un modo per avere un’idea di una vendemmia comunque difficile. Bene, abbiamo raccolto risposte diverse. C’è chi ci ha fornito la bottiglia, chi ha detto che il 2009 lo aveva già finito, chi invece lo aveva ancora in botte e chi non lo aveva neanche prodotto vista l’annata complicata. Chi lo aveva, però…

Cinque risposte diverse, secondo noi troppe. Un piccolo episodio ma, secondo noi, significativo. Va bene che l’Etna è un territorio difficile, unico – e qui sta anche il suo fascino – ma da lì a dare risposte così variegate ce ne vuole. D’accordo, ognuno ha la sua personalità e i suoi tempi ma, con tutto il rispetto, non è tempo di facili individualismi, l’Etna checchè se ne dica, è un territorio che deve crescere, deve consolidare la sua unicità e non è roba che fai da un giorno all’altro.

Quando un territorio è affermato puoi consentirti di tutto e di più. Basti pensare a certe zone d’Italia. Dove poi il prestigio di alcuni produttori è talmente alto che ci si può consentire di fare scelte differenziate. Ma oggi credo che l’Etna debba camminare ancora allineato e compatto, pur mantenendo certe diversità, ci mancherebbe. Più condivisione. E invece la sensazione è quella che se il mio vicino va in una direzione, io devo andare nel versante opposto. In questo momento è sbagliato. E non parliamo di forbice dei prezzi e di vino certificato rispetto a superfici vitate e bottiglie prodotte, aspetti su cui vogliamo accendere i riflettori e che potrebbero riservarci sorprese. Molto potrebbe fare il consorzio di tutela. Il disciplinare è cambiato ed è un buon segno ma ora si attendono le modifiche sullo statuto. In questo contesto ci sono aziende che possono fare da traino: le più grandi, le più antiche. I produttori in questione escano dalle loro cantine e si rimbocchino le maniche. Siano convincenti e ragionino nell’interesse del territorio. Perché il territorio poi ripaga tutti.
 
ps. Giuseppe Mannino, l’attuale presidente del consorzio è un amico, un piccolo produttore che sta sacrificando parte del suo tempo per la causa dell’Etna ma per due anni consecutivi a Sorsi dell’Etna non lo abbiamo visto. Cause di forza maggiore, immaginiamo. Peccato, perché a Palermo anche quest’anno abbiamo messo su la più grande degustazione dell’Etna mai organizzata fuori dalla provincia di Catania, quasi 40 cantine. Ma lui non c’era. E c’è dispiaciuto. A noi e, penso, anche ai produttori presenti. Noi insisteremo. E speriamo di avere più fortuna tra un anno. 

F.C.