Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il caso

Il vicedirettore del Corsera dice basta al cibo a km zero

19 Dicembre 2013
pierluigi_battista pierluigi_battista

L'articolo è sul sito del Corriere della Sera (per leggere cliccare qui) ed è a firma del vice direttore del quotidiano milanese, Pier Luigi Battista.

Uno che in fatto di cibo sembra appassionato (solo per quantità?). E pertanto questa volta non c'è il dibattito politico o l'ennesimo attacco a Napolitano da parte di qualche politico livoroso ad animare la sua scrittura. No, questa volta c'è proprio il cibo. Il titolo è molto chiaro: “Io seguace (pentito) di Slow food. Dico no al km zero e scelgo cibo no global”. Battista fa una rapida analisi del come si mangiava qualche lustro fa in una città come Roma e come uno dei quartieri più trendy, il rione Monti, oggi sia invaso da ristoranti cinesi, kebabberie e altri locali no global. Battista ce l'ha un po' contro l'italica abitudine del'autarchia alimentare. Scrive Battista: “Il territoriale convive tranquillamente con l’extraterritoriale, il nazionale con l’internazionale, «a modo nostro» con «a modo loro», la piadina (strepitosa) con il sushi. La favola della «tradizione perduta» è solo una buona trovata del marketing patriottico. Il mondo gastronomico oggi è molto più ricco e variegato del passato. Puoi degradarlo con il gelato al gusto di kiwi ma puoi insistere con «crema-cioccolato-e panna». A scelta. E la modernità è questo: libertà di scelta”. Passando per ampie citazioni favorevoli di McDonald's e Burger's King che, a dire della figlia di Battista, farebbe le patatine più buone. Passi pure per il cibo no global, evitiamo che il km zero diventi un muro invalicabile per chi come noi, per esempio, ama lo Champagne. Ma il fast food quello bieco, no. Quello non è cibo no global, è no intelligence. Meglio lasciarlo perdere.

C.d.G.