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Il caso

La Fipe contro il tappo antirabbocco: “Un’onta, un’azione di depistaggio che contrasteremo in ogni modo”

28 Novembre 2014
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A pochi giorni dall'entrata in vigore del tappo antirabbocco in tutti i pubblici esercizi cresce lo scontento.

Già all'indomani dell'obbligo che prevede multe anche salate, che possono arrivare agli ottomila euro, per chi non rispetta la legge, la Fipe si era fatta portavoce dello scontento dei titolari dei locali i quali hanno puntalizzato alcuni dettagli di non poco conto che inficerebbero l'utilità stessa di questa legge.

“Se il prodotto è contraffatto o sofisticato all’origine il ristoratore non può verificarlo e subisce lui stesso una truffa di alto valore – aveva sottolineato Moreno Ianda, presidente del sindacato provinciale Fipe – Confcommercio –. Nonostante questo l’operatore deve sopportare sanzioni altissime che danneggiano in modo consistente le aziende della categoria, soprattutto quelle di piccola dimensione. Inoltre, aveva anche ribadito come “l’individuazione delle caratteristiche dei dispositivi antirabbocco che al momento sembrano non essere presenti sul mercato con le caratteristiche specificate dalla legge”. Noi di cronachedigusto, proprio a poche ore di distanza dalla pubblicazione della legge, avevamo chiesto al presidente Fipe Palermo, noto ristoratore della capitale siciliana, Gigi Mangia, di mostrarci e spiegarci il nuovo tappo (per vedere il VIDEO cliccare qui). 

Adesso, ad alimentare il clima di protesta sollevato da Fipe c'è anche la dichiarazione del vicepresidente e presidente Fipe Toscana, una delle regioni che fonda proprio sull'olio extravergine d'oliva, insieme al vino, il proprio vanto agricolo e perla dell'offerta gastronomica. Sullo strumento che dovrebbe aiutare a contrastare la frode al consumatore, impedendo di ricolmare la bottiglia o modificarne in qualche modo il contenuto, non ci sta proprio Aldo Cursano.  “Un'onta per le oltre 100 mila imprese del settore'', ha definito così il tappo. ''Produttori e imbottigliatori devono smetterla di dirci come fare impresa imponendoci, via legge, obblighi inutili e costosi che si trasformeranno in boomerang anzitutto per i produttori di qualità''. Le inchieste degli organi di controllo, ricorda ancora il vicepresidente, documentano in modo inequivocabile che le frodi sull'olio si fanno altrove, non al ristorante, esso stesso vittima di un sistema di speculazione messo in pratica da imbottigliatori e produttori senza scrupoli. ''Affrontare il problema con il tappo anti-rabbocco al ristorante è un'azione di depistaggio che contrasteremo in ogni modo – conclude Cusano – stiamo valutando di intraprendere iniziative clamorose come quella di togliere l'extravergine dal tavolo mettendolo a disposizione solo su richiesta; i nostri fornitori devono capire che le relazioni di filiera si costruiscono nel rispetto del nostro lavoro, non chiedendo leggi a nostre spese''.