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Il caso

Mannino: non inseriremo il nome Sicilia nella Doc Etna

12 Giugno 2012

Il consorzio della Doc Etna ha deciso.

Nelle etichette dei loro vini non ci sarà nessun riferimento alla nascente Doc Sicilia. Altri consorzi di tutela hanno invece già chiesto all’assessorato regionale alle Risorse agricole la modifica del disciplinare per poter inserire il nome Sicilia prima del nome della Doc preesistente.

E’ il caso della Doc Contea di Sclafani. I soci che producono vini in questa zona del palermitano al confine con le province di Agrigento e Caltanissetta che annovera aziende come Castellucci Miano, Feudo Montoni e Tasca d’Almerita, hanno giá deliberato e chiesto alla Regione di avviare l’iter per modificare il disciplinare. La procedura si annuncia lunga e complessa, servirà il sì del ministero, del comitato nazionale vini, di Bruxelles, ma in ogni caso l’obiettivo è quello di poter commercializzare vini con la seguente dicitura: Doc Sicilia-Contea di Sclafani. 

Il no dell’Etna
Per Giuseppe Mannino, presidente del consorzio della Doc Etna “il nostro territorio – spiega – non ha bisogno di riferimenti alla Sicilia. E pertanto non chiederemo di avvalerci di questa possibilità. L’Etna è una sorta di isola nell’isola e crediamo che il nome sia già un brand fortissimo. Anzi con la vendemmia 2011 faremo di più perché grazie al nuovo disciplinare potremo inserire le contrade da cui proviene il vino, ne abbiamo individuate oltre 130, e molti produttori si avvarranno di questa possibilità. La nostra esigenza è quella di legare il vino a porzioni di territorio piccolissime così come avviene in Borgogna”. Uno come Marco de Grazia già fa questo tipo di comunicazione con alcuni dei propri vini perché i nomi derivano proprio dalle contrade in cui si trova il vigneto. Altri si stanno apprestando a farlo. Come Cottanera, l’azienda della famiglia Cambria che nel 2015 uscirà con alcuni rossi che prenderanno il nome dalle contrade da cui proviene l’uva.

Il caso del Cerasuolo di Vittoria
Cosa fará il consorzio del Cerasuolo di Vittoria? Il 15 c’è l’assemblea dei soci appositamente convocata. Qui la questione è un po’ diversa perché come è risaputo il Cerasuolo di Vittoria è una Docg, faticosamente conquistata. Una certificazione importante che è diventata un valore aggiunto importante. A questo punto i soci (le aziende più importanti sono Valle dell’Acate, Planeta, Cos, Avide in termini di quantità prodotte) dovranno decidere se puntare tutto sul nome Cerasuolo di Vittoria o affiancare anche il nome di Sicilia. Non sarà una decisione facile anche perché ogni scelta ha un peso che dura nel tempo.

Le altre Doc
Anche i produttori delle altre Doc già esistenti si stanno muovendo per chiedere la possibilità di inserire il nome Sicilia in etichetta. È il caso di Delia Nivolelli, per esempio, ma anche di Contessa Entellina solo che in questi casi non c’è un consorzio di tutela che può inoltrare la richiesta. E così sará necessario mettere insieme almeno il 35 per cento dei viticoltori che rivendicano la Doc e che rappresentano il 51 per cento del vino prodotto per poter associarsi liberamente davanti a un notaio e presentare una richiesta per modificare il disciplinare che gli consenta di apporre il nome Sicilia assieme al nome della Doc preesistente.

C.d.G.