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Il caso

Le Famiglie dell’Amarone non andranno in Cassazione e chiedono una “tregua” al consorzio

24 Gennaio 2020
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(Alberto Zenato ed Andrea Sartori)

Una proposta di tregua nell'annosa “Guerra dell'Amarone” è stata avanzata dall'Associazione delle Famiglie Storiche, che riunisce le aziende di spicco produttrici del rinomato vino, al Consorzio Vini Valpolicella, che ha vinto in primo e secondo grado il ricorso sull'utilizzo del nome del rinomato vino.

Nella contesa, nata cinque anni fa per la difformità di nome e marchio delle allora “Famiglie dell'Amarone d'Arte” dal disciplinare, i produttori hanno proposto oggi di devolvere la cifra per la pubblicazione della sentenza (circa 160mila euro, più un altro 16%) per un progetto di valorizzazione e protezione della Denominazione “Valpolicella”. In cambio l'associazione rinuncerà al ricorso in Cassazione. Il Consorzio Vini Valpolicella ha risposto favorevolmente all'offerta, ma precisa che “il doveroso atteggiamento di apertura e di ascolto non può ribaltare quanto disposto dalla causa civile. Quando le condizioni lo permetteranno saremo pronti a investire insieme in favore della promozione del territorio” (leggi questo articolo>). Mancando i tempi tecnici per avere un riscontro da parte del Consorzio Vini Valpolicella, l'Associazione ha comunque depositato il ricorso in Cassazione entro la scadenza del 30 dicembre scorso ma, qualora le parti trovassero un accordo, esso verrà ritirato. Inoltre, l'Associazione rinuncerà a far valere le due decisioni ottenute in sede europea dall'Ufficio per la proprietà intellettuale (Euipo), che hanno affermato invece l'assoluta correttezza del vecchio marchio “Famiglie dell'Amarone d'Arte”.

“Non è nostra intenzione – evidenzia il presidente delle “Famiglie”, Alberto Zenato – proseguire nella bagarre legale. Anzi, è nostra precisa volontà dare esecuzione alla sentenza veneziana, così come abbiamo fatto fin dal 2017 cambiando il nostro nome ed eliminando dalle bottiglie il bollino delle allora Famiglie dell'Amarone d'Arte”. Il Consorzio da parte sua precisa di aver agito “su richiesta del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali”; il ricorso in appello, il rigetto delle istanze e il ricorso in Cassazione “attengono all'esclusiva sfera decisionale delle 'Famiglie Storiche'”.

Quanto alle decisioni dell'Euipo, il Consorzio precisa che si tratta di “un organo amministrativo europeo, e che il giudice d'appello ha stabilito non corretta la sua decisione”. La sentenza accerta inoltre, sottolinea il Consorzio, “atti di concorrenza sleale in entrambi i gradi di giudizio, con condanna a risarcimento del danno da definirsi in separato procedimento”. Una condotta che “a nostro avviso non può essere risolta con un semplice 'lascito' di una somma di denaro, la cui proposta è stata per altro già bocciata dal consiglio di amministrazione dell'ente consortile. Quando le condizioni lo permetteranno – conclude il Consorzio – saremo pronti a investire insieme in favore della promozione del territorio”.

C.d.G.