Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il caso

Il Prosecco imitato in Germania “Tuteliamo il nostro vino con l’informazione”

03 Agosto 2012
franco-manzato franco-manzato


Franco Manzato, assessore all'Agricoltura Regione Veneto

Per contrastare l’agropirateria a danno del Made in Italy basterebbe l’informazione.

Lo sostiene Franco Manzato, assessore regionale all’Agricoltura della Regione Veneto intervenuto sul caso, sollevato da cronachedigusto.it qualche giorno fa, dell’etichetta Bodensee Secco prodotta da una cantina sul Lago di Costanza, in Germania, che scimmiotta il Prosecco nostrano.

“Il Prosecco, come tutti i prodotti made in Italy vanno fatti conoscere. Questa è una delle forma di tutela più efficaci. Se i consumatori italiani e di tutto il mondo fossero informati sulle eccellenze del Bel Paese, come riconoscerle, quale è la loro storia e il loro territorio di origine, il fenomeno del plagio tentato da produttori poco onesti sarebbe contenuto, non avrebbe motivo di esistere. Ma per portare a un grado di conoscenza così profondo e capillare i nostri prodotti ci vorrebbero risorse immani”.

Comunicare la qualità del paniere agroalimentare non dovrebbe essere un compito delle singole aziende private, ma un onere a carico delle istituzioni, anche se qualche iniziativa in tal senso viene fatta. Che non basterebbe, ribadisce l’assessore:“Dovrebbe essere un compito del governo. Però non ci sono i fondi, nemmeno le amministrazioni locali hanno le risorse ingenti per poter fare fronte all’informazione efficace. Penso ai fondi Ocm vino e per lo sviluppo rurale, utili ma non bastano. Ci vuole un’entità economica deputata alla promozione del prodotto, cosa che richiederebbe centinaia di milioni di euro”.

E aggiunge, “Il mio intervento non vuole essere una presa di posizione politica. Però vediamo dalle statistiche che solo il cinque per cento dei consumatori conosce veramente una Dop o una Igp. Un paradosso se consideriamo quanto si investe nel brand della denominazione e nella produzione di qualità. Poi ci si ritrova a non saperla comunicare”. Chi verrebbe tratto in inganno durante l’acquisto di un prodotto spacciato per uno a denominazione o di qualità certificata necessita solo di una informazione completa. E non basterebbe ancora la complessa evoluzione delle norme in etichettatura in ambito comunitario che cerca sempre di più di stringere il cappio attorno al tentativo di frode. “Finché c’è disinformazione – conclude Manzato – ci sarà sempre quel produttore che utilizzerà tutti gli strumenti possibili per potere vendere ricorrendo all’imitazione”. 

C.d.G.